Una frase nota, pescata a caso, accende le storie di Lucia

Diavolo rosso (titolo di una canzone di Paolo Conte) – di Lucia Bettoni

quadro di Marino Marini, immagine di Lucia Bettoni

In punta di piedi
Sulla punta dei piedi
Un sorriso birbone e burlone
Sventola la coda come una bandiera
         MA CHE BANDIERA È?
È rossa come il sangue nelle vene
È rossa come la bocca dopo mille baci
È rossa come i piedi dopo mille passi
          SI, MA CHE BANDIERA È?
È una bandiera sottile
È una bandiera invisibile
È la bandiera di tutti
          PERCHÉ SVENTOLA?
Sventola perché c’è vento
È un vento forte che accarezza e raccoglie
Raccoglie tutte le foglie rosse cadute da alberi verdi
Le raccoglie in una palla
                TUTTE INSIEME
Ma è il mondo!
Ma è tutta l’umanità!
Una grande palla rossa
che rotola e sparge semi
I semi del melograno di un
                 DIAVOLO ROSSO




                Diavolo Rosso 2

Lance di luce
Sorrisi di luce
Corse e rincorse
Salti e saltelli
Risate
          GIOCHI CON ME?
Ho voglia di morderti
Ho voglia di farti male
Una forza stupenda
si sprigiona dalla carne
Un diavolo rosso mi parla di vita
Mi parla d’amore e urla
OSA   VAI    PROVA
Abbandona la banalità!

Una frase nota, pescata a caso, fa da accendino a una storia per Simone

ANCHE SE NON TROVI LE PAROLE – (canzone di Elisa) – di Simone Bellini

Dunque,… non so come dirtelo,… non perché sia brutto o negativo,… ma neanche bellissimo o eccelso,… insomma non è semplice,… nemmeno difficile,… sicuramente non è facile!

Ti chiederai cos’è, perché esito, … mi trattengo.

 Non sai se ti devi preoccupare ?!

 NO! Ecco no! Questo no, non devi allarmarti, è da tanto che ci penso , che cerco di trovare le parole giuste per farti capire bene quello che ti devo dire.

Provo e riprovo, scrivo e straccio ogni volta quel che ho scritto.

Allora m’intestardisco e dico- No ! Questa volta glielo devo dire ! Magari con parole semplici ma mie, sentite, senza compromessi !-

Niente ! Quantunque provi è riprovi non trovo le parole per dirtelo.

Perciò, scusa, fai finta che non ti abbia detto niente !

Ciao

Incontro del 30 marzo 2023 al Teatro Comunale di Antella: il ritorno dopo 3 anni

con Cecilia Trinci

foto di Lucia Bettoni, Rossella Gallori, Cecilia Trinci

e inoltre…..

Buon Compleanno Gabriella!

Tornare nella “Stanza del Ricamo” al primo piano del Teatro Comunale di Antella ci ha fatto tornare indietro a quel 18 febbraio 2020, quando per l’ultima volta, quando già la pandemia ci rosicchiava le gambe, abbiamo chiuso la porta sui nostri incontri spensierati. Ci sono stati tre anni difficili, dopo, due sicuramente peggiori, l’ultimo più sereno e più caldo.

Ma eccoci di nuovo qua, come dopo una lunga malattia, come un ritorno a suola desiderato, con compagni di viaggio a cui vogliamo bene, alcuni perduti per strada per scelte personali, ma altri ancora qua, con la stessa voglia di ritrovarsi e raccontarsi, con una intimità gentile che solo questa stanza sa regalare.

Buon cammino, Matite e via…..verso nuove avventure!

Cecilia in 100 parole

Città, bosco, città – di Cecilia Trinci

Firenze, calore di casa e famiglia, una sorellina, cani, gatti, mare selvaggio e giardini.

Studiare studiare….

Una morte  troppo presto, una bomba: orfana di madre direi per sempre

Scoppia un matrimonio e una figlia quasi subito. Siena e  provincia magica, cipressi, fiumi freschi, prati, campi, contadini veri e orizzonti.  Un lavoro adorato e appagante da pendolare.

Divorzio e traslochi. Avventure solitarie,  scoperte e imprese: madre e figlia  sole per il mondo.

D’improvviso ancora una vita viva,  amore, mondo. Una  casa nuova nel bosco e  famiglia. Neve, tramonti, futuro. La figlia  cresce, vola, i nipoti  nascono. Torniamo, nonni, a Firenze.

Tina in 100 parole

Occhi celesti curiosi – di Tina Conti

Sono sempre quella bambina con le trecce delle foto di scuola.

Viso rotondo, occhi curiosi , con le gambe e le mani sempre in movimento.

