Il fuoco che scoppietta: Nadia

IL FUOCO di Nadia – di Nadia Peruzzi


Il fuoco, motore decisivo nell’accelerazione dello sviluppo umano e oggetto di dibattiti accaniti fra i primi filosofi della storia dell’umanità, nei miei primi anni di vita era una semplice, ma utilissima fiamma che cercava in tutti i modi di farsi vedere e sentire da dentro la cucina economica,  strumento essenziale nelle case di allora.
Era un fuoco ristretto e costretto da quei cerchi di ferro, con un suono più o meno scoppiettante a seconda del tipo di legna che ci si metteva.  Un suono particolare venato di sfrigolii che facevano da contraltare al sobbollir lento dei fagioli che spesso la nonna cucinava.
Il fuoco è famiglia, per me.
Racconta di calore , e di una tavola apparecchiata attorno a cui ritrovarsi, parlare, mangiare mentre una vecchia radio trasmetteva notizie con la sua voce un po’ gracchiante e le canzoni erano cantate da ragazze con le passate e le cinture di stoffa attorno a vitini che avevano l’obbligo di essere di vespa. Non potevi vederle attraverso la radio , potevi immaginarle visto che le ritrovavi prima o poi in qualche rotocalco di allora.
Sarà per questo collocarlo in questa dimensione domestica, che quando penso ad un fuoco un po’ più grande e libero di mostrarsi tale,  l’immagine che subito si fa strada è quella di un bel camino con la parete annerita , dei cuscini bassi e colorati lungo le sedute , con la cenere ancora viva e pronta a riprendere forza in qualsiasi momento.
Quando mi è capitato di partecipare a qualche vendemmia poi si finiva li, ad occhieggiare quelle fiammelle che poi diventavano fuoco impetuoso e braci ardenti. Fin troppo caldi davanti e tutti con le guance rosse, freddi alla schiena,  ce ne stavamo li a guardare le scintille che si rincorrevano e quelle grandi griglie piene di bontà da leccarsi i baffi.
Spesso era tutto un fuoco , perché anche la cucina economica era in funzione, con attorno le donne che davano gli ultimi ritocchi alla salsa per i crostini e al sugo di carne che diceva mangiami.
Gli uomini arrivavano dopo aver sistemato all’esterno, accaldati e con le mani ancora appiccicose per la tanta uva toccata.  Qualche gallina impertinente arrivava fino alla porta di ingresso per farci sentire un coccodè a cui nessuno prestava ascolto.
Si pensava ad altro.
La tavola era già apparecchiata , lo sguardo di noi bambini vagava fra pane casalingo e olio bono e formaggio pecorino , non disdegnando un’occhiata vogliosa verso l’acquerello in bella vista nella nostra parte di tavolo.
Era la tavola di una festa. Una festa scoppiettante, vivace, vitale. Una festa di comunità.
Il grande camino non mancava di far sentire ogni tanto anche la sua voce.

Avatar di Sconosciuto

Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

1 commento su “Il fuoco che scoppietta: Nadia”

Lascia un commento