La lunga vita del canovaccio – di Daniele Violi

Quel canovaccio di Canapa che da tempo vedo abbandonato sul tavolo di marmo in terrazza, deve avere un compito ancora da svolgere. Troppo facile finire la sua vita come un cencio qualunque.
Bucherellato in alcune parti, sfibrato ai bordi, la fibra della trama, così forte ha comunque per decenni assorbito e rimosso tutte le possibili sostanze che in cucina passeggiano nei piatti e sui lavelli dove la vita nostra è scandita dal cibo dei piatti fumanti e dalle tovaglie sui tavoli che ci donano gioia di assaporare gusti profumi e calore che l’amore di chi cucina ci regala. Tutte le volte che il canovaccio ha potuto rendersi utile, appeso poi ad un gancio, ha potuto osservare lui, proprio lui, quanto era stata importante l’opera che a lui veniva richiesta. Si sentiva soddisfatto, ora di aver accarezzato tutti i piatti, i bicchieri o aver sentito il contatto con il marmo del tavolo e magari di aver sopportato il sonno di padelle abbandonate a capo in giù con le gocce da smaltire. É questa la vita del canovaccio. Ora in pensione e con i bordi sfilacciati e pertugi tra la trama, ora ci penso io a dargli una vita migliore. Voglio che viva ancora e ci e mi rammenti lui come é nato, chi ha voluto crearlo e quindi mi dedicherò a lui, e con un buon rammendo tramite le sue stesse fibre passerò a rammentarmi la bellezza della Vita e della Persona che era mia Nonna Angela, che lo ha tessuto. Dopo voglio vederlo; lo metterò sul tavolo.
Mi sento quel canovaccio abbandonato sul tavolo di marmo in terrazza.
Forse anche io un compito ancora da svolgere. R
Di sicuro rammendarmi giorno per giorno e vivermi fra tutti quei fili intrecciati in nuova bellezza.
Gabriella punto 75.
Grazie Daniele
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