Tempo paradossale – di Luca Di Volo
Prima di iniziare la lettura, penso sia opportuno chiarire (almeno a chi non lo sa già) cos’è il cosiddetto “paradosso dei gemelli”..una delle verità più sconcertanti venuta alla luce con la Relatvità di Einstein..Sostanzialmente consiste nel fatto, abbastanza controintuitivo, che se uno di due gemelli rimane sulla Terra, e l’altro parte, diciamo, per un viaggio verso una stella, per esempio Sirio, viaggiando quindi ad una velocità molto elevata, tipo metà della velocità della luce, per quello che è partito il tempo scorre più lentamente rispetto all’altro rimasto sulla terra, quindi, al suo ritorno lui sarà ancora abbastanza giovane..mentre troverà il gemello rimasto sulla terra molto molto più vecchio di lui…
Questa è solo una trasposizione in chiave romantica di quella che potrebbe essere una vicenda vera tra qualche anno…
Alberto Magnolfi quella sera era felice..e lo sapeva..Era cosciente che i suoi piedi quasi non toccavano terra..che la Primavera incipiente sembrava creare solo per lui canti e profumi inebrianti..Quel crepuscolo magico lo accoglieva nelle sue spire avvolgenti ..e lui ci si abbandonava grato..Ma la Primavera non era l’unica ragione che gli faceva volare i piedi..Tra qualche giorno avrebbe finalmente avuto il tanto sospirato brevetto dall’Accademia..e allora..il suo sogno..via verso lo spazio..Marte..le lande di Ganimede..i laghi di metano di Titano…i pianeti transnettuniani..Non oltre, però…lo sapeva bene..Al di là c’era solo il maligno vuoto tra le stelle…solo pochissimi ci si avventuravano..spinti dagli enormi guadagni..pagando un prezzo altissimo..quello di diventare dei Paria senza tempo…
Cancellò quel pensiero ..e si concentrò sulla “vera” ragione di quel momento di beatitudine..Avrete capito…c’era di mezzo una ragazza (c’è sempre di mezzo una ragazza..)..che finalmente gli aveva detto di sì..ma anche la sua famiglia, nobili col naso sensibile, lo aveva accolto…capirai..una Frescobaldi…ma per lui, innamorato perso, era solo la “sua” Erika…del cognome gliene importava il giusto..tanto tra poco le avrebbe dato il suo…Erika Magnolfi…suonava bene, no?!Una sinfonia..per lui..
Insomma, al tramonto di una bella giornata di Primavera…sulla splendida collina di Monte Beni..con la gioia dei suoi vent’anni..qualcosa lo distrasse..una musica..?! Forse..allungò il passo..dietro un’ansa della strada c’era una piccola osteria…Quella strana musica…proveniva proprio da lì..
Fu un impulso irresistibile quello che lo spinse ad entrare…E sicuramente il destino…o quel che è..in quel momento stava sogghignando in uno dei suoi peggiori momenti..
La luce attenuata e il fumo, non gli permisero di vedere quasi nulla..però, inoltrandosi nel piccolo locale..notò un uomo che suonava un pianoforte che aveva visto tempi migliori, ma da cui quelle mani delicate traevano arcane armonie.
Si sedette ad un tavolino libero, ordinò una birra, e si predispose a farsi cullare da quelle note..
Dal suo posto poteva vedere bene anche il volto del pianista..suonava ad occhi chiusi…su un volto pallidissimo, quasi cereo…ma di una bellezza…mistica?!Greca?! Naso affilato, labbra delicate..capelli biondi e lunghi…un misto di angelico e di demoniaco..come in quella musica..straniante, stregante…in cui sembravano a volte risuonare le trombe degli Angeli o i tamburi dell’Inferno…ipnotica..e soprattutto, completamente aliena..
Si scosse, accorgendosi di stare per cedere a quella sonnolenta malia…alzandosi si avvicinò al piano..
Finalmente quel singolare pianista lo notò…rivolgendogli uno scintillante sorriso…
“Stasera siamo fortunati…guarda chi è venuto trovarci, Fati…addirittura un cadetto di prima nomina dell’Accademia…Già pronto per il primo imbarco?”
Dall’ombra si avvicinò una donna…doveva essere quella Fati che aveva menzionato..man mano la luce scopriva il suo volto e il corpo…appariva di una bellezza disumana…araba, forse…spagnola…?!
“Sì..Fati è il diminutivo di Fatima..la figlia di Maometto…lo sa che vuol dire :colei che apre?!A me ha aperto l’amore…ad altri..chissà..comunque questa è la mia compagna…fino a che Allah lo permetterà..”
Sembrava gli avesse letto nel pensiero….la bella donna gli fece solo un breve cenno col capo per poi rivolgersi al pianista con aria adorante..”Ti prego Lupo..suona ancora..per me..”