In apprensione per tutta la mia famiglia, contenta di stare all’aria aperta, con  il sole  e la pioggia. innamorata della vita  e della mia tribù di familiari.

Golosa di cioccolato, amante dell’arte  e della letteratura, dell’acqua  e della terra.

Bisognosa di relazioni umane e stimoli a migliorarmi e conoscermi.

Fortunata per aver avuto genitori onesti e amorevoli.

Amo  i colori e il movimento, mi piace ballare e ascoltare la musica.

Daniele in 100 parole

Dalla Calabria a Firenze – di Daniele Violi

Figlio di una valigia di cartone, nato in una meravigliosa città,   una parte  di questo mondo piena di storia. La mia storia nasce negli anni 50, primo figlio di una coppia di emigrati che da sud hanno rivolto le loro speranze,  la loro curiosità verso un mondo lontano, diverso, con culture sconosciute, consapevoli di fare grossi sacrifici, conditi dalla malinconia della lontananza da costumi, espressioni, persone,  affetti, da una terra,   una terra molto amata. Divento una rappresentazione dei loro sentimenti  e di proiezioni che hanno, a  parere mio, ricevuto il loro raggiungimento,  vissuto con felicità anche nei momenti più difficili.

Anna in 100 parole

Nata a primavera – di Anna Meli

Sono nata a primavera in casa. La mamma mi raccontava che le rondini garrivano sotto la grondaia, lei era felice. Ho avuto un’infanzia serena fatta di giochi e spensieratezza nella libertà della campagna.

            A cinque anni, la prima esperienza di asilo dalle suore durata pochissimo: non sopportavo regole. Crescendo tutto è proseguito nella normalità. A diciotto anni ho perso improvvisamente il mio amatissimo babbo, ma non ero sola, stavo già con Mario che mi ha aiutata a risollevarmi.

            Una volta sposati abbiamo avuto due figli, poi due splendidi nipoti che riempiono la mia vita. Sento Mario vicino in altra dimensione.

Sandra in 100 parole

C’è la Sandra – di Sandra Conticini

Ero una ragazzina timida,  chiusa, vergognosa,  allegra. Le  risate spensierate si sentivano. Quando andavo  da un’amica i vicini dicevano: C’è la Sandra.

Poi la vita mi ha messo alla prova, mi sono un po’ aperta, ma è arrivata  tristezza,  senso di fastidio continuo.

Il tempo trascorso, l’età mi hanno aiutato a non ascoltare giudizi altrui,   tranquillizzarmi un po’.

Vorrei trovare la pace , ma è difficile.

Cerco di sdrammatizzare la vita ma dentro sto male, mi aiuta  il tempo che passa.

Sto bene  quando vedo  mia figlia felice.

Amo  stare in compagnia, chiacchierare con amici, persone che mi dimostrano affetto.

Stefania in 100 parole

Sono stata e sono – di Stefania Bonanni

Sono stata molto amata, ho avuto un’ infanzia piena di sole. A scuola ero brava, con poco impegno e nessuno sforzo. Sono stata corteggiata molto. Ho lavorato quarantadue anni dei quali ricordo solo i colleghi. Molto lavoro in ufficio, molto a casa, molto con i figli. Tutto senza aiuti. Mi sentivo potente e capace, organizzatissima. Pensavo a tutto, ce la facevo. Poi il primo tempo e’ finito. L’intervallo e’ stato lungo e buio. Il secondo tempo fa pari con il primo. Mi muovo poco, fantastico e aspetto. Aspetto di giocare con i nipotini. Aspetto il giovedì. Aspetto un buon libro.

Patrizia in 100 parole

Io come la nonna – di Patrizia Fusi

Sono nata in un piccolo paese formato in prevalenza da operai, dove abitava mia nonna paterna.

Ho alcuni ricordi di lei e della sua vita molto difficile.

Dopo che era rimasta vedova in giovane età con cinque figli da portare avanti.

Era una donna d’aspetto minuto ma fisicamente forte: per poter portare il pane a casa lavorava a giornata per i contadini, faceva anche lo scasso per piantare le viti, per la grande fatica aveva preso l’abitudine di bere un po’ troppo.

Forse le somiglio un po’ come carattere e nel modo di affrontare le difficoltà.

Rossella in 100 parole

Biografia, la mia… – di Rossella Gallori

Era maggio, sicuramente, maggio, giovedì 23e45.

Mio padre si sarebbe sostituito alla mamma, nel parto, potendo.

Quindi nasco, ultima di troppi figli, un po’ buttata li, ma ce la faccio, mi piaccio.

 Lui è amore senza limiti, lei sopravvivenza a oltranza.

