Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Scrivere, ad esempio: «La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri, in lontananza».
Il vento della notte gira nel cielo e canta.
I versi più tristi – di Carmela De Pilla

Il vento della notte gira nel cielo e canta, canta la stessa canzone che ho sentito quel giorno mentre fili d’argento e d’oro ci avvolgevano in un abbraccio eterno, si sono mescolati al nostro amore e noi eravamo felici.
Io, bella nel vestito bianco, con i capelli di grano al sole ero raggiante e lui con gli occhi pieni di sogni assaporava la mia gioia, guardata da tutti e forse anche invidiata salivo la ripida scalinata seguita dal lungo strascico trinato come prato di margherite, salivo lenta e radiosa per incontrare l’amore.
Un raggio di sole si appoggiò su una monetina che brillò come diamante, la raccolsi e sorrisi, erano dieci lire, quelle di una volta che sembravano d’argento, ma non lo erano, una giovane donna, giapponese mi sembrava, mi si avvicinò e con un delicato sorriso mi disse in un italiano stentato “Ti poltelà foltuna!”
Questo augurio mi accompagnò finché non nacque Alessandro, ero piena di me, felice di diventare mamma, non mi spaventò né il dolore né la fatica del parto, ma mi bastò vederlo per capire che da quel momento la mia vita si sarebbe frantumata e lui poco a poco me l’avrebbe divorata.
“Il bambino ha qualche problema” ci disse il dottore, poi seppi che alcune parti cerebrali erano state compresse dal forcipe.
L’ho amato più di me stessa quel bambino fragile come fiocco di neve, l’ho protetto contro l’ignoranza, mi sono sostituita a lui e ho vissuto per lui e ora che sono quassù continuo a vegliare sull’adulto che è, non mi resta altro da fare.
Questa notte scriverò i versi più tristi, anche se la notte è stellata e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza, ascolterò il canto del vento, ma sarà un canto triste.

