La cravatta – di Rossella Gallori
La cravatta
Camminavamo piano per ritardare il nostro rientro casa, eravamo in tre: lui , io e la nostra straordinaria capacità di stare insieme; la sua grande mano, le sue dita forti e ahimè ingiallite dalla nicotina, mi stringevano così forte, che ancor oggi ne avverto il calore.
Le nostre giornate erano lunghe ma mai faticose, partivamo all’alba : lui ,il suo profumo, le sue Turmac ,la sua valigia di pelle pesante e la sua bambina con la borraccetta di plastica rossa.
Chiudevamo in fretta la porta di casa, salutavamo la mamma, lui con un bacio ed io con un frettoloso “ ciao “ che non mi so ancora perdonare.
Un’ultima occhiata al campionario “i nostri cencini “… e via per la Toscana
Il rappresentante e la bambina per parafrasare una canzone di Ron.
Spesso entravo anche io nei piccoli laboratori, nelle fabbrichette, altre volte lo aspettavo fuori in macchina … spesso per ore.. ma per magia non avevo né freddo né caldo ne fame ne sete ..e mai che mi fosse scappata la pipì; continuavo a parlare con lui anche quando non c’ era, gli facevo domande e ricevevo risposte
Lui era un acuto osservatore di persone ….di sguardi …di sensazioni e lo aveva insegnato a me, la sua unica eredità .
Ci fermavamo a mangiare dove capitava: una fetta di berlingozzo, un neccio, un panino con la salsiccia, qualche ricciarello a volte i suoi clienti ci invitavano a casa, un piatto caldo.. ..non so se questo mi piaceva; troppa gente intorno, ma spesso ci guardavamo: occhi uguali, il labbro superiore appena accennato, capelli ondulati che si differenziavano dai miei solo nel colore. Lui la mia matrioska per sempre….Non ci volevamo dimenticare e ci siamo riusciti.
Poi se la stagione lo permetteva fermava la 1100 grigia vicino ad uno spazio verde stendeva il plaid scozzese per terra e li “ si ragionava “ come diceva lui ..Strano ripensandoci non abbiamo mai fatto progetti per il futuro; non mi ha insegnato ad essere felice senza di lui, ma non gliene faccio una colpa.
Se faceva freddo ci fermavamo per un caffè, in qualche barretto di campagna, un caffè in due…me ne lasciava un po’ nella grossa tazzina, un sapore come quello non lo sentirò mai più ed è giusto che sia così
Cresciuta al profumo del Tabacco d Harar al fumo delle Turmac ed al sapore del caffè….
Calcolare il rientro era difficile ..ma forse poco ce ne importava; eravamo felici di fare tardi.. insieme
Ma il segnale c’ era, forte e chiaro sempre lo stesso ma mai monotono, capivo immediatamente che la giornata di lavoro era finita: toglieva la cravatta la avvolgeva lentamente intorno alle dita e infilava sempre nella tasca destra, slacciava il primo bottone della camicia azzurra; ha sempre avuto camice celesti e cravatte sul bleu: pois righe piccoli quadretti ma sempre ed inesorabilmente bleu.
Speravo che “ loro” avessero già mangiato. E so che anche lui se lo augurava; trovavamo nascosta tra 2 piatti la nostra cena freddina ma buona e comunque solo per noi, una grossa fetta di pane: tu la mollica io la crosta……. dicevi e giù risate, non ho saputo più ridere così.
La mamma in silenzio ci guardava ..non ho mai capito se era gelosa di quel sentimento troppo forte, ma era stanca ..la casa il lavoro i figli una vita che non meritava, ma era” inutile piangere sulla Mezuzah”* diceva quasi ridendo.
Chissà se hai portato in cielo le tue cravatte, i nostri cencini, le nostre canzoni inventate, il ragionare…..il mio non andare a scuola ed il tuo insegnarmi cosa serve nella vita: dicevi cuore solo cuore cuore …….
* Mezuzah pergamena con i canti della Torah corrispondenti alle prime due parti dello Shema.
E’ vero, c’è stata una trasformazione, un cambiamento di orizzonti, di protagonisti. Il percorso fatto ha ripescato il passato, i grandi ingombranti genitori che ti hanno plasmato e alla fine sei uscita tu, che dopo aver vissuto tutto questo e anche ben di più, hai deciso di raccontare “altro”. Un altro che contiene tutto il passato, ma anche e soprattutto il tuo presente ironico, onirico, dissacratore e sarcastico, come si vede dall’ultima pagina scritta questo anno su Neruda
"Mi piace""Mi piace"
Un amore profumato
Un amore al sapore di caffè’
e
una eredità straordinaria:
sapere “osservare” le persone e un solo strumento IL CUORE
"Mi piace""Mi piace"
Bellissimo ricordo di un padre che ha significato moltissimo per te.Lo immagino alla John Wayne..chissà perché. “Continuavo a parlare con lui anche quando non c’era”…e quel gesto a chiusura di giornata..la cravatta messa in tasca la camicia slacciata e tornava nel viaggio di ritorno ad essere tutto e solo per te.
"Mi piace""Mi piace"