con Cecilia Trinci
Foto di Lucia Bettoni, Patrizia Fusi, Rossella Gallori e Cecilia Trinci































Il cestino incantato contiene pezzetti di stoffa e pietre da abbinare. Ognuno ne sceglie una coppia.
Moltissime le suggestioni: il sangue di S. Gennaro, il tavolo verde da gioco con le fiches, le farfalle disegnate dai bambini piccoli, cappelli di gnomi, tortellini, caramelle di menta, un nido per mimetizzarsi al sicuro, fiori che respirano, il ciuccio dei bambini o un diamante entrambi simboli d’amore, due foglie gemelle che si rotolano nell’autunno, un anello con copricapo di ortiche, un amore dei diciotto anni, il mare blu nel verde morbido, il Nilo……..
Siamo in attesa delle pubblicazioni complete….
Un passo nel passato e una scintilla del 2016 che ci fece sognare: rileggiamo insieme la tazza di Michela Murgia:
“Già in se e per sé una tazza non è un oggetto qualunque, ma una cosa importante. Costa meno ma fa più cose di un vestito. Ci puoi bere, ti scalda le mani, ti tocca le labbra col bordo, suona se la fai cocciare contro un’altra e se ascolti la sua voce ti dice anche cosa c’è di rotto in lei. Può andare in pezzi, questo è vero, ma non sporcarsi. Le tazze, a differenza dei vestiti, tornano sempre perfettamente linde. E poi una tazza non cambia. Se ingrassi o dimagrisci lei non perde niente, ti nutre sempre, continua a esserci. Un vestito invece non ti segue: ha la sua misura e non la cambia per te. Ha il suo modello, ma poi la moda passa. E se il matrimonio somiglia a quel vestito? E se ci entro e poi a un certo punto mi accorgo che non ci sto più? Un vestito da sposa….non so se lo voglio davvero quel vestito. Tanto spreco per un solo giorno….“
(Da Chirù pag 97 di Michela Murgia)