Con quella voce avrebbe potuto provocare il disgelo della Siberia..
Lupo ricominciò a suonare, ma cercando sempre di intrattenerlo..”Mai sentito parlare del Lungo Viaggio?!”
Questa strana domanda, del tutto fuori contesto, ebbe il potere di fargli scorrere un brivido gelato lungo la schiena….Nel suo ambiente era considerato di cattivo gusto anche alludere all’argomento..salvo le lotte all’ultimo sangue per accaparrarsi i ricchissimi prodotti che quelle navi trasportavano…Qualcosa di simile ai vascelli pirati del XVIII e XVII secolo….
La risposta di Alberto fu guardinga..”Certo.., ma…non mi ha mai interessato..”.E già quell’aggiunta diceva molte cose..
Lupo lo guardò di sottecchi col suo sguardo ipnotico..un accenno di sorriso..”Si guadagna bene, sa?!”
“Sì..ho sentito quel che si dice in giro..chissà se è vero però…”
“E’ vero..è vero..non si preoccupi…”
Con uno scatto felino Lupo si alzò dal sedile del piano..proseguendo..”Ma lei non è interessato, a quanto vedo..”un piccolo silenzio…”E poi non l’avrei voluto io..non saprei che farmene di un bamboccio cullato nell’ovatta..”
Si avvolse in un mantello facendo segno alla compagna di seguirlo..e dal buio del locale risuonò una poderosa e sguiata risata..
Alberto trasalì…e quelli chi erano?! Anche la ciurmaglia…
Rimasto solo, si asciugò la fronte sudata, finì la sua birra ed uscì all’aria aperta..L’aveva scampata bella….Quelle bande di pirati si diceva non avessero molti scrupoli…E quell’indefinibile Capitano..e quell’angelica creatura..Angelica?! A lui faceva più l’effetto di una diavolessa…affascinante, però…
Si fermò sulla cima di un piccolo colle..quel posto e lo spettacolo che offriva l’avevano sempre entusiasmato..
Sì perché da lì si poteva assistere all’incredibile spettacolo che il grandioso spazioporto di Peretola offriva a chi lo guardava dall’alto..
Immaginate una pianura, che riusciva a raggiungere la vicina Pistoia…fino a lambirne la periferia…Completamente illuminata..ma in modo da non recare disturbo al panorama..
In file ordinate, centinaia, migliaia di astronavi..di ogni forma e dimensione…da trasporto, da diporto..da guerra..
Sola, quasi abbandonata in un angolo meno illuminato…era ferma un’astronave…più grande di tutte le altre…intorno alla quale si accalcavano come formiche schiere di meccanici, carpentieri, tecnici…Sembrava un’enorme aquila momentaneamente a riposo ma pronta a irrompere ruggendo spinta dai suoi fantastici motori verso spazi sconosciuti….
Nonostante la paura, Alberto si scoprì affascinato…Una nave del Lungo Viaggio..di sicuro…inconfondibile…chissà quali strani mondi….
Fu l’ultimo suo pensiero cosciente..All’improvviso tutto divenne buio e silenzioso..
Non sapeva, quando potè riaprire gli occhi, quanto tempo fosse passato..non sentiva altro che il dolore lancinante alla testa, provando a muoversi scoprì di essere completamente paralizzato….Era in un automobile ..che correva a velocità folle su strade che lui non conosceva..
Si riappisolò un po’…l’effetto delle droghe..quando riaprì gli occhi, l’auto si era fermata..sotto una gigantesca ombra..un’astronave…immensa..Girò gli occhi per quel poco che poteva, per capire qualcosa di quel posto, quando gli cadde lo sguardo sul cartello che tutte le navi erano obbligate ad esibire per indicare la partenza l’arrivo…e altre notizie…ma questa volta rilesse la scritta tre…quattro volte…prima che la sua mente rendesse coerente il messaggio…
Già, perché sul cartello c’era scritto, a titoli cubitali: ASTRONAVE BELLEROPHON, in partenza per Merak, Dubhe, Alcor, ed altri scali .
RIVOLGERSI AL COMMISSARIO DI BORDO.
Alberto si sentì morire…Il Lungo Viaggio…quelli erano nomi di stelle…Maledetti..l’avevano rapito..ma ..chi?! Perchè?!
La droga ricominciò a fare effetto e ricadde in un sonno malsano..
Fu una continua vibrazione a svegliarlo, alla fine…incessante, come un gigante che respirasse, profondo, inarrestabile….
Era steso su un lettuccio..in una specie..di che?! Un’infermieria…si sarebbe detto…e di una clinica di lusso..a quel che vedeva..file e file di armadietti scintillanti…un set completo per tutti i tipi di esame…comode poltrone….
