Poteva essere….. ma non era – di Nadia Peruzzi
Laura era diventata consapevole, col tempo, che quell’amicizia era nata male anche per colpa sua.
Troppo esclusiva ed escludente, troppe aspettative, troppo di tutto.
Non c’era posto per nessun altro. Stesse passioni, stessi ideali, stessi impegni dei loro padri , con la loro militanza per cambiare il mondo che era diventata punto di riferimento della loro.
Erano due poli quasi opposti Laura e Caterina.
Caterina la bella su cui convergevano gli sguardi dei ragazzi. Laura la goffa cicciottella che nessuno si filava mai, che spasimava per ragazzi sempre fuori portata.
Caterina che sapeva giocare con la sua scioltezza in ogni situazione.
Caterina che sapientemente e con fare sicuro teneva in mano le corde che determinavano i comportamenti degli uni e degli altri.
Forse era stata una di queste corde a tenere legata Laura. Si era adagiata sotto la sua ala di sicurezza riflessa e di grande autostima, forse pensando di trarne alimento anche per il suo essere.
Laura era in guerra con sé stessa in quegli anni fatti di insicurezze e di senso di inadeguatezza perenne. Andava in cerca di perfezione senza rendersi conto, allora come oggi, che era ricerca vana e frustrante tanto più se l’aiuto lo si cercava fuori di sé.
Ovvio che non poteva andare che a finir male.
Tutte le volte che torna a quel periodo è ben consapevole che per come è diventata oggi rifiuterebbe un rapporto così univoco e soffocante. Lo vivrebbe come un eccesso. Una prigione dell’anima che sfuma man mano qualsiasi colore e perde di attrattiva finendo per diventare routine soffocante.
Le era toccato guarire di colpo.
La sberla era arrivata e aveva fatto male. Un po’ se lo aspettava, ma non che arrivasse con frasi così dirette e meschine anche se era, tutto sommato, la descrizione esatta di una realtà.
Caterina aveva un ragazzo. Senza mezzi termini la sentenza arrivò così: ”Sai, ora che ho un ragazzo, sei in grado di capirlo, la situazione non può continuare così fra noi, non può non cambiare!”. Sotto traccia il non detto “non saremo più amiche come prima”, che nascondeva il “non saremo più amiche, punto”.
Il tutto detto senza trasporto, senza emozione, senza affetto. Seccamente come si dice a chi non conosci e con maleducazione, spostati che mi fai ombra.
Rimase impietrita Laura. Non seppe cosa rispondere. Ad un tradimento si dovrebbe saper rispondere, ma lei non era mai stata una da risposte a tono. Incassava e rielaborava successivamente. Andò così anche quella volta. Subì il colpo, non reagì in modo diretto, ma lo scrisse nell’elenco di “mai più” e fra le lezioni da non dimenticare per la sua vita futura.
Per il resto guardò da lontano, con sempre meno partecipazione e attenzione. Si disseccò presto anche il sentimento di amicizia che aveva provato in precedenza. Aveva dovuto prendere atto che aveva messo troppe aspettative in qualcosa che nella sostanza non era profondo quanto si sarebbe aspettata. Altrimenti Caterina si sarebbe dovuta comportare in maniera diversa nei suoi confronti.
Nel corso degli anni gli incontri casuali e rarefatti erano stati conditi di frasi di circostanza. Qualche volta Laura aveva fatto proprio finta di non vederla Caterina. Nessuna voglia di ricucitura, nessuna voglia di riallacciare contatti anche dopo aver saputo dei trenta e passa anni vissuti da Caterina in Venezuela.
Nelle rotture Laura diventava drasticamente cocciuta e selettiva. I sipari strappati si era scoperta a rammendarli pazientemente solo per chi e con chi le premeva veramente e Caterina non le premeva più da molto molto tempo. Di rimpianti Laura in quel caso non ne aveva proprio. Inutile inseguire legami che hanno prodotto ferite, tanto più quando avanza la consapevolezza che il tempo si sbriciola e perde consistenza di fronte a noi e il passato è molto più di quanto non resti da vivere. Più che ricucire tele strappate male, molto meglio cercare di cucirne di nuove con trame il più colorate possibile.