La maga Angiolina

Ispirata a Volta la carta

La magia di Angiolina – di Stefania Bonanni

Foto di Mira Cosic da Pixabay

I ricordi sono fotografie fatte dagli occhi, che non sbiadiscono. Ed io Angiolina me la ricordo bene. Si, in molti hanno detto che non è possibile , che ero troppo piccola, che ho immaginato dai racconti che ne hanno fatto. Comunque, io Angiolina me la ricordo bene.

Aveva lunghi capelli ricci, pettinati solo dal vento, che si impigliavano tra i rovi e le vigne,  mentre correva. Era magra e veloce, come un animaletto selvatico. Correva tra le zolle grasse come su un prato morbido, senza affondare, neanche dopo la pioggia. Vestiva di scuro, ma non le si addiceva.  Per questo, non uscì più senza quelle scarpette blu. Le aveva avute in regalo da Madama Dore’, usate dalle sue sei figlie. Angiolina volava tra le zolle con scarpette da ballo e la sera, alla luce del focolare, aspettava il sonno strusciando le scarpette con un pezzo di stoffa vecchia. Le asciugava, le puliva, poi le lustrava, finché non erano pronte per correre di nuovo tra le zolle, la mattina dopo.

Abitava in una casetta vicino al bosco, era rimasta sola presto. Era sola e povera, non aveva molto da ridere, ma la ricordano allegra e fiorita. Andavano a trovarla spesso, le ragazze del paese, portavano uova, o frutta. Nessuno aveva da scialare, in quel dopoguerra recente. Andavano da lei, le ragazze del paese, e trascorrevano interi pomeriggi a parlare d’amore e di futuro. Angiolina conosceva erbe e storie fantastiche, buone per sognare. Si intrecciava margherite tra i capelli, e ginestre. Raccoglieva erbe buone per scacciare la paura, o far dormire, o abbassare la febbre. Faceva decotti che curavano il mal di schiena, facevano guarire le ferite, cacciavano i pidocchi. Intrecciava ossi di pesca in lunghe collane, che girava tre volte tra le dita pronunciando strane formule mistiche, come fossero rosari le collane, e preghiere le formule. Intrecciava agli con fili di paglia, e li strusciava sulla pancia dei bimbi per far scappare i bachi, sempre biascicando strane nenie. Raccoglieva fiori la notte d’estate, e faceva intrugli che innamoravano. In inverno, cominciò a girare le carte. Per raccontare storie davanti al focolare, mentre le castagne cuocevano sotto la cenere.

In poco tempo circolo’ la voce che Angiolina girava le carte. Ma non erano le carte che  raccontavano. Era Angiolina, quello che le carte dicevano dipendeva da Angiolina. C’erano giorni nei quali il fante di cuori era un amore in arrivo, altri nei quali annunciava un tradimento. Il fante di picche a volte era un brigante, altre un principe arabo. Gli assi erano grandi gioie o disgrazie, ed il gioco era in mano ad Angiolina, che mescolava stagioni e magie, amori e guerra, per ridere, ma anche per vivere. Poi ci fu la volta che giro’ l’asso di picche, e annuncio’ un grande pericolo che stava per abbattersi sul paese. Quella notte cadde una bomba, vicino, e la gran paura fu la causa della fila di persone davanti alla porta di Angiolina, il giorno dopo. Volevano l’acqua che fa passare la paura, ma volevano anche vedere lei, e sapere altro dalle carte. Le chiesero di girare di nuovo le carte. Angiolina disse che se ne sarebbero andati i soldati, in silenzio, di notte, scalzi. Non disse a nessuno che sarebbe sparito anche il carabiniere che l’aveva fatta innamorare. Non c’era più,  nelle carte. E ricomincio’ a girare, a girare. Vide un soldato con uno strumento che suonava. Finalmente usò le scarpette per ballare. Sapeva sarebbe sparito anche il soldato. Aveva visto arrivare un pilota, che durò un attimo, come l’apparire e sparire del suo aereo nel cielo. Girò e girò le carte. Sapeva che rischiava,  ma voleva vivere. Girò il fante di cuori, e l’amò di una passione scoppiettante. Fu molto felice, non si pentì quando capì che il fuoco si spegneva, sapeva che era una delle possibilità.

