Giallo tramonto

Giallo tramonto sull’Arno – di Stefania Bonanni

foto di Paolo Lemmi

Giallo è  l’inizio, e gialla la fine, come rincorrersi allegorico del giorno e della notte, come scandire ore e giorni della vita, come iniziare con impeto, forza passione, ed avere un pensiero latente e giallo, di rischio, paura, insicurezza. Come avvertire anche il senso della fine, di progetti che hanno senso proprio perché finiscono, cambiano, si riversano in altri. Nello stesso tempo, quando finiscono lasciano segni gialli, di parti portati a termine felicemente e con dolore,  di vita mescolata tra fatti e persone, e sogni e ricordi. Tra sogni nitidi e brillanti, e ricordi che piano di impolverano, ma per magia attirano polvere che conserva, anziché annebbiare.

foto sull’Arno di Rossella Gallori

Ho visto nascere il giorno, su una spiaggia d’Abruzzo, e il mare era nero, il cielo era nero, la spiaggia era nera, gli alberi nere presenze incombenti. Non c’erano stelle in cielo, non c’era piu’ la luna. Un attimo. Come qualcuno che fa clic sull ‘nterruttore  (cosa che non escludo possibile) e una lama brillante come un diamante ha spaccato il buio. È bastato un secondo, e niente era più come prima. Non era giallo,  era bianco abbagliante. È diventato giallo quando si è mescolato al mare, alla sabbia,  alle nostre orme sulla riva, quando ha coperto di se’ carne e materia. Quando, anche per quel giorno, ha vinto l’Alba.

foto di Stefania Bonanni: alba in Abruzzo

Cecilia ha detto che ognuno ha negli occhi un privato tramonto giallo. Ed io ce l’ho. Il mio tramonto più languido, davanti a quella solita pescaia sull’Arno, nel momento in cui i raggi del sole si fanno lunghi ed obliqui,  ed illuminano uno specchio d’acqua che sembra inclinarsi, o forse inchinarsi ,  per assecondare i raggi.

Il giallo in mezzo alla tela ha il potere di allargarsi negli occhi, fin quasi a far vedere tutto giallo. Il sole del tramonto, sull’Arno, non è quasi mai rosso, più morbido e vintage,  sembra somigliare a quei colori sfumati che assumonoi le vecchie  foto in bianco e nero, che poi ad un certo punto, credo per la magia dei ricordi, si colorano di dolce.

Al tramonto,  dalla riva verde, la pozza nel cielo si riflette e si affoga nell’acqua. Si tuffa e viaggia, fino alla corrente, illumina l’acqua che passa sulla pescaia cone se avessero messo un lampione. I raggi continuano ad inclinarsi, arrivano al Ponte della ferrovia.  Un brutto agglomerato di metallo scuro, con le sponde formate da sbarre di ferro che si intersecano formando una specie di grosso reticolato. Al tramonto, trafitti dai raggi, riflettono sull’acqua un disegno di intrecci inconsapevoli e casuali, come dire che un  tramonto  rende grazia anche a quello che di suo, grazia non ha.

Il tramonto dei raggi gialli  sull’Arno si è moltiplicato nel giallo dell’acqua che trasporta fango durante le piene, nelle foglie gialle venute dopo quelle verdi, quelle rosse, quelle marroni, nel momento del loro autunno. Certe sere, l’Arno sembrava una pista di marmo tirato a lucido, in attesa di ballerini di liscio,  gli alberi con le foglie  gialle illuminate, simili a quelli carichi di lampadine che festeggiano il Natale.

Bisogna stringere gli occhi, e portarselo dentro, l’Arno illuminato.

Ci sarà il momento in cui non se ne potrà fare a meno.

Giallo Carla

Giallo per stare insieme – di Carla Faggi

foto e…radiatore di Carla Faggi

Volevo star con voi ma non mi veniva nulla da scrivere

volevo star con voi e vi leggevo matitine gialle

eppure il giallo mi piaceva tanto

avevo giallo il cappello, la sciarpa, il maglione

ma non sapevo che scrivere

avevo giallo la mia casa, il mio giardino,

gialla era la mia mente , il mio cuore, i miei ricordi

ma non riuscivo a scrivere

allora ho pensato: non scrivo nulla e sto comunque con voi matitine gialle

Giallo….bandiera gialla

Bandiera gialla – di Rossella Gallori

Foto di schubinger da Pixabay

Minigonna tipo Mary Quant, fatta dalla sartina di via Panicale, dieci occhielli a vela con una striscia non molto alta di tessuto jeans ed una catena dorata a mò di cintura, la camicia stretta fino all’ inverosimile, tipo Pucci, dove il giallo timido rincorreva il blu, diventando verde mela….solo i sandali alti alla schiava di un cuoio macchiato volutamente, erano veri, Albion in persona glieli aveva dati, un paio di foto  ed  in cambio si era portata a casa quello che poche ragazze della sua età si potevano permettere…certo bisognava avere il coraggio di portarli, poi!!

