Il conforto – di Laura Galgani
Vorrei il conforto di un sole pallido a primavera, di una breve passeggiata per le vie del quartiere quando il cielo si tinge di rosa. Lo vorrei ma non posso, non ho il tempo di andare a cercare la carezza di quel conforto.
“Per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio”. Perché, mi sono chiesta. Forse perché soltanto così lo si soppesa, cioè se ne sente davvero il peso. E allora sì, che c’è bisogno di conforto.
I nostri cuori pesano come macigni. Anche quelli delle donne ucraine che ho incrociato oggi nell’ingresso dell’ufficio, uscendo. I bimbi, piccolissimi, strillavano divertiti perché giocavano a nascondersi e ad acchiapparsi in un ambiente nuovo, pieno di angolini segreti. Ma le madri no. Davano loro merende e succhi di frutta portati da noi, ma i loro occhi non ridevano. I volti tesi, le labbra serrate. Tutte giovani, ben vestite, dall’aspetto curato.
Sono passata attraverso quella piccola folla rumorosa spargendo sorrisi e gridolini di apprezzamento ai bambini, ma con mio grande imbarazzo sono caduti nel vuoto. Non mi hanno nemmeno vista.
So che avranno un rifugio, una casa, per quanto essenziale, e cibo e vestiti ma il loro cuore rimane di cemento, e ci vuole davvero tanto coraggio per pesarlo con entrambe le mani.
E’ un peso collettivo, globale, che va al di là delle responsabilità di ognuno.
Il conforto mi trovo a doverlo distribuire ogni giorno, su più versanti, e continuamente.
E’ difficile che mi occupi del conforto di cui avrei bisogno io.
Cerco di mantenere dentro di me il contatto con quella fonte inesauribile di luce, di pace, di calma e di serenità alla quale attingo per trovare conforto. Ma le giornate non sono tutte uguali e a volte le carte si rimescolano tutte in maniera tale per cui anche io mi sento nel deserto, là dove nessuna pianta cresce. E nel deserto avanzo, nonostante la fatica. Il sole mi abbaglia, il calore mi prosciuga.
Poi però mi fermo dal mio incedere senza posa. Qualcosa mi attrae, è una tenda bianca i cui veli si schiudono al vento. Un’ombra dentro si muove, in una danza armonica e silenziosa. Mi fermo ad osservarla. Mi siedo sulla sabbia calda. Lei è ancora lì, dentro la tenda, e danza, leggera ma decisa. Si direbbe che sia felice. Ora la riconosco, è la mia anima. Non mi ha mai abbandonata …
MATITAECIELO 
L’immagine di un’anima che danza in una tenda nel deserto è un’immagine bellissima…è la tua anima silenziosa e armonica , leggera e decisa ….sembra felice! …sicuramente ha un sorriso sulla bocca!
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Sì è vero Laura quello che scrivi.
“Il conforto mi trovo a doverlo distribuire ogni giorno, su più versanti, e continuamente.
E’ difficile che mi occupi del conforto di cui avrei bisogno io.”
Poi c’è quel nucleo che regge tutto e nutre: in te come in ognuno di noi.
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Mille immagini di umanità sofferente, compassione nel suo vero significato: “soffrire insieme” senza retorica, senza dramma, solo soffrendo con sentimenti uguali, carezze che non aspettano riconoscenza, che vogliono soltanto dare un conforto piccolo. E l’anima danza in un mondo bianco.
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occhi che han visto la guerra, non sorridono e non sorrideranno più…
Tu hai la tua anima, una gemella siamese che ti scalda e ti protegge, non sarai mai sola!
Siete voi le danzatrici silenziose che vi muovete leggere, tra teli di bisso ….
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Grazie a tutte per i tenerissimi e amorosi commenti. Prendiamoci per mano!!
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Il coraggio, quello vero, è quello che sta dentro di noi. Quando lo troviamo o lo riconosciamo diventa un meraviglioso trasmettitore di conforto.
Brava per le belle immagini con cui hai descritto sensazioni “imprendibili”
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Certo che la tua anima è felice e non ti ha abbandonato e non ti abbandonerà mai…perchè ti deve aiutare a dare e ricevere conforto. Un bel brano con tante immagini meravigliose.
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Il toccare con manola disperazione e lo.smarrimento in contrasto con i giochi dei bimbi e la loro gioia deve turbare profondamente e tu ogni giorno lo affronti con coraggio.
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