Dedicato al giardino Stibbert – di Rossella Gallori



Le scarpe le ho sempre avute carine, buone, costosine, me le comprava la zia, dal Cresti, in via Roma, cominciava dai piedi il suo modo di comprarmi, spesso si aggiungevano anche dei calzettoni bellissimi tutti lavorati, apparivano nella bustina di Zuffanelli, di cotone lucido e morbido…. Le scarpe erano poco adatte per andare al parco…no non lo chiamavo parco, dicevo “lostibert” con una b sola e l’ articolo attaccato, era un posto, una soluzione…
Forse ci andavo una volta la settimana, quando andava bene due, in piena estate forse tre….
Mio fratello mi ci portava per lasciarmi lì, faceva del suo meglio, tanto più grande di me, aveva altre cose per la testa, ragazze… gonne a ruota che al vento svolazzavano per via Santa Marta, la stradina nei pressi del convento dei Cappuccini…
E la Rossella imparó da sola la strada, la salita rassicurante senza contrade ingannevoli, il cancello aperto a metà, che visto così mi sembrava immenso, ammiccante nel suo definire un traguardo, un cancello amico dalle grandi braccia…i soldini per entrare in una mano e che consegnavo caldi, al custode, qualche volta non pagavo e allora infilavo la moneta nei calzettoni, che pizzicava per tutto il mio girare…
Varcavo il cancello e tutto mi scivolava dalle spalle, rotolando giù per via Federico Stibbert, una piccola valanga ingarbugliata e grigina, di una tristezza strana che sapeva un po’ di cattiveria, un po’ di solitudine…in una casa troppo grande, piena di gente distratta e distrutta …uno zaino pesante che io non sapevo gestire…che avrei ritrovato al ritorno dal mio giardino” lì sull’angolo di via Vittorio Emanuele…. il primo, …il secondo ….Non lo ricordo…so che da un lato c’era il treno è dall’ altro, più lontano, una pasticceria…
Il viale nel giardino era lunghissimo, ghiaioso e ombroso, le mie bracciotte sentivano la carezza degli alberi, il mio sguardo con gli occhiali in tasca, salutava panchine solide ed accoglienti…poi cominciava la mia corsa lenta, per non sciupar le “scarpine bone” invidiavo un po’ i bimbi con le Superga blu, io con le scarpe di pelle lucida ed il bottone!
Ed era una magia interminabile, una sorpresa continua, i tavoli di pietra, statue vive, siepi invalicabili, le fontane, l’erba di un verde indescrivibile, una villa inavvicinabile, un lago che mi sembrava mare …con tempietto grandissimo affacciato su ninfee carnose, pesci rossi, cigni dal collo lunghissimo affamati ma dignitosi, sempre….poi di colpo un fischio…ed il vigile in bici severo e protettivo che ti allontanava dal pericolo, che io non vedevo….che nessun bimbo sembrava avvertire
Non mi ricordo di aver giocato molto, i gruppetti eran già formati, io non ho mai chiesto: posso giocare anche io? Non mi interessava, o forse si, non lo so, so che stavo bene sola: buongiorno signora, buongiorno principessa….oh un orso bruno…oh un cavallo bianco…un cane con il fiocco in testa…ha sete damigella? la porto alla fontana? Ed una mano trasparente e forte mi accompagnava alle tre fontane, porgendomi un’ acqua che buona così, non l’ho bevuta più…ed il bicchierino di metallo con una R maiuscola e corsiva, sembrava un calice di cristallo..che cadendo rumorosamente cantava, senza rompersi.
Mai sola allo Stibbert con due B, persa in mille gradazioni di verde con un profumo perenne di menta, salvia e nipitella, con le grandi scale che scendevo tirando su la gonna del mio vestito modesto, io regina senza corona, con una margherita tra i capelli lunghi ed arruffati, omaggio di un bimbo temerario…
Poi, a volte, la voce di mio fratello che gridava: Rosyyyyyy! Mi faceva scendere di corsa dal trono, a volte cadevo, nel correre, ghiaino carogna, mi rialzavo in fretta, un piccolo sputo per toglier la polvere dalle scarpe, un ultimo saluto a tutto: erba, uccelli, giardino, laghetto cigni, custode e sogni….
Riprendevo la strada di casa, sola o in compagnia, a collo torto, per vedere più a lungo possibile lo Stibbert con le sue dita di metallo intrecciate a mo’ di saluto, fino all’ angolo di via Vittoriononsoquale, dove ritrovavo il mio fardello…alleggerito e meno ingombrante…la mia casa mi aspettava.
Rientrando…sapevo che prima o poi sarei fuggita di nuovo e buongiorno principessa, buonasera cavaliere, pappagalli colorati, gatti giganti, scoiattoli rosa …tanta fantasia a volte troppa!
Magicamente Stibbert…
PS: ti ho rivisto da poco, mi sei sembrato meno grande, con meno acqua, ho riapprezzato il tuo silenzio, il tuo garbato modo di accogliere, grazie, grazie ancora.