Una estate così calda la ricordavano in pochi, in quel barretto di via Taddea poi si soffocava,un 66 bollente…. Solo 4 giorni di ferie, li aveva passati a Caletta, che di Castiglioncello respirava l’aria, ospite di  una parente…

Il risultato era un color bronzo dorato che bene si abbinava al rame scuro scuro dei lunghi capelli, sempre un po’ spettinati ed a quell’ aria sfacciata che la contraddistingueva dalle altre figlioline  tutte vestitini di piquet appena sopra il ginocchio…

Era lì appollaiata sulla sgabello di  finta pelle nera, la tracolla di  crosta chiara stracolma di fogli , bic nere, pettini a coda, trucchi…e  nastri per legare i capelli, a lavoro niente cernecchi a giro, le aveva detto il direttore,lei aveva obbedito e tre secondi prima di esser dietro il banco li legava stretti come sardine.

Lui non era in ritardo… per lei essere in anticipo era una prerogativa, la spuma bionda da 50 lire e quel jukebox giallo e nero l’ affascinavano e le facevano compagnia nell’ attesa… la solitudine dentro che cercava di nascondere le dava modo di essere in un modo fuori ed un’altra dentro…lei una tutta poesia…che scriveva di amori color sole…di piazze illuminate, una che scriveva  poesie su tutto…per le panchine arrugginite di piazza Indipendenza…per i piccioni…per la cacche giallognole degli uccelli di San Marco… poesie d’ amore sempre…per chi non c’ era più, per chi c’ era e per chi doveva arrivare… le ultime le aveva appallata in quella borsa sdrucita con le cuciture gialle a vista, dopo l’ ennesima lite con il fidanzatino di sempre quello “fidanzato in casa”  che cominciava a sopportarla poco, ultimamente, con quegli sbalzi di umore che le facevano cambiare colore al volto…spesso da giallo bile, diventava rosa amore in un nano secondo…una ragazza ingestibile.. diceva..ed aveva ragione..

Certo se l’ avesse vista conciata così ad aspettare un altro le avrebbe dato due ceffoni…li avrebbe presi scambiandoli per  passione pura…

Ma lei era così, doveva avere due amori per dimenticare uno, troppo grande  doloroso ed insostituibile. Era così,  con orecchini più grandi di campanelle da tende, un ombretto turchese e la voglia di vederlo…apparve: giacca di lino color paglia, pantalone Principe, scarpe Raspini, camicia Old England  i suoi 40 anni ben portati, un direttore di banca conosciuto mentre andava a cambiare i soldi…per bottega…Amore sieeee lei prendeva fittonate, le piaceva tradire…ed il tradimento sbucò da via della Stufa…con passo incerto…forse aveva paura di trovare sua moglie??

 Le si avvicinò porgendole un  pacchetto azzurro  imbrigliato con un sottilissimo filo dorato….

Il cuore le batteva forte, più per il libro che per lui…le disse in fretta tutto… che era sposato che era troppo grande per lei…..che bla bla bla…tutte cose che sapeva già e che sinceramente la lasciavano indifferente…lo salutò baciandolo con meno passione, mentre scartava il libro…quello che voleva…un patetico segnalibro…alla poesia “Questo amore”…si girò e lui non c’era più. Dopo anni ricordava solo che aveva occhi color frittata di carciofi e che aveva belle scarpe, niente altro, nemmeno il nome. Prese 100 lire dalla borsa  digitò tre volte L5..alzò il volume spostando il “robot giallonero” quel barrettino era casa sua, poteva fare quel che voleva…musica a palla e e e e per magia  apparve Roma ed il Piper…cominciò a ballare da sola, le piaceva farlo, essere guardata senza essere nemmeno sfiorata..

SI QUESTA SERA E’ FESTA GRANDE  NOI SCENDIAMO IN PISTA  SUBITO……FINCHÈ VEDRAI SVENTOLAR BANDIERA GIALLA …..