Una porta si aprì ed un largo faccione gioviale spinse la testa nel locale…
“E come sta oggi il nostro ingegnere -cadetto..?! Spero non troppo male…”
Alberto non ci vide più..voleva uccidere qualcuno…e quel giovialone andava bene come un altro….”Maledetti..mi avete rapito..mi avete scaraventato nel Lung….”Ma a questo punto la testa gli ricadde sul cuscino…Troppo debole…
Il faccione allegro gli si avvicino’..sentendogli il polso, guardandogli l’occhio …con aria molto professionale..
Non fece il minimo caso al suo sfogo..:”Eh..piano piano…ti rimetterai, presto, ma ..riposo e pazienza..pazienza e riposo…questo è il segreto”.Mentre se ne stava andando si voltò…”Ah..io sono il dottor Asuki..Asu per gli amici…”fece un inchino molto Giapponese..”Per servirla..”
Inutile dilungarsi ancora..Cominciò così per Alberto la sua vita tra le stelle..Divisa tra la sete di vendetta e, suo malgrado, l’ammirazione per i mondi inimmaginabili per un “terragno”..loro lo chiamavano così..
E poi non erano poi tanto una ciurmaglia intenta a far soldi e ad accumulare tesori in vista di quando finalmente si sarebbero fermati…A quel che sapeva avevano già accumulato tante ricchezze da poter vivere due o tre vite da ricconi sfondati..
Invece continuavano..E lui, odiandoli tutti..non li capì fino a quando uno non gli citò proprio il suo poeta preferito..Alla fine di una discussione sull’inutilità del loro proseguire..uno, il secondo in comando..recitò”…Fatti non foste a viver come bruti….”
Detto in quel contesto era più che ridicolo..ma anche commovente..
Fu uno dei momenti più educativi..sulla strada di quell’iniziazione che Alberto non aveva voluto..che odiava con tutte le sue forze..ma che forse avrebbe potuto insegnargli tanto..
Un altro pensiero consolante era che ad ogni scalo, ad ogni sosta lentamente..lentamente ma ogni anno-luce di viaggio lo portava sempre più vicino ad Erika..passava le notti a calcolare quanta differenza di tempo ci sarebbe stata tra di loro al suo atterraggio..sarebbe stata una vecchietta…forse..ma non importava..l’avrebbe amata ancora di più…pensava agli splendidi regali che le avrebbe potuto fare con il ricavato del carico del Bellerophon..una piccola fortuna..e lui l’avrebbe spesa per lei..per loro due…
E si addormentava contento…si fa per dire…
Il comandante non lo vedeva quasi mai..nessuno lo conosceva bene..di sicuro il suo vero nome non era Lupo..dicevano fosse ungherese..reduce della guerra del 2651…
Quindi..avrebbe avuto..quanto?!Dio Santo..trecentoquarant’anni…
Guardava le stelle dai finestrini..con il loro canto abbagliante di barbarico splendore sembravano ammaestrarlo..confortarlo quasi..Ormai le riconosceva una ad una:Sirio, azzurra e cangiante..la rossa Aldebaran…Canopo la bianca…forse la più bella..
Era un orfano adottato dalle stelle…e questo lo fece sopravvivere..
E finalmente ..finalmente ..rotta sulla Terra o, come la chiamavano i lupi dello spazio Sol III..
Ma comunque fosse..lui era di nuovo felice..Ora sorrideva di nuovo. E scherzava col dottore per le sue manie..col pilota per la sua passione per le antiche icone..
In uno di questi stati di grazia lo sorprese il comandante..”Signor Magnolfi..sono lieto di vederla sorridente….procuri di restare sempre così..”
Che voleva dire?!E poi l’aveva detto con uno sguardo..di pietà…Forse?!
Quando le porte della vecchia nave finalmente si aprirono lasciando entrare la fresca brezza di M.Morello, lui fu il primo a saltar giù…pochi minuti per farsi accreditare il gruzzolo cospicuo che gli spettava…e all’Amministratore che gli diceva arrivederci rispose con una smorfia…arrivederci?!Ma nemmeno per sogno..”Eh, non si sa mai..”fu la sibillina risposta del vecchio astronauta..
Ma appena fu in grado di avere sott’occhio tutto il panorama…il suo entusiasmo non potè che raffreddarsi un po’..nonostante tutto..
Già, perché, ovunque girasse lo sguardo..gli venivano incontro spezzoni anneriti…non poteva dire se case..alberi o altro ancora…
Brulle le colline un tempo smaglianti di verde e di olivi…
L’uomo che gli controllò i documenti nella guardiola al limite dello spazioporto..era simile al paesaggio:barba lunga..vestito logoro..l’aria stanca di chi ne ha viste troppe…”Eh..voi del Lungo Viaggio…sempre lassù. A vagabondare…mentre qui si muore, di fame..per le radiazioni…”
“Ma che è successo..?!”
