Tramonti che aprono porte: Stefania

Il diario dei miei giorni – di Stefania Bonanni

foto di Stefania Bonanni

Il tramonto è il diario dei miei giorni. Ogni sera ci ho parlato, raccontato, ho pianto e sognato, nel tramonto. E lui si colora dei colori che gli ho dato quando, occhi negli occhi del calare del sole, ho raccontato di giorni verdi di giochi di bambini, nell’erba, di giorni blu di sentieri tra le stelle comete, con tutto il cielo a disposizione dei sogni dei ragazzi. Ho detto dei giorni rossi della scoperta dell’amore, trascorsi nudi, pelle contro pelle, in una luce indimenticabile, nel miracolo sconosciuto dell’esultanza dei corpi.

Poi la felicità, i bambini, la sensazione rosa di essere stata potente, per una volta capace, alba per vite nuove.

Ho raccontato al tramonto i giorni gialli e dorati, quelli di lunghissime giornate sulla sabbia, tra la trina di spuma lasciata dalle onde e lo stupore per una bambina color biscotto, dono dolcissimo della vita.

Ho detto di giorni neri d’inferno, giorni che fanno male anche nel tramonto. Perché il sole è tramontato anche il giorno in cui è morta mia madre. Se ne è andata di mattina, una mattina con la stessa alba di sempre, ma non per lei. Se quella mattina non ci fosse stata l’alba… chissà. Il tramonto che mise fine a quel giorno l’ho benedetto, da allora, spesso. Nessuno avrebbe potuto sopportare neanche un minuto in più, di quel giorno cattivo.

Ho raccontato al tramonto i giorni bianchi, quelli degli infiniti esami medici alle chiazze bianche sulla mia materia cerebrale. “Bianco è il colore del danno”, come un libro che sembrava parlare per me.

Ho raccontato della voglia di mare, d’azzurro, e sono stata accontentata. Mi piacciono anche i tramonti anonimi, quelli che non vogliono farsi notare, che scivolano via piano, senza fuochi artificiali, per lo più azzurri, timidi, silenziosi.

Penso che lo scenografo che ci ha costruito lo sfondo, abbia voluto farci un regalo. Alla fine ha guardato da lontano,o forse ha riletto la sceneggiatura, e mancava un dettaglio. Come quando si compra un vestito bellissimo, poi ci si guarda allo specchio e ci si accorge che manca una sciarpa, una collana. Come se il tramonto fosse la collana di corallo del buio che verrà.

Spesso cerco panchine vista tramonto. A volte però sono intimorita. Se capitasse seduto con me qualcuno che non vede il tramonto, sarebbe per me un momento rovinato e non so se sarei capace di stare zitta, di non dire che non mi piace chi non guarda il cielo.

Il momento del tramonto è come quello in cui è appena finita la musica, un silenzio pieno di suoni. Il tramonto apre la porta ad un buio pieno di colori.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

7 pensieri riguardo “Tramonti che aprono porte: Stefania”

  1. Stefania ci ha “abituati” ad intrecci di parole, emozioni, pensieri unici e originali, potenti e sorprendenti. La potenza delle emozioni vissute si traduce in immagini, in colori così forti da imprimersi netti in quadri perfetti. Bellissimo!

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  2. Mi piace la tua idea di tramonto che mette fine a giorni che nessuno avrebbe potuto sopportare neanche un minuto in più, giorni cattivi.

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  3. Come se il tramonto fosse la collana di corallo del buio che verrà
    Non trovo mai parole, parole abbastanza belle per te, ripeto le tue, le vivo, le ammiro e dico ” grazie”

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  4. …”il tramonto è il diario dei miei giorni ” Abbiamo usato le stesse parole!
    e poi ….anche io non amo chi non guarda il cielo!

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  5. Quello che scrivi fa sempre specchio con quello che sento. Come sempre sei riuscita a tradurre in parole sensazioni molto difficili da catturare. Brava

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  6. Tramonti di tutti i tipi, come ogni giorno che in fondo, anche quando non sembra, è diverso uno dall’altro. Per un particolare, per un momento felice, per un bambino che ride, per l’erba verde o il cielo blu, o anche per una paura più forte o un sogno. Un quadro, il tuo, con pennellate sicure, innamorate e vere

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