Era una calda estate del 1966 o era il 67????

Giallo Salento

Giallo Salento – di Lucia Bettoni

foto e quadro (particolare) di Lucia Bettoni

Dal Salento ho portato i colori.
Colori primari, colori vivi, lucidi, scolpiti nei miei occhi come gocce di vita dal sapore agrumato e pungente.
La mia pelle beveva l’azzurro del cielo, il verde del mare, il bianco delle case, il giallo e l’arancio della frutta, delle tovaglie, delle vele, delle tende: un caleidoscopio di colori senza incertezze, senza mezzi toni, senza miscugli.
Colori come gocce di vita.
Ho voluto rendere visibile ai miei occhi per sempre quello che il Salento mi aveva donato: dalla forza e dall’energia di questo dono è nato un grande quadro che mi accompagna da anni e illumina i miei giorni grigi e stanchi
Gocce di vita appese sul mio letto.

Giallo ricordo

Ricordi gialli – di Anna Meli

 Si era svegliata presto quella mattina e, aprendo come al solito la finestra per dare luce alla stanza, aveva subito notato che una fitta nebbia avvolgeva ogni cosa; solo poche macchine con i fari antinebbia la interrompevano cercando di fare un po’ di chiarore giallastro quasi surreale. Sentì un brivido sottile scendere lungo la schiena e si abbracciò per darsi calore e conforto.

            Desiderò improvvisamente ritornare al calduccio del suo letto e così fece cadendo poi in un dormiveglia, in un rivivere di ricordi piacevoli e pieni di luce.

            Ricordò l’estate gialla di campi di grano maturo, di girasoli, di colza fiorita, di ginestre profumate e, anche di voli di rondini e frinire di cicale nel sole caldo e radioso. Si ricordò anche di quel grosso calabrone che mentre era seduta in cerchio con i suoi compagni in mezzo ad una viottola aveva scelto proprio lei per pinzarla: dolore giallo, paura gialla e…antitetanica. Non riusciva proprio a capire come un insetto cosi bello fosse così aggressivo.

            Altre immagini attraversarono la sua mente e rivide l’orto di zia Rina col pero e l’albicocco carichi di frutti maturi e succosi e di come allungandosi per prendere una pera era caduta impiastricciandosi tutta; rivide la sua amica Silvia col vestito da sposa giallo e i capelli acconciati con spighe di grano.

            Tutto era estremamente piacevole, ma poi la sveglia suonò ricordandole che era ora di alzarsi e così facendo notò che la nebbia si era dileguata  e un pallido sole appariva alto al di sopra di una striscia bianca imprigionata nella valle come i suoi ricordi.

Giallo topazio

L’ANELLO – di Sandra Conticini

Quel topazio giallo l’avevo comprato molti anni fa insieme a dei brillantini e  a delle tormaline colorate. Aveva girato da una scatolina all’altra in attesa di trovare la sua collocazione. Ogni tanto pensavo a come lo potevo utilizzare,  lo portavo dall’orefice mi dava qualche idea, ma la pietra tornava al suo posto.

Poi un giorno mi è venuta l’idea. Ho preso le fedi dei miei genitori le ho fatte unire ed ho fatto incastonare sopra il  topazio.  Con questo anello al dito sono sempre in compagnia.

Giallo bambino

Costume giallo – di Tina Conti

Lo rivedo, con quelle gambette scattanti e vivaci , sguazzare nella vaschetta di gomma posata sul piazzale di casa: aveva scelto il giallo, quei pantaloncini erano la sua passione, voleva solo quelli per fare il bagno.

Dovevano essere lavati e asciugati in fretta, senno’ si rischiavano musi e capricci, non era difficile accontentarlo, era il primo nipote e per lui si facevano capriole, anche le caramelle avevamo trovato gialle.

E la scia di giallo e’ proseguita per diverso tempo.

Un pigiamino con le papere, le ciabatte per il mare, la maglietta  con le righe.

Poi, contagiato dagli uomini di casa, è passato ai colori della squadra del cuore.

Viola la sciarpa, la maglietta, le bandierine.

Adesso non so proprio per quale colore tifa, e’affascinato dagli abiti  sportivi, dai personaggi del mondo della canzone e dai loro vestiti, dal parrucchiere si contratta per ore sulla lunghezza del ciuffo, e quante sbirciatine si da negli specchietti delle macchine.,.

Nel mio bagno si è impossessato  del gel  per i capelli, e con quanta attenzione si spazzola e liscia prima di uscire.

