Suono giallo di tromba – di Laura Galgani

“Il colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde”
“Lo Spirituale nell’arte”, Vasilij Kandinskij
Note altissime e squillanti di tromba venivano dalla finestra di fronte. Lei si reggeva l’addome insanguinato con una mano e cercava di reagire ma quello squillo ripetuto, spietato e acuto si faceva lama affilata per la sua testa e non riusciva a pensare. Apriva la bocca nello sforzo di chiamare aiuto ma era inutile; quel suono sovrastava implacabile la sua voce. La ferita sanguinava e il suo abito elegante, di viscosa a grandi fiori gialli, ormai era lacero e rovinato. Sentiva che le forze la stavano abbandonando. In un attimo rivide la scena: il suo compagno che avanzava verso di lei a grandi passi, gli occhi dilatati, la bocca serrata, la sua mano destra, grande, curata, alzata sopra di lei che con violenza la colpiva sul volto e la faceva cadere giù, di schianto. La tromba aveva iniziato in quell’attimo a squillare e dalle finestre aperte del villino di fronte lame gialle sonore la ferivano ritmicamente, come gli schiaffi che la colpivano nel salotto di casa sua. Vedeva tutto giallo intorno a sé; le pareti, il divano, i cuscini a fiori, il tappeto, tutto roteava sintetizzando i colori in un vortice di giallo accecante. “Mi credevi scemo? L’ho capito che te la fai con un altro! Hai finito di fare la signora alle mie spalle! O te ne volevi andare? Ma dove vai, tu, senza di me? Non sei niente, senza di me, hai capito?” E mentre cercavi di risollevarti da terra per raggiungere la porta e scappare senza cercare di dare spiegazioni inutili, lui aveva già afferrato un tagliacarte dalla scrivania e ti si avventava di nuovo addosso, questa volta per colpirti senza pietà. La follia cieca del delirio gli tingeva gli occhi di giallo sporco, rigato di sangue. Sarebbe stato l’ultimo ricordo di lui, che dopo averti colpita al ventre ti aveva lasciata lì, per terra, sul bel tappeto persiano comprato insieme in Turchia in un giorno di sole abbagliante, ed era uscito sbattendo la porta. Il tuo ultimo sguardo fu per l’albero in giardino che con le sue foglie ingiallite annunciava l’estate come te morente contro il cielo al tramonto. Il ritorno alla terra, tu e le foglie.
Per un attimo ho avuto paura, che gli schizzi di sangue mi raggiunsero, purtroppo non è fantasia, ma realtà….una realtà scritta, disegnata, interpretata…in modo incisivo e ritmato…
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Tremo nel leggere le tue parole e il fatto che sia una realtà che si verifica ogni tre giorni mi gela.
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Un giallo lama di coltello, pungente, tagliente……
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