Foto di Lucia Bettoni, Patrizia Fusi, Rossella Gallori, Tina Conti, Pietro Massai


















































La Matita per scrivere il cielo applaude (in particolare):
Anna Meli: Storie di cartoncino
Bonechi Rossella: Carta Velina per volare
Carla Faggi: I piedi destri
Carmela De Pilla: Magica carta blu
Daniele Violi: Gli gnomi sotto il vecchio olmo
Gabriella Crisafulli: Dubbi
Luca Di Volo: Che Vagone ragazzi!
Lucia Bettoni: I ciliegi incartati di luce
Nadia Peruzzi: Verso la cappelletta di San Rocco
Patrizia Fusi: Dillo che ti manco
Rossella Gallori: Sergio
Sandra Conticini: Il tempo chi me lo rende?
Simone Bellini: Scoop in Papuasia
Stefania Bonanni: Marzo
Tina Conti: I comignoli delle città

Motivazioni:
Anna Meli: Storie di cartoncino
Rispetta lo stile di Anna che racconta in modo gentile, in sequenza logica. Parla di sé ma anche di ciò che la circonda. Qui mi piace molto la fantasia positiva, il senso del colore, ma anche del tatto e della capacità di affiancare oggetti concreti al loro vicino simbolo caratteriale ( Il cartoncino mi piace in modo particolare perché lo sento forte e nello stesso tempo maneggevole, capace di aiutarmi a realizzare le mie idee),
Mi piace il ricordo di bambina a cui spesso Anna si abbandona in modo creativo:
Il colore determinava l’appartenenza: verde era la rana che gracidava nello stagno di carta del cioccolatino, rosso era il fuoco, marrone la lepre che fuggiva via veloce di fronte al fucile nero del cacciatore verde e viola e poi…poi appariva la carta mago, mal ritagliata e scarabocchiata che terrorizzava tutti costringendoli a ritornare nella loro scatola in attesa di un nuovo gioco
Bonechi Rossella: Carta velina per volare
Rispetta lo stile di Rossella per la delicatezza delle immagini, per la scelta gentile delle parole, per il ritmo simile a un giro di valzer che port indietro o avanti nel tempo secondo il verso in cui si gira l’immagine.
Appare il nonno come in una fiaba, appare un passato felice e una bambina che si sente sempre vivace dentro di lei.
Ma alla fine, lo so, mi hai scelto per colpa dell’aquilone e del gioco: nessuna carta è più preziosa di quella che ti rende bambina. Che meraviglia! Un pezzo sgualcito, incolore, strappucchiato di velina fa comparire una bimba riccioluta e colorata con le braccia spalancate a NON contenere la gioia.
Carla Faggi: Piedi destri
La notoria ironia di Carla qui si manifesta con particolare capacità nell’ esprimere concetti seri in forma leggera e sorridente. Inattesa l’immagine che lei sa raccontare prendendo spunto da un’immagine di “semplici” piedi. Vede le callosità e le fatiche, il movimento, lo stare affiancati. Concetti bellissimi raccontati in modo da farci sorridere e nello stesso tempo pensare. Qui Carla fonde in parti uguali il serio e il faceto con una maestria superiore anche alla sua media.
Carmela De Pilla: Magica carta blu
Per quanto Carmela abbia scritto diversi racconti con una atmosfera che le accomuna, trovo questa storia una somma di tutte le altre. Un ambiente che ricorda il sud, vicino al mare, con colori che immaginiamo in forte contrasto, la gentilezza sofferente di certe bambine che devono crescere in fretta, le privazioni e le grandi gioie nascoste in un gesto piccolo, la generosità della gente semplice, la capacità di far vivere materiali e anche mattoni, verdure e piante e la polvere delle strade.
Daniele Violi: Gnomi sotto il vecchio olmo.
