Il Racconto di Lucia Bettoni

Il treno

Ho voglia di salire ancora una volta sul treno e pensare a una mia storia che è quasi un segreto
Mi piace ricordare i momenti in cui ho avuto coraggio
I momenti in cui ho detto “me ne vado”
devo realizzare un desiderio, non un sogno, un desiderio
All’età di sedici anni stavo con un ragazzo biondo, occhi azzurri
Non era bellissimo
Era straordinariamente simpatico
Credo di non essere mai stata innamorata di lui ma sicuramente è il ragazzo che mi ha fatto più ridere
In quel periodo era la cosa di cui avevo più bisogno
Era leggero e gentile, positivo e sorridente
Con lui mi sono lasciata andare a mille scoperte del mio e del suo corpo
Era facile, era semplice, mi sentivo al riparo da ogni giudizio
Forse anche lui non era veramente innamorato di me, io sicuramente non lo ero
Era bellissimo stare con lui
Non abbiamo mai fatto l’amore
Aveva un motorino azzurro cielo con il quale veniva a prendermi all’uscita da scuola
Un battito d’ali, un volo e via
Tutti i giardini di Firenze ci hanno visti insieme
Così passo’ quasi un anno …poi
“Ciao Lucia, devo andare, la mia famiglia si trasferisce, tornerò a prenderti con una due cavalli a  fiori”
Passarono gli anni e nuovi incontri ma non vidi mai una due cavalli fiorita
Fu così che decisi
Un treno mi portò da lui attraversando più di mezza Italia
Non ricordo parole ma solo una stanza bianca e vuota al centro della città vecchia
Non avevamo bisogno di altro
Ripartii dopo poche ore ripercorrendo da sud a nord l’Italia
L’incompiuto era compiuto
Lui è mio amico da più di mezzo secolo.

Un amico me lo presentò un giorno d’autunno

Capelli lisci fino alle spalle

Un volto particolare

Non assomigliava a nessuno

A Firenze dalla Svizzera con la sua moto nera un po’ vintage

Era qui di passaggio

Il tempo per una silenziosa passeggiata

Camminammo nei campi tra le viti e gli olivi

Gli mostrai il mio mondo, la mia vita, il mio spazio

Senza parole gli dissi chi ero e da dove venivo

Sentivo che le parole non avevano senso e che ben altri modi di comunicare ci univano

Passi silenziosi, mani sfiorate, timidi sguardi luccicanti

Il profumo della terra, le foglie delle viti, il canto lontano di un fagiano

Io e lui

Non assomigliava a nessuno

E poi il giorno seguente seduti sui gradini della chiesa di San Miniato

La bellezza sconfinata di Firenze davanti ai nostri occhi

Ancora silenzio, silenzio e silenzio

Un bacio morbido sulle labbra

Era di passaggio

Non assomigliava a nessuno

Senza parole aveva raggiunto il mio cuore

Con il suo “cavallo” nero ripartì per il suo paese “Birmenstorf” l’unica cosa che sapevo di lui insieme al suo nome

Era il “diverso”

Era ciò che ancora non conoscevo

Lui era la speranza e la gioia che dava l’aver toccato la sensibilità di un altro essere umano

Era amore? L’amore ha bisogno di molto molto più tempo

Era una scintilla nel mare dell’infinito

Era qualcosa per cui ringraziare la vita

Passarono dei mesi

Ricevetti alcune cartoline senza parole, in ognuna solo un bellissimo disegno

Lui era ed è un artista

Ventiseimila lire e come valigia una borsa secchiello di pelle marrone con sopra stampati piccoli gigli di Firenze in oro

In un pomeriggio di primavera presi un treno direzione Birmenstorf

Giunsi a Milano dopo tante fermate e diverse ore di viaggio

Una stazione immensa mi accolse all’arrivo

Non avevo mai visto uno spazio così grande

Mi sentii piccola ma non avevo paura

Mi sedetti sullo scalone di marmo della stazione

La coincidenza per Zurigo non ci sarebbe stata prima di almeno tre ore

Un ragazzo dai lunghi riccioli neri e con lo zaino sulle spalle si sedette accanto a me

Parlammo a lungo tenendoci la mano, come ci fossimo conosciuti da tanto

In poco tempo seppi molto della sua vita

Andava a sud a trovare sua madre

Il suo treno partì prima del mio

Lo vidi allontanarsi mentre mi salutava dal finestrino come nei film

Mentre lui diventava un puntino lontano, io piansi

Partì anche il mio treno in piena notte

Gli scompartimenti erano pieni e molte persone dormivano come potevano in posizioni assurde

Mi sistemai nel corridoio seduta su uno strapuntino

Fermata dopo fermata attraversai il confine, il primo confine della mia vita

Un ragazzo più grande di me si sedette sullo strapuntino di fronte

Era un ragazzo “normale”

Normale il suo modo di vestire, normali i suoi capelli

Non suscitava in me nessun fascino e nessun interesse, ma era gentile e io avevo tempo

Mi raccontò di essere italiano, andava a Costanza dove lavorava

Era un giovane emigrato dal sud

Scendemmo insieme a Zurigo

Mi offrì la colazione e fece anche molto di più

Cercò per me la coincidenza che mi portasse il più vicino possibile a Birmenstorf

Mi comprò il biglietto e mi accompagnò al treno

Ogni volta che penso a questo episodio mi soffermo sempre a ringraziare quel ragazzo “normale” che mi aiutò a trovare la strada giusta

Scesa da questo ultimo treno la mia destinazione non era ancora raggiunta

Non ricordo come feci, ma poco dopo l’alba ero seduta su un autobus che mi avrebbe portata finalmente a Birmenstorf

Intorno a me tutti parlavano una lingua sconosciuta ma non avevo paura

Il ricordo della mia calma e della mia serenità è tra le cose più straordinarie di questo viaggio

Perchè per me questo era veramente un “viaggio”

Pochi soldi, una valigia quasi inesistente, l’esperienza di una ragazzina vissuta sempre in campagna in quasi completo isolamento

Non avevo paura

Ricordo un paese con le strade un po’ in salita, poche auto, poche persone

Case basse l’una accanto all’altra

Quale poteva essere la sua?

Soprattutto dove poteva essere?

Cominciai a camminare guardandomi attorno

Senza sapere dove andare camminavo e guardavo

Non avevo paura

Ad un tratto nel giardino di una di quelle case basse vidi un cartello di legno appeso ad un albero

Sul cartello questi nomi: Lili, Davide, Claudio

Ero arrivata

Era la sua casa

Senza nessuna indicazione ero giunta dove volevo arrivare

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

4 pensieri riguardo “Il Racconto di Lucia Bettoni”

  1. ci sono ” quasi segreti” che non hanno bagagli pesanti, ma leggere valige arcobaleno, fatte di sguardi, carezze, pochi soldi e poca paura…

    treni/ scrigno che contengono stazioni e vita……

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  2. Che bello Lucia! Mi porti nel tuo viaggiare carico di sogni alla scoperta di incontri, amicizie, quasi amori, …

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  3. Un treno un viaggio alla ricerca di sé.Il coraggio di cercare libertà.Incontri che segnano una vita e sono in qualche caso così forti da sfidare il tempo che passa e ci cambia per arrivare fino ad oggi.

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  4. Lucia ,bello il tuo racconto mi è piaciuto, la leggerezza e la decisione nel gestire la tua gioventù.

    ( importante l’incontro con un ragazzo normale rispetto )

    Ti cambiano la vita

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