Fatico a stare dietro alle nuove passioni, sono sempre in ritardo.

Ridono di me quando propongo cose che mi sembravano  interessanti: -Ma nonna, queste sono cose da piccoli, a te piace sempre la peppa pig e Mascia e l’orso, ma a noi fanno ridere.

Provo a seguire le dritte che mi danno ma, sono sempre  indietro, sono io che rimango a bocca aperta quando mi istruiscono sulle potenzialità delle  nuove tecnologie; ho pensato di prendere lezioni  da un esperto per spiazzarli e stupirli!

So pero’ che non ce la faro’ mai e allora gareggio sulle mie specialità , le cose fatte con le mani , la cucina e le piante….sul disegno sto per essere superata

Ma sono contenta così, perché ora che sono diventati cinque, terreno su cui lavorare ne ho parecchio. E con i colori posso spaziare a piacimento.

Giallo struggente

Giallo struggente – di Luca Di Volo

foto e quadro di Luca Di Volo

Giallo, mio giallo, giallo struggente

Tu che inondi del giorno l’ora più morta

Fermando nel tempo eterni attimi di luce

Dell’oro imperiale colorata

Nell’aria immota qui si può vedere

Squarci insperati di strade illuminate

Sullo sfondo che ci illude

D’azzurro mare un’onda pietosa

E in questa visione il cuor si ferma

Ma grato  rivive nella sosta

In cui s’immerge in quest’ora gialla

Illuminato dal tuo struggente ardore.

Giallo ginestra

La ginestra di Nina – di Nadia Peruzzi

Foto di Thomas B. da Pixabay


L’ultima cosa che sentì fu il profumo inebriante della ginestra. I suoi occhi restarono aperti come per bere anche l’ultima goccia di quel mare di giallo inondato dalla luce del sole di agosto.
Era morto così, a pochi chilometri da casa su una di quelle colline che amava tanto. Era morto durante un rastrellamento dei tedeschi che avevano attaccato la sua brigata.
Era scappato di casa poco tempo prima, sentiva di dover fare qualcosa anche lui. Si stava preparando finalmente la discesa delle formazioni partigiane verso Firenze, mentre inglesi e americani si stavano avvicinando e i combattimenti si erano accesi in più punti. La resa dei conti era prossima.
L’attacco tedesco era iniziato di notte.
Erano arrivati di soppiatto cercando di togliere alla brigata qualsiasi possibilità di difesa. Ma da parte dei partigiani ci si aspettava qualche reazione velenosa da parte di chi sa di avere i giorni e le ore contate.
La brigata si era riorganizzata subito e si era posta sulla linea di risposta in modo efficace. Alla levata del sole le posizioni erano tutte riconquistate e l’attacco respinto.
In un momento di calma , Giovanni aveva deciso di seguire tre dei suoi compagni in direzione di un’altura da cui poter osservare meglio l’intrico dei sentieri che convergevano verso la collina sulla quale si trovava il suo raggruppamento.
Non c’era ombra di tedeschi da nessuna parte.
Le autoblindo e gli altri mezzi usati per avvicinarsi erano spariti,la ritirata sembrava effettiva e Giovanni e gli altri avevano deciso che era possibile rientrare .
La gragnuola di colpi arrivò improvvisa.
Sentirono l’aria lacerata dai sibili, prima di sentire i rami e le foglie degli alberi attorno a loro sfrigolare e spezzarsi una volta che le pallottole li raggiungevano.
Giovanni aveva trovato rifugio in mezzo ad una muraglia di ginestre.Gli era sembrata perfetta come nascondiglio. Non sentì arrivare il colpo, era troppo preso dalla tensione. Le sue dita non avevano mollato nemmeno per un attimo la presa sul mitra con cui stava rispondendo ai colpi del nemico.
Le forze gli mancarono all’improvviso. Sentì lo sguardo appesantito, mentre la vista gli restituiva una immagine sempre più sfocata di ciò che gli stava attorno.
Si sentiva affogare in quel mare tinto di giallo, mentre artigli sempre più gelidi lo trascinavano nel profondo di un vortice che gli spezzava il fiato e la volontà.
Pensò a Nina e al suo visetto pulito e allegro. Con le ultime forze riuscì a tirare a sé un ramo di ginestra per sentirne il profumo, come quel giorno che le aveva regalato un mazzo di quei fiori.
Nina, con quei suoi capelli corvini e il rametto di ginestra dietro all’orecchio a renderli splendenti come il sole.
Nina,Nina,Ni….