Poi mi sveglio  ho 10 anni,  il sogno diventa incubo.

Divento “ io” anno dopo anno, apparentemente forte:

 una che cerca amore e dice: no!

Una che vuole parole e non le ascolta.

Una che trasforma sogni, in vita, in realtà inesistente. Incomprensibile.

Volevo essere Prevert surrealista e magica, sono stata una Rossella, cogliona a vita, tra certezze di stoffa.

Rossellina in 100 parole

Crescere – di Rossella Bonechi

Nata agli albori del boom economico, non mi è mancato niente a parte la presenza di mamma e babbo, gran lavoratori, ma c’erano le braccia di nonni e zie a farmi “rete” intorno.

Poi Santa Susina: elementari e medie incolori e sbiadite ma un professionale popolato di personaggi, amicizie, amori e professori illuminati.

Quarant’anni di lavoro sono stati un lampo ma pieni dell’umanità più varia, lingue dal mondo, incontri e scontri, crescite e aperture.

Finito anche questo capitolo, ora ho capelli bianchi e un reticolo di strade addosso, una nuova storia nella storia. Ancora pagine bianche.

Nadia in 100 parole

Una linea nell’Universo – di Nadia Peruzzi

Figlia di Botteghe Oscure che Oscure al tempo non erano e di un incontro fra un fiorentino e una genovese di 18 anni. Romana per poco . Poi Antella con la nonna. I miei giravano l’Italia fra comizi , elezioni, conferenze ancora per qualche anno.
Insicura e perfezionista, grassa e poi magra, a scuola ero una sgobbona. Lo studio e la storia il mio tutto.
Ho avuto varie case . La sezione del PCI fra queste, casa collettiva, bella per questo.
C’era il partito, la bella politica, i compagni, l’amore trovato. Walter. Indimenticabile.
È Irene, è nei bambini. È presente, non mi abbandona.

Lucia in 100 parole

Vicino e lontano – di Lucia Bettoni

Nata nel letto di una casa colonica
Ultima di generazioni e generazioni di contadini
Ho lasciato tutto e tutti a diciotto anni
Sono andata a vivere in città con un uomo senza volermi sposare
Ho imparato quello che avevo bisogno di imparare
A trentadue anni mi sono separata,
un amore con  le ali mi aveva preso il cuore
Con lui mi sono sposata in un soffio!
Ho avuto un figlio quando ormai pensavo di non poterlo avere
Ho partorito pensando di aver fatto la cosa più grande della mia vita
Adesso vivo in campagna vicino a tutto quello che è stato.

(foto di Lucia Bettoni)

Carla in 100 parole

Sette vite per una donna – di Carla Faggi

Sono nata a Settimello. Di sette mesi. In settembre.

Per questo mi sento particolare.

Girovaga, irrequieta, volubile fino a quarant’anni.

Tranquilla, appagata, amata dai quarant’anni.

Coraggiosa perché so cambiare idea.

Mi sono laureata, poi ho capito che avevo sbagliato tutto.

Vado in fabbrica a fare l’operaia. Dopo un mese mollo. Comprendo che si può essere proletari anche come intellettuali.

Mi invento un lavoro, imprenditore edile. Amplio il mio appartamento e lo trasformo in quattro piccoli appartamenti. Li affitto, vivo di rendita.

Momentaneamente mi piaccio. Vorrei ampliare anche il mio tempo per vivere di più questo mio ora.

Carmela in 100 parole

È arrivato il tempo – di Carmela De Pilla

È arrivato il tempo di dare tempo a me stessa, una volta bambina timida, insicura poi ragazzina ancora più timida desiderosa di nascondersi agli occhi del mondo, giovane ragazza bella e ammirata, ma troppo timorosa per aprire quel guscio impenetrabile.

Poi è arrivato il tempo di spalancare la porta e uscire, conoscere, curiosare, gioire e ricostruire tutto dalle fondamenta, la giovane donna aveva incominciato a capire e soprattutto a capirsi, a conoscersi, ad amarsi.

Ora è il tempo della consapevolezza, dell’amore per se stessa, della voglia di vivere appieno la vita che avanza, quella più preziosa. La mia vita

Gabriella in 100 parole

Come in tassì – di Gabriella Crisafulli

Sono nata a Palermo in via Crocifisso Pietratagliata nella casa di Giacalone che ha truffato i miei genitori.

Così sono andata a vivere dalla nonna con gli zii ragazzi.

In seguito c’è stata Como, Caserma De Cristoforis.

Dopo andammo in via Alciato ma papà fu trasferito a Varese: Caserma Garibaldi.

