Il giocatore di Nadia nel cestino incantato

Il giocatore – di Nadia Peruzzi

Un fiore di stoffa verde con dentro un bottoncino blu.
Sul tavolo da gioco il tappeto verde era quasi fosforescente per le luci che lo inondavano.
Si vedevano solo mani così bianche da sembrare morte.
Eppure erano indaffarate, si muovevano veloci.
I volti, invece, restavano in ombra, quasi a cercare l’anonimato.
Si intravedevano occhi. Occhi che bucavano il cono d’ombra. Occhi lucidi, vigili e fin troppo attenti.
Eccitati fino quasi al limite dell’ossessione. Occhi malati.
Le fiches si muovevano senza tregua, insieme alle palline che ruotavano sulla roulette.
Vinci, perdi, rouge, noir. I giochi sono fatti.
Rien ne va plus.
Il giocatore che vinceva arraffava in modo quasi parossistico le fiches. Era una partita del vincere o morire, ogni volta.
Ad ogni vincita gli occhi rilucevano come due tizzoni ardenti. Durava poco, però.
Ogni vincita induceva a puntare di nuovo, sempre di più. Il cappio si stringeva di nuovo , a ghermire anima e movimenti.
Nuova puntata, nuova sconfitta.
Stavolta aveva perso tutto quanto. Ci aveva sperato un momento, di aver tutto quello che gli serviva a saldare il suo debito col gestore del locale.
Guardò le fiches che sparivano e il vuoto che aveva davanti a sé e provò prima sgomento, poi paura.
Sapeva ciò che lo aspettava.
Le botte degli scagnozzi del boss, già pronti a portarlo via, oppure arrivare a prosciugare completamente il suo conto staccando un assegno dal valore esagerato.
Il gioco era un tarlo per lui. Una ossessione malata da sempre.
Sua moglie aveva provato a farlo uscire dal giro. Lui non ci aveva mai provato realmente.
Aveva fatto promesse su promesse. Non ne aveva mantenute nemmeno una.
Uscì dal locale sentendosi un verme.
Avrebbe dovuto confessare a sua moglie che aveva dato fondo a tutto quanto avevano accumulato in una vita di gran fatica, sacrifici e rinunce.
Salì in macchina con la testa che gli girava.
Agitato a tal punto che si ritrovò in un luogo che non era nemmeno sulla direzione di casa sua.
Vide delle luci arrivare.  Erano alte , forse un camion.
Al momento che giudicò quello giusto sterzò di botto. Il camion trascinò la sua auto per diversi metri, prima di riuscire a fermarsi.
Il garde rail messo a protezione del lato della curva che costeggiava lo strapiombo, sembrò essere in grado di trattenere la macchina.
Il crack ruppe il silenzio della notte mentre il garde rail si aprì come fosse stato tagliato da un apriscatole.
Il tonfo dell’auto seguì poco dopo.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

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