L’uomo lo guardò stralunato…”Santo Dio..ma quanto tempo è stato lassù..?!La guerra, la guerra, amico mio..nessuno ricorda nemmeno il perché..ma ci ha devastati tutti…anche se è finita da cinquant’anni…la ripresa è lenta e..”..un sussurro…”forse non ci sarà più..”
Si può capire perché Alberto, all’uscita del cancello dello spazioporto, fosse abbastanza abbattuto..ma si riprese..era giovane e sicuramente la sua Erika lo aspettava….Ingenuo…
Saltò su un taxi, all’autista diede il nome “Villa Frescobaldi, per favore..”
Ma l’autista rimase fermo…”Villa che…mi dispiace..questo nome non l’ho mai sentito…”
Non che Alberto ci sperasse..ma fu un discreto colpo..”Ma a M.Beni mi ci può portare..?!”
Questa volta l’autista capì..”Certo..ma…non capisco cosa uno possa andarci a fare..ci sono solo baracche miserabili…”
Un’occhiataccia di Alberto..”Va bene, va bene..la porto subito..”
Man mano che si avvicinavano si potevano rivedere i tratti di quelle che furono le più belle colline del mondo….ma quasi irriconoscibili..
Fece fermare il taxi vicino a dove..a memoria..doveva sorgere la bella villa che lui conosceva tanto bene..Mentre la macchina si allontanava…lui rimase solo..solo davanti ad un enorme cratere..tutto quello che restava dei profumi, dei fiori e dei canti che avevano vivificato quell’angolo di paradiso..
Si riscosse…Erika…Erika…non poteva essere lontana…se lo sentiva dentro..
Fermò una vecchietta carica di legna…”I Frescobaldi..?!Mai sentiti..ma io sono qui da poco..”..chiederò un po’ in giro..
Ritornò dopo un quarto d’ora..accompagnata da un’altra vecchia signora..ancora peggio in arnese..
“E’ lei che ha chiesto dei Frescobaldi..?!”e lo guardava sospettosa….
“Sì..”
“E perché li cerca..?!”
“Ehm…sono un vecchio amico di famiglia..”
“Così giovane?!”
“Sì…sono stato molto all’estero…”Non sapeva quant’era vicina alla verità quella stupida risposta..
Comunque la vecchia non ci fece caso..”Allora venga con me…ma non ne faccia parola..sa, dopo la rivoluzione questi nobili li cercano..li incolpano di tutto..Io ero al loro servizio..mi occupo della loro ultima discendente…nessuno al mondo ha la loro classe…Va beh..siamo arrivati…”
Apri un usciolo sgangherato…, salì le scale dicendo..”Sono io, contessa..non si preoccupi…”e a lui “Poverina, ha sempre paura di tutto..la tratti con dolcezza…è un po’ svanita, sa…alla sua età..”
La stanza era immersa nella penombra..davanti all’unica finestra una poltrona..e una figura ammantata di nero..
Una voce tremula..”Ah, sei tu Maria..?!Credevo fosse Alberto..mi aveva detto sarebbe tornato presto..ma è un po’ in ritardo..che bel giovanotto il mio figliolo, il giovane Alberto..tutte le giovani del vicinato se lo mangiavano con gli occhi…ma io lo aspetto ancora..”
“Non ci faccia caso signore..non si è mai sposata e nemmeno ha avuto figli..Ma ha sempre mantenuto la sua dignità in mezzo ad un mondo in sfacelo..”
“Chi c’è con te, Maria..?Fallo avvicinare…vorrei vederlo…”
“No..no, meglio che si riposi gli occhi…”e a lui.”.poveretta..è mezza cieca ma non vuole ammetterlo..”
“Hai ragione Maria, hai ragione..ma offri qualcosa al nostro ospite..forse gradirà un Brandy..In questo giorno umido..lo sento nelle ossa…tra poco pioverà..e il giovane Alberto non torna..non torna….”Continuò così come un disco rotto…
E Alberto fuggì..si precipitò giù dalle scale…fermandosi solo per dare alla vecchia manciate e manciate di soldi..
“Basta basta signore..è troppo…”ma lui non si fermava…per lui non avevano più nessun valore..
“Allora grazie..grazie signore..serviranno per far stare un po’ meglio quella poveretta..”
Si allontanò lasciandolo nel buio..
Lui alzò lo sguardo verso il cielo…che brulicava di stelle…”E così avete fatto anche di me il vostro schiavo..e ora sono anch’io un Paria…senza Patria e senza tempo..”
Sentì una goccia bagnargli il naso..poi un’altra..e un’altra ancora…Lei aveva detto che sarebbe piovuto..