Ispirato agli elementi:
Un biglietto di sola andata Roma-Torino
Uno scontrino di un bar di Firenze di 5,80 euro
Un fazzoletto di carta con un indirizzo e-mail
Una fede d’oro
Una carta socio dell’Accademia La Colombaria
Una foto di gruppo spezzata in quattro
Un tacco a spillo di una scarpa da donna.
Senza un perché (Il Personaggio) – di Rossella Gallori

Alto quel tanto che non è troppo
Un viso ossuto dalla carnagione di un oro bronzeo, frutto di un sole buono…quasi lontano.
Lo sguardo tra l’intrigante ed il poco invitante, forse causato da un astigmatismo trascurato ed i solchi sulla fronte ne davano conferma, incorniciati da fili, come anelli d’argento, nascosti da un selva nera…quasi corvina di capelli.
Le labbra imbronciate, semichiuse.
Un filo di barba un po’ voluta, un po’ cialtrona.
Mani grandi, segnate qua e la da graffi vecchi, piccoli segni bluastri sulle falangi, le unghie, solo anonime falci mangiate dalla terra.
Gambe lunghissime fasciate da jeans così consunti, da sembrare trasparenti, anche l’ immaginazione arrossiva al suo incedere lento, quasi dondolante, scandito ad ogni passo dai camperos polverosi.
Un maschio senza ombra di dubbio.
Dalla camicia quasi pulita, aperta fino all’indecenza, dondolavano vecchi Rayban dalle stanghette sgangherate.
Sulle spalle larghe, una sahariana senza più ombra di colore …dalle mille tasche gonfiate da strane e non ignote forme, sembrava cadere pesantemente da un momento all’altro.
Sorrideva!! Sorrideva?… al suo arrivo il sole per primo abbassò la guardia, su una sensazione….di freddo…
Dopo il personaggio “ la storia” – di Rossella Gallori
…svegliarsi di colpo, credendo di essere in un letto e trovarsi su di un treno, pieno di gente, maleodorante, con un caldo asfissiante, non fu piacevole, il biglietto piegato tra le dita, recitava traballante “andata Torino” non sapeva nemmeno lui perché avesse lasciato Roma così in fretta.
Si guardò intorno, cercando di riavviare quel suo cesto incolto di capelli, sempre meno neri, di assumere una postura più corretta, le sue gambe oggi gli sembravan più lunghe del solito, cercò di battere i piedi per terra, per togliere un po’ di polvere ai camperos inguardabili, tolse uno scontrino appiccicato sotto la suola “bar Consoli via aretina Firenze “ corrugò la fronte per mettere a fuoco l’ importo, la sbronza del giorno prima aveva tolto decimi al suo già grave astigmatico, cinque euro e ottanta…lo gettò nel cestino giá colmo, urtandone il coperchio, si accorse solo allora di avere mani sporche, graffiate, l’ anulare sinistro segnato da piccoli lividi…..
Sudava e piano piano ricordava, cercò un fazzoletto nella tasca della camicia, sembrava nuovo ed usato al tempo stesso una mail scritta in rosso in un angolo, non era la sua scrittura…..eppure….piccoli tasselli tornavano alla sua mente…che ancora non trovava il bandolo della matassa….ricordava di essersi tolto a fatica la fede, ricordava una voce cantilenante….quella mail scritta con una matita per labbra.
La voglia di pisciare, lo distolse dal pensare, si alzò di scatto, quasi investì il controllore che tranquillo transitava nel corridoio….il cesso dove è? Non ebbe risposta verbale, se non un cenno della mano che gli indicava di malavoglia la destra.
La toilette era così piccola da farlo sentire più alto della media, dopo aver fatto la cosa più urgente, si guardò allo specchio, notò di se il colorito giallognolo, la barba incolta, la camicia troppo aperta, e quel tacco rosso appeso ad un laccetto di cuoio al suo collo a mo’ di ciondolo…
L’ acqua gelata sul viso lo riportò bruscamente alla realtà….aveva usato la carta socio di quella strana Accademia, trovata nel portafoglio, rubato ad un malcapitato…per entrare in quel posto elegante…si lo ricordava bene, aveva allacciato la giacca dalle mille tasche, sfoderato un sorriso, eluso la sorveglianza , digitato un codice maldestramente scritto dietro la card ed era entrato in un sogno dal profumo esotico, dall’ arredamento sontuoso, quello che sembrava un hotel a 5 stelle, non era altro che un postribolo d’alto bordo….perchè non approfittarne…si guardò intorno entro nella prima camera aperta, trovò lei mezza nuda ed invitante un letto, liquori, strisce di coca…un immensa gigantografia sul soffitto riproduceva una foto spezzata in quattro, appoggiata su uno specchio enorme..…Bevve, sniffò, in un caleidoscopico kamasutra, poi, poi, non ricordava più niente…o quasi.
Un colpo forte ed una voce stridula, lo fece sobbalzare: occupato…ma quanto ci sta…
Tirò su la lampo dei vecchi jeans ed uscì! Ricercare lo scompartimento fu un’ impresa, ricordava di aver lasciato sulla poltrona la sahariana…una voce metallica annunciava “Torino Porta Nuova”
Alzò lo sguardo si trovò di fronte una pistola ed un distintivo : è sua questa giacca?……
Annuì, nel silenzio di un treno che si stava svuotando…
Ecco vedendo le macchie di sangue sul tessuto sbiadito aveva completato il puzzle….si arrese porgendo le mani assassine ad un modesto poliziotto sabaudo….sapeva di averla uccisa, pur non ricordandone il perché….




