Offrire la sedia – di Rossella Bonechi

“Guido! Prendi una sedia! O che lo fai stare in piedi?” E ancora prima di finire la frase era già entrata lei nella stanza con la sedia tra le mani sbattendola rumorosamente sul pavimento a sottolineare la maleducazione del marito. Nessuno a casa di Angela, detta Angiolina, doveva restare in piedi e se tutte le sedie erano occupate ci si rimetteva noi bambini: “alzati Nanni, fa’ posto” e con una carezza sulla testa mitigava l’ordine perentorio. L’ospite non doveva avere la sensazione di non essere benvoluto o di essere di troppo, si poteva “accomodare” come uno di casa. Mi ricordo una vicina venuta a portare una brutta notizia, sulla soglia di cucina indecisa se entrare o no: prima ancora di ascoltarla l’Angiolina le offrì una sedia su cui ricomporsi e prendere tempo; o quando mi raccontavano della levatrice che venne chiamata per me di corsa a casa alle due di notte: quando entrò lei l’accolse con in mano la seggiolina bassa dicendo ” Questa può andar bene ?”
Sono gesti che ritrovo in me, che mi sono rimasti appiccicati addosso a mia insaputa e capisco ora, “da grande”, che spesso offrire una sedia è accogliere nel proprio nido.
…entrare nella vita di altri, trovando un posto solo per noi, accoglienza a km 0 che fa bene al cuore
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L’accogliere così con semplicità: un grande gesto che sa di umano.
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Mi sono accomodata ed è stato piacevole
Hai descritto con grande capacità un gesto semplice che sa di antica accoglienza
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un gesto semplice che sa di umanità e semplicità… Come sempre il tuo modo di scrivere mi fa riflettere. Grazie
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