Mi piace la fantasia bucolica e naturalistica di Daniele in questa storia dove appare anche come tema forte l’accoglienza, raccontata con ironia e invenzioni di neologismi (“un sacco di sagome gnomose vanno procedendo anche loro verso una grande sala dove le radici di tanti alberi sono le panche per sedersi per assistere a uno spettacolo teatrale di gnomi e gnome intitolato gnamo un altro mondo arriva) C’è anche il tema che tanto sta a cuore a Daniele. La capacità di stare insieme, unirsi in un ideale comune: una specie di movimensa per avere al centro cuore fatto di tante pietre come le regole di una conduzione per ricordarsi che siamo tutti dipendenti dal proprio cuore
Gabriella Crisafulli: Dubbi.
Ho scelto questo racconto come sintesi di altre pagine pure bellissime. Qui il tema del rapporto difficile con la famiglia di origine, la lotta tra sacro e profano, la voglia di camminare e la speranza sempre molto salda. Lo stile di Gabriella è sempre essenziale, secco come rami che si spezzano nel bosco sotto la furia di ventate improvvise, che ci lasciano esterrefatti, incapaci di assorbire immediatamente i colpi dello stupore, ma subito dopo ci rendono caldi di sangue che scorre veloce e ci rende complici delle sue storie, velate abbastanza da essere mai delatrici di misfatti, ma abbastanza chiare da farci desiderare di accarezzarla sempre.
Luca Di Volo: Che carrozza ragazzi.
Solo due storie in questo anno, ma tutte e due da menzione speciale. Un ritorno scoppiettante, un Luca ancora più ironico e gentile di come lo abbiamo lasciato. La storia rispetta il suo stile. Aggiunge una speciale capacità nel giocare con i caratteri e le situazioni per rendere una realtà più colorata e giocosa di quanto possiamo riuscire a vedere. Misurato pur nella irrealtà del fantastico, divertente nell’esprimere le caratteristiche dei personaggi, con un finale dolcissimo e divertente.
Lucia Bettoni: I ciliegi incartati di luce. Tra le tante questa storia è un dipinto di un luogo e di un tempo. Un fermo immagine in movimento: il podere, che era la ricchezza solida di una famiglia, ma soprattutto tesoro è il padre roccia, fondamento, infinita capacità di comprensione e umile saggezza. Il rispetto è ciò che appare come il vero tesoro, ereditato e conservato fino a questi giorni.
A seconda delle stagioni, dopo averla tagliata in strisce sottili, veniva appesa agli alberi da frutta per scacciare gli uccelli
I ciliegi diventavano una festa, alberi di Natale luccicosi e sventolanti
Anche l’orto brillava al sole e cantava al vento
Tutto diventava diverso
Era la mia giostra,la mia fiera, l’occasione per sorridere dentro ,l’occasione per aprire le braccia e diventare io stessa un uccello per una solitaria, intima, meravigliosa danza per la vita
Grazie babbo per tutti i lustrini che mi hanno fatto danzare
Nadia Peruzzi: Verso la cappelletta di San Rocco
Fa parte delle pagine più personali di Nadia, l’infanzia, il tempo felice e la terra di Liguria che narrata da lei diventa il luogo dei sogni e della favola. La narrazione limpida, segue il percorso per raggiungere quella cappelletta che si mostra come davvero è un luogo magico, sospeso tra cielo e terra, tra monti e mare. La gita come simbolo di una crescita, di un imparare a sopportare la salita e la fatica per poi gustare l’arrivo. Bellissimi i personaggi che popolano quei giorni.
In quel triangolo di paese, quasi da nulla proprio nel centro di quella porzione di Appennino, non si andava in cerca solo di questo.
Il bello era respirare l’aria di una comunità che si ritrovava. Si ricomponevano le famiglie con chi ormai abitava e lavorava a Genova, e chi come noi ormai era in città ancora più lontane.
La fontana e la sua piazzetta con i sedili di pietra alle fiancate delle case era uno dei centri di ritrovo, insieme al piccolo bar sotto casa e al gioco delle bocce.
Anche noi bambini giocavamo a carte e a bocce dopo le scorribande fra i prati dietro casa e le partite a pallone.
I grandi attorno a noi parlavano spesso di sport, e politica.
Cose semplici e grandi insieme.
Patrizia Fusi: Dillo che ti manco.