Giallo ardente

Giallo – di Lucia Bettoni

Foto e quadro di Lucia Bettoni

Energia vibrante
che inonda il corpo
che accende gli occhi
che espande l’anima
Desidero ardente di
un tuffo nella vita
Fare l’amore con i tuoi occhi
con un fiore
con l’alba
con il tuo corpo morbido
accogliente e prezioso
Un bacio senza fine
sotto la luna
Un tempo senza età
perché il giallo
sbocci sempre
a primavera 


Giallo inedito con tre autori

Una nuova avventura del Commissario Grintolin – di Carla Faggi, Luca Di Volo e Vanna Bigazzi

Il commissario Grintolin, mani dietro alla schiena, testa bassa, girava nel suo ufficio da destra a manca e da manca a destra. Pensava e pensava ma non riusciva a dare un senso alla giornata. Il periodo natalizio gli metteva malumore, almeno ci fosse un bel caso da risolvere, un delitto, una rapina, anche un furterello basterebbe, invece sembravano tutti buoni, tutti bravi. Calma piatta. L’ispettore Scrupoloso Antonio non era da meno. Una noia mortale, non si poteva certo richiedere la consulenza della dottoressa Vann Big per uno scippo o un litigio tra vicini. Il Natale si avvicina, che farà la biondissima dottoressa, passerà dal commissariato a farci gli auguri? E quel borioso del prof De Vol sarà ancora in zona? O sarà, spero, partito? Pensò con poca simpatia Scrupoloso.

A interrompere i loro pensieri ci pensò il telefono.

-Proonto! Gridò Grintolin (Carla)

-Pronto, Commissario Grintolin?-

-Si, chi parla?-

-Non mi riconosce? Sono la Dottoressa  Vann Big…-

Oh carissima, che piacere sentirla, mi dica…-

-Ricorda l’ira della nostra Maga, quando ci ha scaraventato addosso le tre palle?

-Certo e chi lo dimenticherebbe?-

-Bene, mi sono accorta che mentre le scagliava, qualcosa le era caduta per terra. Per quanto sconvolta, la raccolsi e la misi in tasca, riservandomi di riconsegnargliela appena finito l’uragano.

Ed è per questo che, stamani, essendomene poi scordata, dopo quel trambusto che non le nascondo mi aveva un po’ turbata, l’ho ritrovata, impigliata ad un guanto, in uno degli scomparti del mio palteau. E’ un bracciale, non di grande valore, credo, di quelli in argentone, come usavano una volta, con quei grossi ciondoli lavorati e pietre in mezzo, non so se li ha presenti…

-Dottoressa, a me dei ciondoli non interessa un bel niente, proceda…-

-Ebbene sono passata da casa della Maga per restituirglielo…-

-E allora?-

-Mi ha aperto una vecchia megera, qualificatasi come sua domestica; che dire… se dovessi compararla a qualcuno, direi simile alla strega di Biancaneve, ha presente, Commissario, la strega di Biancaneve? Quella orrenda, bitorzoluta, con quel cappuccio nero in testa?-

-Mi perdoni Dottoressa, ma per quanta simpatia io nutra nei suoi confronti, sinceramente a me della strega di Biancaneve non interessa assolutamente niente, vada avanti per favore, sia meno prolissa…-

-Prolissa? Ma come si permette, io la sto mettendo al corrente di fatti importanti e lei mi dà di prolissa, che poi, questa parola non mi è per niente simpatica, avrebbe potuto dire, meno loquace, che so, oppure potrei concederle, un po’ verbosa, ma prolissa…-

A Grintolin strabuzzavano gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia che provava, ma si tratteneva, mordendosi l’indice della mano libera dalla cornetta, per non sbottare, del resto aveva sognato un incontro, a cena, con lei, così fascinosa e sinuosa e…

Modulando la voce con il tono più garbato che riuscisse a simulare, proseguì:

-Carissima, ho un caso che mi attende, la prego, concluda, gentilmente…-

-La chiamo per questo: ecco, la strega di Biancaneve mi ha detto che la Signora Maga non era in casa: di primo mattino se ne era andata con tre loschi figuri, incappucciati anch’essi, che erano venuti a prenderla per condurla nell’Aldilà, dove la attendevano anime inquiete che avevano urgente bisogno di una Medium per risolvere le loro angosce. Da quel momento non la aveva più sentita né vista ed era molto preoccupata.-