Ogni amore, una figlia. Parlarono molto, in paese. Diventò una maga, Angiolina, nei racconti. E quando partì, con le braccia piene di figlie avvolte di stracci, nacque la favola. Dicevano che era sparita con un ragazzo straniero che se l’era portata a casa, incantato da chissà quale magia. Nessuno seppe più nulla di certo, e quando dissero di averla incontrata vicino al porto, stracciona stanca, insorse il paese.

“Angiolina è fatata, libera e forte. Nulla e nessuno l’avrebbe ferita. Avrebbe girato le carte, e mescolato bene, avesse avuto bisogno”.

Filastrocche universali

ispirato a Volta la carta

Filastrocche universali – di Gabriella Crisafulli

Foto di MICHOFF da Pixabay

La donnina che semina il grano

Volta la carta

Si vede il villano

Il villano che zappa la terra

Volta la carta

Si vede la guerra

E la guerra con tanti soldati

Volta la carta

Si vede i malati

I malati con tanto dolore

Volta la carta

Si vede il dottore

Il dottore che fa la ricetta

Volta la carta

Si vede Concetta

E Concetta fila il lino

Volta la carta

Si vede Arlecchino

Arlecchino che fa gli sgambetti

Volta la carta

Si vede i galletti

I galletti che fanno cosi

Chicchirichiiii

Acchiana acchiana babbaluci

Ca ti dugno pane e nuci

Ca ti dugno pane e cutieddo

“Tuppe tuppe tu”

“C’è Mastro Antonino?”

“Nooo”

Scinni scinni babbaluci

Ca ti dugno pane e nuci

Ca ti dugno pane e cutieddo

“Tuppe tuppe tu”

“C’è Mastro Antonino?”

“Nooo”

Acchiana acchiana babbaluci

Ca ti dugno pane e nuci

Ca ti dugno pane e cutieddo

…   …   …

Era la donnina che seminava il grano:

con lei c’era il villano

Adesso però lui è lontano

e la donnina non c’è più:

era del tempo di gioventù

Nel frattempo c’è stata la guerra

la donnina è sottoterra

Ora c’è Angiolina

che intreccia i capelli con foglie d’ortica

ama collane di ossi di pesca

come regina di stirpe moresca

Sua madre ha un figlio infedele

gli inzucchera il naso di torta di mele

mettendo Caino contro Abele

Angiolina si è nascosta in cucina

perché si sentiva un’aguzzina

Adesso non piange più

canta con voce argentina

mangia insalate con pere abate

ritaglia giornali costruisce ali

indossa occhiali

guarda aurore boreali

e scrive rime accidentali.

La donnina che semina il grano

Acchiana acchiana babbaluci

Ca ti dugno pane e nuci

Volta la carta

Si vede il villano

Il villano che zappa la terra

Ca ti dugno pane e cutieddo

Volta la carta

Si vede la guerra

E la guerra con tanti soldati

Tuppe tuppe tu

“C’è Mastro Antonino?”

“Nooo”

Volta la carta

Si vede i malati

I malati con tanto dolore

Scinni scinni babbaluci

Ca ti dugno pane e nuci

Ca ti dugno pane e cutieddo

Tuppe tuppe tu

“C’è Mastro Antonino?”

Volta la carta

Si vede il dottore

Il dottore che fa la ricetta

“Ca ti dugno pane e cutieddo”

Volta la carta

Si vede Concetta

E Concetta fila il lino

Tuppe tuppe tu

“C’è Mastro Antonino?”

“Nooo”

Volta la carta

Si vede Arlecchino

Arlecchino che fa gli sgambetti

Acchiana acchiana babbaluci

Ca ti dugno pane e nuci

Ca ti dugno pane e cutieddo

Volta la carta

Si vede i galletti

I galletti che fanno cosi

Chicchirichiiii