RAMMENTA E RAMMENDA – di Anna Meli

Rammenta e rammenda, nonna Maria, seduta sul muretto vicino alla porta di casa sua. Sospira e rammenda calzini bucati, mette toppe sui pantaloni, rifà orli sdruciti.
Cinque sono i nipoti,quattro maschi e una femminuccia e il lavoro è tanto e noioso, ma lei lo fa con amore. La guardo e mi meraviglio per la velocità delle sue dita che, a dire il vero non sono una bellezza, storte dall’artrite e soprattutto dal lavoro di una vita intera. Le manca anche metà del dito pollice della mano destra, ma ce la fa lo stesso arrangiandosi per rendere ancora servibili quegli indumenti; certo non fa proprio capolavori, ma meglio non le riesce.
Dalla finestra della camera del piano di sopra la nuora, che non gode di ottima salute, perennemente in vestaglia ogni tanto si affaccia e interviene facendo critiche al quel modo di rammendare. La nonna sospira si stringe nelle spalle e continua il suo lavoro.
Mi siedo vicino a lei, in basso e osservo i suoi occhi di vecchia, sono stanchi e lacrimosi ma tanto dolci. Conosco già la storia del mezzo dito, ma non mi dispiace ascoltarla per l’ennesima volta e a lei piace raccontare quindi le chiedo:
“ nonna mi racconti del dito?” e lei:
“rammento che ero una bella ragazza dritta e in carne non come mi vedi ora. Eravamo contadini e il grano veniva mietuto a mano, con la falce, non come ora. Era bello veder ondeggiare quella messe bionda e matura che cadeva sotto la falce, quasi mi dispiaceva tagliarla anche se sapevo che sarebbe diventata pane. Faceva caldo, ma eravamo giovani e non si sentiva più di quel tanto; ogni tanto mi alzavo per asciugarmi la fronte con l’avambraccio per poi riprendere il mio lavoro e…lui mi guardava e… anche io lo guardavo dal sotto insù e fu così che la falce mi scivolò e si mangiò mezzo del mio dito. Me lo fasciarono così alla belle e meglio e via dal medico. Del pronto soccorso non se ne parlò nemmeno. Il medico condotto mi mise i punti necessari e come vedi mi ritrovo questo mezzo moncone rinfrinzellito proprio come i rammendi che riesco a fare. Mia nuora brontola, ma sono cinque, cinque nipoti e non si può comprare sempre roba nuova se si vuole arrivare in fondo al mese. Ti annoio cara bambina mia eh!”
Non era così, a me piaceva ascoltare e sentivo dentro di me una gran voglia di abbracciarla. Non avevo una nonna e mi mancava. Lei sarebbe stata l’ideale. Le volevo bene.
Sempre il calore delle cose semplici e vere nei racconti di Anna e una dolcezza di cui tutti credo abbiamo bisogno
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Ciao anna
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La delicatezza di una nonna …l’attenzione di una bimba, raccontare storie per vivere la vita
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Mi son mancati i nonni. C’è n’era solo una ma lontana lontana. Me la coltivavo nella mente.
Mi sarebbe piaciuto avere una nonna adottiva come la tua, una figura concreta a cui stare accanto.
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