Storie matte – Quattro mani, due di Daniele, due di Rossella per una storia sola

I libri di Almadi Daniele Violi e Rossella Gallori

Photo by Ivo Rainha on Pexels.com

La biblioteca strapiena sembrava scoppiare, gli archivi fine 800 di un legno che sapeva di noce, sembravano non sopportarne più il peso, scaffali, scaffali, scale, scalette, scalini, libri, libri, tanti, troppi libri stravecchi, non c’ era la temperatura ideale…soffrivano questi locali, talvolta  l’ umidità, talvolta il caldo…il freddo, la perdita della copertura era stata letale…

Un grande e fantastico labirinto che solo lei conosceva, tutto senza un criterio: collezioni, riviste, collane, edizioni preziose,  senza un  ombra apparente di logica…dicevamo tutto, tutto o quasi…tranne…

Così vestita, così svestita,  tragicamente coperta  da ciò che aveva e credeva  ancor buono: una garza lisa a tratti sporca, di un giallastro avorio, avvolgeva il suo corpo, un corpo massiccio, opulento: Alma,  fantasma libroso, sguardo perso, quasi fragile, schermato da ciglia sfilacciate,  le guance ingiallite come vecchie pagine di un libro abbandonato….i capelli scomposti e ricomposti più volte, sembravano girini bagnati d’acqua di pioggia.

Spesso trascinava un sacco  di “grassa” plastica grigia, peso di volumi non letti, chiuso da un nastro dalla  parvenza preziosa, di un colore indefinito tra il bleu Savoia ed il sudicio delle scale….un tutto comunque da gettare!

…Sdrucita, ciantellava quasi allegra, strappando piccole foglie morte, alle piante invasate nei grandi orci datati degli immensi corridoi della biblioteca all’apparenza  deserta di gente.

Sembrava volesse affogare nei libri i suoi passi, passi pesanti, accompagnando la sua mente in fuga ad un mantra vecchio di anni, forse una ninna nanna, letta chissà dove e chissà quando: coscine di pollo…

Era un viaggio lungo e tortuoso, che lei seguì.

 Tutto doveva cambiare essere trasferito, trovare una nuova dimora, una nuova dimensione, ogni libro aveva bisogno di amore, di supporto e conforto: pubblicazioni importanti, lettere autografate, manuali antichi, testi blasfemi, bibbie vecchie di secoli, Poesie d’ amore, manuali di giardinaggio, Alma fece tutto con attenzione e preoccupazione, con follia e fantasia: il Pozzo Librario, stava nascendo, nuovo, computerizzato…scaffali  scorrevoli, luci fredde quasi ospedaliere, situazioni inaspettate dove ogni locale si affaccia su altri, una magnifica raggiera, un vortice, un labirinto circolare dalla temperatura non calda, quasi “Mattino di primavera fredda”  come il titolo di quel libro che si ritrovava tra le mani…

Nemmeno se ne era accorta, aveva aperto la porta amica verde di vecchia vernice, senza chiave ed era uscita per un appuntamento con le pagine e si era  trovata nel “Pozzo Nuovo”

La cantilena riaffiorò, le mani violaceo,  i seni pesanti, umidi di pazzia, le gambe segnate dai lividi,  stronzi spigoli pensò, indossando un cappello di carta di libro grande, per proteggere i suoi  girini che rischiavano di diventar rane ad ogni passo.

Noooooo la cultura in cella frigo, gridò! Per conservare le parole, per consultare un libro, avrò bisogno di piume calde, calde di giubbotto, di capo nuovo….

Nooooo….Alma tremava, leggeva, pregava, cantava: fate la nanna…sparendo ansimante,  nella prefazione di un nuovo libro dalle pagine bianche tutte da scrivere!

Storie matte – Quattro mani, due per Carla, due per Patrizia per una storia sola

Merlino e Il Palazzaccio – di Carla Faggi e Patrizia Fusi

Photo by Craig Adderley on Pexels.com

I paesani lo chiamano Il Palazzaccio.

È situato su una collina in mezzo a rovi vicino ad una via francigena che attraversa la zona.

Sembra di essere in un altro mondo, il silenzio, il cielo, i vecchi muri e tante fantasie come a costruire una fiaba.

Nel prato attorno uno scultore del posto ha lavorato pietre e sassi trasformandoli in personaggi, donne, uomini, animali.

Quindi la fiaba può continuare a comporsi.

Ma poi arriva la strega cattiva, una vecchia pedana abbandonata da anni, forse il tentativo di farci qualche spettacolo, ma ormai lasciata alle intemperie, alla ruggine e al legno disfatto.

Attorno comunque regna una energia creativa ricca di storie.

Vale la pena incunearsi in viottoli sconnessi, impigliarsi in rovi pungenti, perdere la strada, scambiare viottolo per arrivare in questo posto magico situato nel cuore del Monte di Firenze.

La flora è particolare, ci troviamo pure lo scardiccio, cespuglio che nasce solo nei posti marini, ma che qui ha dimora perché c’è la magia di un vento che viene dal mare.

Merlino, gattino abbandonato, trovato, accolto e amato era curioso, avventuroso e creativo.

Aveva il brutto vizio di salire sulle mensole e sui mobili e fu proprio lì che trovò un paio di stivali magici.

Curioso com’era volle entrarci e appena indossati, preso da un brivido particolare si sentì leggero, iniziò a fare grandi salti, talmente grandi da trovarsi in quel luogo speciale che era il Palazzaccio.

Merlino aveva sentito parlare Patrizia, la sua padroncina che in quel posto fatato c’era un tesoro nascosto in una grotta.

Puntò i suoi stivali al centro delle mura e questi autonomamente virarono verso un anfratto preciso nascosto dalla vegetazione.

Magicamente la grotta apparve e all’interno cosa c’era? Un tesoro immenso fatto di emozioni, luce, calore, colori e amore, un amore grandissimo che a Merlino ricordò le carezze e le coccole che gli faceva Patrizia.

Allora corse, volò e torno là dove tutto era iniziato, tra le braccia della sua padroncina.