Il piattino d’ottone – di Sandra Conticini

La prima volta che lo appoggiai li, sul cassettone, non pensavo che ci potesse rimanere per così tanto tempo. Lo comprai in Tunisia, sull’isola di Gerba, perchè mi fece tenerezza il bambino che li faceva. Avrà avuto massimo 10 anni, con un paio di pantaloncini ed una maglietta tutta rotta e sporca, i denti davanti rotti, e due occhioni grandi e scuri molto tristi. Fermava i turisti per vendere questi piattini di ottone che, con lo scalpello e il mazzuolo più pesante di lui, scolpiva con immagini di palme, oasi, cammelli molto carini. Parlava un misto di lingue del mondo che nessuno capiva, ma comunque riusciva a scalfire tutti i nomi perchè li faceva scrivere su un foglio e lui riusciva a copiarli molto bene, era davvero bravo e penso fosse anche un ragazzino intelligente, ma sfortunato per essere nato in quella parte di mondo. La povertà ha l’arte di fare arrangiare ed aguzzare l’ingegno.
Il posto di questo piattino è lì da 40 anni e funziona come un piccolo svuotatasche dove metto orologi e collanine.
Dolcissima descrizione del bambino che sta “dentro” il piattino. Sul cassettone conservi la tenerezza per quel bambino non fortunato, l’incontro con quei denti rotti e quel linguaggio che era “un misto di tutte le lingue del mondo”, ma che era soprattutto la lingua degli occhi scuri e tristi. Applauso!
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Bello la storia del bambino mi è arrivata al cuore, grazie
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“È li da 40 anni” ed è lì che deve stare dove tu lo possa vedere ogni giorno, un ricordo tondo come il sole che ti sorride…
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Gli oggetti entrano dentro di noi perchè ognuno racconta una piccola parte della nostra storia, ho incontrato anch’io quel ragazzino…grazie.
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Commovente….posso vedere gli occhi di quel bambino “povero”che ti ha dato una “ricchezza”lunga 40 anni
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Quel bambino ormai è entrato in tutte le nostre case! Chissà adesso dov’è… Mi piace immaginare che stia vivendo una buona vita! Ma quel piattino deve rimanere lì dov’è, in nome di tutti i bambini che ancora si devono arrangiare per sopravvivere…
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Bello e commovente.Brava Sandra.
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