Una frase anche per Cecilia

Il buio – di Cecilia Trinci

Photo by Francesco Ungaro on Pexels.com

Quel “vorrei sapere qualche episodio bello che vi viene in mente di questa lunga vita” mi ha fatto e mi sta facendo pensare. Confesso che non saprei isolare, di questo lungo scorrere degli anni, un frammento in particolare. Sarebbe come fermare il film in punto preciso, escludendo tutta la storia che c’è, staccare un isolato fotogramma per farne un protagonista unico…impossibile. Quasi come scegliere di una figlia, il suo momento più bello.

Ogni sorriso si compone di molti muscoli che lavorano insieme, denti, bocca, faccia contribuiscono ad un unico singolo solo sorriso. Ma se proprio dovessi tirar fuori un momento, per giunta bello in assoluto, se voi tutti ripeteste più e più volte la richiesta, vi direi allora di quel cielo stellato visto in piena notte, a largo di tutte le coste, in barca a vela, durante un turno di guardia, accanto ad uno sconosciuto con cui per un secondo ci raccontammo la vita, entrambi immersi nell’unico, immenso, totale buio che ho conosciuto, trapuntato dai disegni di  costellazioni e di stelle così grandi e intense da sentirle direttamente dentro gli occhi. Un buio nero assoluto e stelle luminose assolute, in un posto fuori dal mondo, di certo lontano dalla terra, nel silenzio assoluto di un nulla senza nulla. Il nero pastoso, sembrava ingoiarci, nell’abbraccio di un buco nero senza ritorno, incanto di un non luogo, senza Nessuno, un per sempre senza fine, senza dolore né gioia.  Ricordo che dissi: “non avevo mai visto il buio, fino ad oggi”.

E mentre lui, il nero,  mi succhiava, una piccola luce all’improvviso  apparve da un angolo, accompagnato dalla sirena  di un traghetto buio che apparve, vicinissimo, dal niente e sembrò ingoiarci, così, senza motivo.  Una massa scura passò veloce,  seguendo una sua strada invisibile, sfiorandoci in un terrore inatteso,  lasciandoci nella corrente di un vento cattivo che ci fece tremare.

Fu un attimo, che poteva essere fatale. Poi le stelle ripresero a guardarci grandi, facendomi perdere di nuovo il senso delle distanze, dell’orientamento, del perché e del come, del dove e del quando.

Nell’assoluto nulla.