Incontro al Giardino Stibbert – 15 maggio 2021

La magia di un giardino tra passato e presente

Incontro al Giardino del Museo Stibbert, in una giornata fresca e ventilata, dopo la pioggia di maggio. Ci siamo suddivisi in un giro individuale alla ricerca di sensazioni personali, che abbiamo condiviso poi tutti insieme intorno ad un tavolo di pietra, in uno degli angoli del parco. Ho raccolto le sensazioni (e le foto) dalla registrazione originale:

foto di Cecilia Trinci

Lucia Bettoni: Ho portato come maestra i bambini piccoli al Museo ma non conoscevo il giardino. Mi hanno colpito le statue. Le ho fotografate, ci sono alcune statue che mi hanno colpito tantissimo, perché mi sembrava che avessero qualcosa da dire, in questo posto inaspettato, molto bello, molto diverso dai soliti giardini, non curatissimo, ma è per questo che mi  piace, per la sensazione di vero che emana. Qui il tempo vecchio e il nuovo  passeggiano insieme. Le sculture mi hanno colpito molto.

foto di Lucia Bettoni

Daniele Violi: ho fotografato una peonia, ho visto un acanto con la spiga bella corposa, ma non ancora fiorita. Ho immaginato come doveva essere prima questo luogo, erano terreni forse boschivi e hanno fatto una serie di sistemazioni a terrazzamenti,  è venuto un bel giardino movimentato dove ci sono tutti gli elementi, c’l’acqua. Io lo curerei meglio, ho lavorato all’orto botanico, qualche erba fuori posto può essere messa al posto suo, non è che va distrutta.  E’ fantastico quello che è intorno alla villa, c’è la Grecia, la cultura romana, un miscuglio, sembra di essere a Certaldo con tutti quei marmi, era abbastanza fantastico il pensiero di chi lo ha realizzato, non era banale, è un giardino dolce che dà nell’occhio. Un conto è essere alle Cascine che è una zona piatta, un parco così è un polmone.

foto di Cecilia Trinci

Sandra Conticini: abbiamo fatto un giro, ho visto la grotta con un soffitto favoloso di mosaico, ho sentito che anche le piante e i fiori sono antichi. Quando vedo una pianta di rose vado a sentire il profumo, ma generalmente le piante moderne non hanno profumo. Invece qui ho sentito il profumo che c’era nell’orto del nonno quando ero bambina e mi ha portato indietro nel tempo. Quella del mio nonno Giovanni aveva spine terribili, questa rosa rosa invece no, ma il profumo era quello. Poi ho visto una pianta di salvia con fiori gialli (salvia glutinosa, secondo Daniele). Poi mi hanno colpito gli stemmi per tutti i gusti e di tutti i tipi. Un posto molto particolare, dove non ero mai stata. Conoscevo il museo, ma non questo giardino: ci sono tanti uccelli che cantano, è un posto che dà pace e le voci in lontananza, ….è tutto ovattato, soffice.

foto di Sandra Conticini

Nadia Peruzzi: una vera scoperta. Le sensazioni che mi danno in genere  questi posti: pace, tranquillità, il verde della rinascita delle foglie,  i rumori ovattati, da una parte della città ma anche quei rumori che si riesce a sentire: gli uccellini che cantano, in alcuni punti il gorgoglio dell’acqua che scorre, la punteggiatura dei bambini che giocano e anche questo è bello….

In questo punto c’è una pianta che ha un suo modo di muoversi, una foglia che, a seconda delle situazioni,  si muove come un metronomo. Basta un alito di vento e la foglia batte il tempo a lungo. I ricordi sono legati quando andavo da bambina alle ville che ci sono dentro la città di Genova, Villa imperiale, villetta di Negro, che hanno strutture meno grandi ma hanno acqua che scorre, tempietti, idee che si rifanno al 500 con inserti richiamanti alla Grecia,  ma è bello quando l’intervento umano e la natura si incontrano così. Sarebbe bello ritrovarlo anche fuori da qui ma nella realtà non è così. Oasi di un mondo di pace e possibilità di un mondo  bello da estendere anche fuori del cancello e in mezzo a noi

foto di Nadia Peruzzi

Anna Meli: Mi incanto al suono delle campane, come ora che stanno suonando. Ho provato a immaginare come poteva essere questo giardino senza nessuno la mattina presto, mi sarebbe piaciuto conoscere le varie piante e mi avrebbe fatto piacere scoprirle. Ho riflettuto sulla presenza degli alberi, quanto vivono, quanto a loro è dato vedere. Quanti bambini vedono, quante coppiette di innamorati…..Se ci fosse un’altra vita mi piacerebbe essere un albero. Ho visto scalette, vialetti, sentimento di pace, di rilassatezza, di sentirsi in una altro mondo, dimenticare quello che c’è fuori del cancello e rimanere in estasi davanti a questi uccelli a tutta questa bella natura.