Una delle anime più belle di Patrizia è quella che racconta la sua infanzia senza idillio, difficile, povera, affannata. Niente romanticherie nel suo raccontare, ma la vita rude di un periodo rude, come davvero è stato. Fa parte del suo vissuto la paura di essere abbandonata, di perdere gli affetti più cari. Patrizia ci fa vedere quella bambina forte, eppure tormentata da quella paura, che era reale e motivata, purtroppo. Pagina bellissima
Era un ambiente sereno, ma la bambina si sentiva avvolta da una maglia di malinconia e si chiedeva.
Dimmi che ti manco un po’.
Anche se non è tanto.
Anche se non è vero.
Rossella Gallori: Sergio.
Rossella ci stupisce sempre, ormai lo sappiamo, originale e spiazzante ci aspettiamo sempre una frustata di stupore dalle sue pagine. Scelgo però questo racconto, diverso come argomento e idea da tutti gli altri perché (nonostante l’impossibilità di divergere straordinariamente dal “tema” dato, secondo la regola data), ha saputo ugualmente stupire: per originalità, stile di scrittura, trovate e quel saper raccontare passato e presente, attingendo anche alla propria storia e alla propria esperienza pur non rendendola protagonista. Non ha parlato di sé eppure ha saputo farci vedere Rossella giovane e ribelle. Ironia a gogo sempre e comunque.
Sandra Conticini: Il tempo chi me lo rende?
Una pagina triste di Sandra, contrariamente al suo solito sguardo sereno, alla sua luce, al suo narrare lieto. Una pagina che però la rivela nell’intimo, nel rimpianto che ogni tanto le sfugge dal cuore nonostante la volontà ferma di non farlo vedere e di non allarmare il suo pubblico. Quella frase “il tempo chi me lo rende” vale una segnalazione, anche se amara.
Il passato lo vedo come il formicaio di tante cose andate e un grande ingorgo di morte, più che di vita, così i sogni che avevo non si sono potuti realizzare come avrei voluto. Ma il tempo, il tempo chi me lo rende, e gli amici persi? Questo, è quello che penso spesso quando mi fermo a riflettere sola in casa davanti a quel muro bianco con lo sguardo perso nel vuoto.
Simone Bellini: Scoop in Papuasia.
L’originalità di Simone è nota, è nota anche la sua malinconia, una personalità in bianco e nero. Questa pagina però è un capolavoro di trovate, di soluzioni fantastiche, di ironia e senso del teatro.
Stefania Bonanni: Marzo.
E’ stato difficile scegliere. Poi ho scelto Marzo. Oltre ai pensieri, ai concetti, agli abbinamenti, ci sono anche i giochi di parole, le allitterazioni che piacciono a Stefania, il palleggiare le sillabe e le consonanti, spostarle e farle vibrare. C’è la speranza che la primavera riesce sempre a promettere, è una pagina dolce.
Tina Conti: I comignoli delle città.
Rispetta lo stile di Tina, che vola sulle cose, le accarezza, osserva le briciole di vita più insolite, conserva un animo vicino a quello dei bambini, nel senso più nobile del termine. Questa pagina è piena di sensazioni: olfattive, visive, tattili
C’è’ sempre qualcosa che non conosco e che mi piace osservare. Ultimamente, sono i comignoli dei palazzi ad attrarmi. Ovunque vada, alzo sempre gli occhi al cielo per ammirare i tetti e i comignoli , che moltitudine di manufatti si vedono, quanto ingegno per trovare funzionalità in quelle forme rotonde, rettangolari. Coperte di mattoni, intonacate, con cappucci di metallo.(…)
Spesso mi capita di “andare per naso” i luoghi li anticipo anche con il naso, in un paese di montagna durante una passeggiata dopo cena, abbiamo vagato per molto tempo in cerca di quel forno che stordiva per il suo profumo. Le stagioni poi, danno un sapore sempre diverso ai luoghi, lasciandoci impressioni forti. Passare vicino al bucato appena steso, vicino al portone di una chiesa, a un laboratorio di essenze, un vinaio, è entrare nell’anima di un luogo.