-Incappucciati? Anime inquiete? Aldilà?- Urlava Grintolin, ci vuole ma una denuncia di scomparsa, sono allibito, da questo marasma non se ne esce. Luc de Vol! Ci vuole ancora lui, non sarà partito! Luc de Vol, Luc de Vol, mi scusi, la devo lasciare, telefono subito all’Hotel dove albergava, per sentire, se, per caso, riesco ancora ad acchiapparlo… Ci vediamo Dottoressa, ci vediamo…- (Vanna)

Il telefono aveva squillato a lungo nella camera d’albergo del professore…scuotendolo dall’immersione in pensieri non proprio entusiasmanti..

Già..il nostro prof…ecc. ecc..stava facendo un bilancio delle sue ultime vicende..e ancora una volta gli sembrava parecchio in perdita..Sì,l’Università di Milano gli aveva affidato una serie di conferenze ,e un incarico di consulente ,e il rettore della sua Università, a Timisoara, gli aveva benignamente concesso un anno sabbatico. Così avrebbe potuto frequentare ancora quel paese che gli aveva suscitato una specie di attrazione fatale…difficile da definire..forse perché trovare in un ambiente abbastanza ristretto personalità così spiccate ..tutte concentrate lì..lo aveva ..sì..la parola giusta era “affascinato”..

Una soprattutto gli balzava davanti..la dottoressa Vanna Big.No..il motivo non è quello che i nostri maliziosi lettori avranno pensato subito..Sì..era una bella figliola..su questo non c’erano dubbi..ma quello che lo attirava era ,come dire..l’intelligenza..l’apertura mentale dimostrata nell’ultimo caso..

Forse..forse in quel corpo leggiadro albergava una mente simile alla sua..

E sperava di aver trovato finalmente qualcuno da unire al ristretto gruppo di quelli che  non ascoltavano le sue lezioni per essere solamente introdotti nel mondo misterico, nell’esoterismo..

Pochi avevano capito che lui era solo, e solamente , uno scienziato…un medico un po’ eretico, è vero..ma anche Freud lo era stato, prima che alla fine lo capissero..Ed era sicuro che la bella Vanna Big non credesse alle favole e al soprannaturale più di quanto ci credesse lui..E poi c’era la Bella Maga..e anche di lei, avrebbe giurato che nei suoi esorcismi non  ci credesse  per nulla …però era bella..accidenti a lei..E il bravo Scrupoloso Antonio…dove lo mettiamo?! E poi c’era il Grintolin..

Fu a questo punto che il prof. decise di rispondere al telefono..se avesse saputo “chi” era…ma ormai aveva detto pronto…e quando sentì proprio la voce di Grintolin si sarebbe mangiato la mano..ma ormai era fatta…

Non gli rimase altro da fare se non ascoltarne la voce sempre parecchi decibel al disopra del normale..

Però dopo qualche minuto potè ricredersi…Il caso era interessante..ma che diavolo succedeva in quel paesino ai confini del mondo?!

La fiamma della curiosità si accese crudele , senza lasciargli altro che l’insopprimibile voglia di correre laggiù…

La Bella Maga..e chi l’avrebbe detto..?!E poi avrebbe rivisto l’altrettanto bella Vanna Big..forse sua sorella in spirito..

E questo gli mise le ali ai piedi.. (Luca)

-Portate qui la megera bitorzoluta che dobbiamo interrogarla!

-Chi? Chi devo portare qui, signor commissario? Chiese titubante ed esterrefatto Scrupoloso Antonio.

-Ma sii! Lei, la custode della maga , quella che ha visto tutto!

-Ah! la testimone del rapimento!

– Si , lei, portala qui ed interrogala, poi indaga sul passato della Tre Palle, la maga, voglio sapere tutto, età, fidanzati, interessi, che ambienti frequenta…-

-Immagino voglia sapere anche se ha dei precedenti penali, il suo conto bancario, cosa pensano di lei i vicini, e se…

-Si, si! vedi te, cerca tutto quello che ti viene in mente , poi fammelo sapere. Io nel frattempo parlerò con la dottoressina sexy!

-Se vuole ci posso parlare io con la dottoressa Vann Big, vorrei esporle la mia teoria sulla questione delle tombe profanate qualche giorno fa al cimitero comunale, non vorrei c’entrasse qualcosa con le anime perdute di cui parlavano i due loschi che hanno rapito la maga.