Quando andò a Legnano rimanemmo nella Caserma Garibaldi.

Poi Firenze, Costa Scarpuccia e via Santo Stefano in Pane.

Successivamente Pistoia, Caserma Marini.

E fu la volta di Napoli, Mergellina e via Epomeo.

Di nuovo Firenze, via della Rondinella e adesso via Rubaconte da Mandello.

Sono arrivata.

Casa mia.

Mi fermo qui.

Incontro del 23 marzo 2023 alla Carrozza 10: scambio di abbigliamento

con Cecilia Trinci

foto di Lucia Bettoni, Rossella Gallori, Cecilia Trinci

Scambiarsi vestiti o accessori è “entrare nell’altro”, oppure, come nel nostro caso, è “accentuare qualche aspetto di noi che non avevamo considerato”.

Continua il gioco con la scrittura della nostra biografia in 100 parole.

Incontro alla Carrozza 10 del 16 marzo 2023: la gentilezza

con Cecilia Trinci

foto di Lucia Bettoni, Rossella Gallori, Cecilia Trinci

Trasformare due pagine scritte in un tono aspro nelle stesse due pagine in tono gentile.

I colori, i fiori, il caffè, la primavera ci fanno ancora da sfondo “gentile”

e per finire i quadri alla mostra del Circolo

La chiromante di Nadia

Cristallo per vedere il futuro – di Nadia Peruzzi


La ragazza arrivò trafelata al tavolo messo quasi all’ingresso del luna park.
C’era una strana donna, né vecchia, né giovane, né bionda, né mora. Aveva un occhio azzurro e uno marrone e parlava con una voce cavernosa che metteva un po’ paura.
Per il resto era indefinibile.  Lo era il suo abbigliamento e tutti gli orpelli che aveva addosso. Un miscuglio tale di colori e di ferraglie non era usuale . Era fatto sicuramente per rendere difficile collegarla ad un luogo preciso d’origine. Sembrava che fosse figlia un po’ di tutti i luoghi della terra.
Si sedette davanti a lei senza timore. Troppa era la voglia di avere qualche indicazione sul suo futuro.
Le soste ai tavoli precedenti l’avevano confusa, se non addirittura messa in angoscia.
Quello che leggeva la mano aveva fatto una faccia tale, che era dovuta scappare a gambe levate.
Tremante e impaurita si era messa a cercare qualcuno che la rassicurasse.
I Tarocchi non facevano per lei. Non ne era mai venuto fuori nulla di buono.  Passò oltre quel tavolo, malgrado il signore dal cappello storto sulla testa calva, senza sopracciglia, cercasse in tutti i modi di farla avvicinare.
Si ricordò della donna piena di collane, braccialetti e grandi orecchini che aveva visto entrando.  Sul suo tavolino a tre gambe una sola cosa. Una palla di cristallo che nella luce del crepuscolo brillava già come fosse una stella. Aveva un che di rassicurante. Si aspettava di trovarci cose buone lì dentro.
“Cosa cerchi da me?” Le chiese la donna?
“Risposte. Ho bisogno di sapere del mio futuro. Lo sento incerto, in questo momento. Ho tante paure. Vorrei alleviare il fardello che mi porto dentro da un po’ di tempo. E ho desideri da veder realizzati. Se tu potessi togliermi le paure e realizzare anche solo uno dei miei desideri mi faresti felice”.
La signora dai vestiti gitani girò e rigirò più volte la sua sfera di cristallo.  Fortuna e sfortuna si rincorrevano in un vortice che ipnotizzava. I suoi occhi a volte si oscuravano, altre volte si rasserenavano.
Finalmente parlò.
“Vedo, vedo, vedo che dovrai fare molta attenzione mentre torni a casa. Sembra che qualcuno ti stia aspettando e che non abbia buone intenzioni. Rischi la pelle ragazza, di più non so dirti.
Il tempo dei desideri è finito, torna caso mai domani, adesso da questa sfera magica non sono in grado di tirar fuori nulla!”
“Accidenti, che serata di merda!” Disse forte la ragazza.
“Vi siete messi d’accordo prima con quel babbuino che faceva finta di leggermi la mano ? Tornare domani per i desideri? Non ci penso, nemmeno morta . ”
Uscì di corsa dal luna park.
Era agitatissima e doveva affrettarsi per prendere l’ultima corsa dell’autobus che la riportava a casa.
La macchina arrivò a tutta velocità e la prese in pieno, malgrado fosse sulle strisce.
Fece un salto di metri e metri.  Il suo volo finì sul tavolo della gitana dagli occhi di gatto.
La testa andò a colpire la sfera di cristallo. Non le lasciò alcuno scampo.