foto di Anna Meli

Stefania Bonanni:. Mi è piaciuto tantissimo e mi è piaciuto  tutto, le fontane, le pozze, gli stagni, il fango, mi piace tanto, io farei lo stesso nel mio piccolo giardino, metterei sassi, stecchi, una ciotola per l’acqua…. lo renderei un luogo pieno , ma dove trovi quello che cerchi. Qui ci sta benissimo quella statuetta nella fontana senza acqua a metà tra una rana e uno gnomo. Sta bene sotto questo museo dove io ho portato i miei bambini  e poi il mio bambino ha portato i suoi,  per me è stato sempre un po’ pesante. Invece questo giardino riequilibra la pesantezza del museo e mi piace che sia un po’ kitch, che ci sia dentro di tutto, che non ci siano posti dove non si può andare, che ci siano alberi tagliati  ma non buttati via che rimangono a farsi vedere, che ci siano vasche vuote, che magari quando piove si riempiono d’acqua, mi piace che sia così, con cose che si possono toccare, calpestare, ci sono grandi pesci nel laghetto, c’è vita. E’ una cosa fatta per essere goduta.

Patrizia Fusi:. Conoscevo il museo, ma appena il giardino, quando entro in questi posti mi viene da immaginare il proprietario e la vita che ha fatto,  e questa persona lasciando tutto alla città ha fatto un bene ma lo ha fatto anche  per sé perché verrà sempre ricordato. Mi immagino i domestici, io sarei di loro, perché ognuno ha una appartenenza, non lo nascondiamo. Stibbert era illuminato, anche egoisticamente, ma illuminato. Poi mi colpiscono i rumori, le voci e i bambini, gli uccellini, l’acqua che scorre, i fiori di campo, ho trovato la lupinella, i botton d’oro, il sole tra foglie, ma soprattutto la vita che si faceva all’epoca. E il fatto di far rivivere il passato ogni volta che uno entra qui….. L’eternità.

Laura Galgani: Ci sono venuta una settimana fa in una visita guidata affascinante sull’aspetto massonico-iniziatico del giardino, costruito all’inizio e in parte dall’architetto Poggi, come percorso di purificazione verso se stessi, partendo dall’alto, dalla grotta che rappresenta il luogo delle  zavorre umane per poi scendere fino al tempio, simbolo di una trasformazione per diventare un affiliato della Loggia Massonica e quindi un iniziato. Compito dell’Iniziato era appunto portare fuori, nel mondo, grazie alla Massoneria e a tutto il lavoro di purificazione, qualcosa di elevato. Le scale, che richiedono attenzione, rappresentano la scesa di purificazione verso il centro di se stessi. Mi ha colpito la vegetazione molto ricca, gli alberi  rappresentano noi stessi, perché anche noi siamo alberi, con un ciclo di linfa, e il nutrimento degli alberi alla nostra anima è reale.  Mi ha colpito soprattutto la vegetazione.

foto di Laura Galgani

Rossella Gallori: Per me questo è stato un’altra cosa (era il giardino dove si andava a giocare).  E’ stata una solitudine protetta. Era, allora lasciare alle spalle qualcosa che non mi piaceva per trovare qualcosa che non occupava spazio nel cervello, già troppo occupato. Avevo un fratello che mi ci mollava e mi veniva a riprendere dopo molte ore… non ho mai avuto la necessità di giocare con qualcuno perché ero sola ma non ero sola, ero un essere umano, ero una bambina sola ma non fragile come dicevano, ero forte quando ero qui dentro. Ha avuto momenti peggiori questo giardino, mi ricordavo le ninfee, le acque, le fontane, pericolose ma non protette, d’autunno era croccante,….. mentre a Villa Favard ora a settant’anni ci vado un po’ incazzata qui ci venivo a dieci anni triste, ma bastava pagare quelle dieci lire (del biglietto) per sentirmi libera.  Non sentivo mancanza di nessuno, qui.  Non mi poteva succedere niente, eppure era pieno di pericoli, si giocava soli. Io sono caduta da tutte le parti. Non ho il minimo ricordo del Museo.

foto di Rossella Gallori

Daniele e Paolo….noi si giocava in mezzo ai possedimenti, si saltavano  i muri e si andava “di là”. Non c’erano i parchi pubblici.

Parola personale conclusiva:

Paolo – bellissimo.

Lucia: ricordo

Daniele: movimento

Rossella: protezione

Laura: intrigante

Patrizia: rumore e fantasia

Stefania: vasca

Anna: vita

Nadia: rinascita e ricordo

Sandra: tranquillità

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

2 pensieri riguardo “Incontro al Giardino Stibbert – 15 maggio 2021”

  1. Ho letto tutti i vostri bellissimi scritti e rimpiango molto non esserci stata ma sono riuscita attraverso le foto e gli scritti a conoscere un po’ questo meraviglioso giardino. Grazie a tutti voi

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