-Ho detto che ci parlo io e basta, tu hai molte altre cose da fare! E si, gli esporrò la teoria delle tombe profanate, si, si! Che bella idea che ho avuto! Le mie celluline grigie non credono nelle coincidenze!

L’ispettore Scrupoloso Antonio uscì dalla stanza con la coda tra le gambe, e solo dopo aver chiuso la porta, imprecò contro se stesso e alla propria stupidità, non avrebbe dovuto anticipare al commissario Grintolin la sua teoria, ma farlo solo in presenza della dottoressa, così la bella bionda avrebbe capito quanto era capace e quanto valeva!

Nel frattempo il commissario venne a sapere che qualche ora fa presso il cimitero era stata ritrovato un foulard con delle iniziali ricamate, elle emme ti pi. Ci pensò un po’ e poi urlo: La Maga Tre Palle! Era suo il foulard! E’ stata portata al cimitero, magari sarà chiusa in qualche cripta! (Carla)

Lo Scrupoloso Antonio si attivò immediatamente per eseguire i comandi di Grintolin ma la curiosità di entrare in possesso delle informazioni sulla Maga, prese il sopravvento, per cui inviò due subalterni a prelevare la megera bitorzoluta e iniziò subito le indagini. Per quello che poté, si mosse in prima persona, per altre cose, in particolare le dicerie dei vicini, si avvalse di un bravo investigatore con il quale altre volte aveva collaborato. Si trovava dunque seduto alla sua scrivania davanti a diversi incartamenti che contenevano tali ragguagli. Si sentiva nervoso, troppe cose dovevano essere prese in considerazione.

-Dunque vediamo, allora, la signora in questione ha cinquant’anni, però, ne dimostra di meno! Frequenta ambienti di diverso tipo, più o meno altolocati, probabilmente inviti di clienti che è riuscita a plagiare con le sue sedute spiritiche e la sua cartomanzia. Risultano i signori Rossi cui è deceduto il pappagallo parlante, quello che, istruito dal marito, aveva imparato a corteggiare la moglie con parole complimentose a dispetto della sua inconfutabile bruttura. La mancanza di questo caro amico aveva indotto la donna a recarsi dalla Maga, marito consenziente, il quale, neanche con gli argani riusciva a tirar fuori dalla bocca un salamelecco per rendere felice la sua sposa, sfruttando ovviamente la loquace predisposizione del Cracatua. Fino a questi minimi dettagli si sono dunque spinte le informazioni!- Pensò lo Scrupoloso. La signora Rossi voleva comunicare con il suo amore defunto. Risultava anche che la Maga frequentasse salotti mondani nei quali era richiestissima perché riusciva a intrattenere brillantemente signore e signori attraverso la lettura delle carte.

-E incontri, amanti? – Pensò ancora lo Scrupoloso.

-In tutti questi salotti avrà pur trovato qualche spasimante… vediamo, vediamo…-

Rovistò ancora un po’ fra gli incartamenti e…

-Ecco, le voci dei vicini, queste sono interessanti! “Vox populi, vox dei…”.

-Si dice che la bella divinatrice abbia il potere di trasformare gli uomini in porci, questa l’ho già sentita…- rifletteva lo Scrupoloso Antonio che, in quanto a cultura, lasciava un po’ a desiderare.

-Ma in che modo farebbe? – Si chiese stupito. Frugando ancora negli indizi- Pare che abbia trasformato diversi giovani uomini, rispettabili, per sane abitudini, in individui viziosi, corrotti, con attitudini poco igieniche… Mah, quanti poteri questa Maga-

Personalmente aveva potuto accedere al suo conto bancario, aveva analizzato i movimenti nell’arco degli ultimi cinque anni, altro che tre palle… Aveva scoperto un fatto sensazionale, provate a indovinare da dove provenivano regolari bonifici di cifre talmente alte da meritare un’indagine fiscale, provenivano dalla TRANSILVANIA… e chi era il mittente? Potete immaginarlo.

