Colloqui col Gigante: Patrizia

La Cappella della Principessa – di Patrizia Fusi

Sono seduta su una panchina nel chiostro della piccola cappella Buontalenti davanti a un’immagine della madonna in terracotta della famiglia Demidoff.

 Gli alberi mi proteggono, il sole passa fra le fronde e fa giochi di luce sul terreno.

C’è la tomba della Principessa Maria Demidoff, morta nel 1955, bella l’immagine di lei sulla foto della croce, lineamenti delicati, capelli morbidi, raccolti.

Tutto mi parla di storia passata, una scalinata a due gradoni scende dalla cappella e si inoltra nel giardino sottostante.

Una brezza leggera rende piacevole il clima, è una giornata luminosa e tiepida le foglie di alcuni alberi stanno cambiando colore.

 L’odore della vegetazione invade le narici e si confonde con il profumo delle persone che sono passate nel vialetto.

Intravedo, da dove sono seduta, la statua del Gigante fisso nella roccia, grande, maestoso ha dietro le spalle un grosso fardello, il peso gli fa piegare il capo in avanti, si appoggia con forza con le possenti braccia al piedistallo, ha un viso bello nella sua durezza. Quando sono stata davanti al Gigante un raggio di sole rispecchiandosi nell’acqua rifletteva una tremolante carezza luminosa sulla guancia sinistra del volto.

Tante persone visitano il parco, tutti si fermano davanti al Gigante, lui osserva tutto dal suo trono di pietra. Il paesaggio che cambia col mutare delle stagioni, gli uccelli che volano fra gli alberi i loro corteggiamenti amorosi, i nuovi nati.

Gli uccelli di passo che si fermano per riposare e poi ripartono, alcuni li rivede l’anno dopo. Caprioli che si impossessano del parco quando le persone spariscono. Ascolta quello che le persone dicono, se ne fa un’opinione per quello che raccontano e per come si comportano.

Gli piace la bellezza femminile e i profumi.

La cosa che gli piace di più sono i bambini: la meravigli che vede nei loro occhi di fronte a questo Gigante imprigionato nella roccia, il loro correre sui prati, desiderio anche suo.

Ha da aspettare le notti di luna piena, tutte lì le entità che sono racchiuse nelle cose nelle statue, il loro spirito si libera nell’aria del parco, volteggiano come piccole nuvole, si rincorrono, giocano quando si fermano nel grande prato o sotto i maestosi abeti si raccontano i commenti che hanno sentito fare davanti a loro e ne ridono e ne danno dei giudizi divertiti.

Quando la luna è oscurata si indovinano fra di loro ognuno con un leggero suono diverso per riconoscersi, questi tenui suoni sono una dolce musica che si sprigiona tutto intorno.

Tutto questo spettacolo riescono a vederlo solo gli uccelli notturni e la civetta manda il suo canto per questo.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

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