-La faccenda si fa veramente intricata… e questo non basta, dal Casellario Giudiziario risulta che la maliarda fattucchiera è stata più volte incriminata per truffa. Vediamo meglio… si, ha approfittato di poveri creduloni per estorcere denaro, ha predetto loro disgrazie se non si fossero sottoposti a magici rituali che avrebbero esorcizzato il pericolo. Insomma “chi più ne ha, più ne metta”- Esclamò esasperato lo Scrupoloso Antonio.  (Vanna)

Sulle ali della sua insaziabile curiosità  il nostro prof. aveva finalmente rimesso piede in quel paesino ..paesino..?! Dal suo punto di vista era   una specie di “caput mundi”…in quel posto, in fondo ad una valle senza uscita, sembravano  concentrarsi i fenomeni più sconcertanti e oscuri della sua esperienza…E c’era una mente dietro questo..ne era sicurissimo…forse non una mente sola..chissà..una pecie di Spectre?! Rise di sé stesso…il complottismo non gli apparteneva proprio..

Rimuginando su queste amenità, comunque , era arrivato alla sede del Commissariato.

Fu introdotto subito nell’ufficio di Grintolin….ma, appena entrato si accorse subito che qualcosa non andava..

Già…quell’accoglienza non era davvero quel che si aspettava…Grintolin non era un tipo cordiale, ma Scrupoloso Antonio..

E lo stavano aspettando tutti e due il Commissario seduto rigido e austero..e il suo aiutante in piedi..braccia conserte..espressione seria..e anche un po’ triste..

Il prof. si avanzò con grande lentezza…Mamma mia..mi ricordano i giudici dell’Areopago..ma che avrò fatto?!

Fingendo uno stentato sorriso balbettò: ”Buongiorno…c’è qualche novità..?!”..Ma se non sapeva ancora nulla..solo che quell’atmosfera di gelo l’aveva sconvolto..

“Novitàààà?!” il solito urlo del Grintolin…”Novitààà?! Guardi qui ,illlustre prof…guardi , guardi..” E sbatacchiò sulla scrvania un pacco di fogli..

Il prof. si avvicinò..guardò e riguardò quei documenti…dovette mettersi a sedere ..e impallidì…”Makkekkazzz…(veramente lui lo disse in rumeno ,questa è solo la traduzione..).

Alzò gli occhi sul Commissario..”Ma lei ci crede ,commissario..?!” Ma vide subito che lui ci credeva, eccome..

Allora cercò di cambiare strategia..andando sui fatti..

“Commissario..questi bonifici..lo vedo anch’io..partono da Timisoara..a mio nome..Ma guardi bene..questo non è il mio conto a quella Banca..si informi..”

Altro urlo del Grintolin..”Ma mi prende per stupido?!..Certo che ho controllato..Ma questo non vuol dir nulla..proprio nulla..lei avrà avuto di sicuro un conto corrente segreto per le sue losche imprese..”

“Qui..in Italia…?!

“Ma sua madre era Italiana..di un posto…non lontano da qui ,no?!”

“E allora..?!”

“ E alloora , caro il mio prof…lei questi posti li conosceva fin da bambino…ed è quasi coetaneo della Maga …e forse la conosceva, noo?!”

“Ma se l’ho vista poco tempo fa per la prima volta..”

Ma il Commissario non ne voleva sapere…un mastino..addentata la preda…

E il prof.si sentì proprio in preda di quell’urlatore ….Si voltò verso il bravo Scrupoloso Antonio , sperando che almeno lui…Ma quello rimaneva impassibile..E con grande amarezza il prof.si spiegò anche il perché…”Eh già..che il tuo rivale per la bella Vann Big passi qualche guaio..non ti dispiace,eh?! Maledetto sbirro…”

Una situazione pericolosa per il famoso prof. Tanto più pericolosa perché, in realtà, quei bonifici li aveva fatti proprio lui…Avesse potuto parlare..

Ma non poteva.Il dramma era tutto qui.In questa storia erano coinvolte realtà molto più critiche di quel che pensava il Grintolin e il suo tirapiedi ..Scrupoloso…che da quel momento aveva ribattezzato “lo Scrofoloso Antonio”..e ben gli stava..

Venne quindi a più miti consigli…quel Grintolin era un urlatore..ma non era uno stupido. Poteva ancora giocare qualche carta. Dicendo e non dicendo..mezza verità per volta..

Quando parlò disse così: ”Commissario..ammetto di non averle detto tutta la verità..ma, mi creda…le sto facendo un favore..a tempo debito avrà tutto chiaro..glielo dico sul mio onore…a cui tengo moltissimo, anche se questo suo assistente…sì, anche se questo suo assistente storce la bocca..E mi permetta di collaborare alle indagini..non se ne pentirà..glielo potrei giurare, ma non voglio farlo..Si fidi di me..non chiedo altro.. Mi crede se le dico che in questo caso che sembra una sequenza di pagliacciate di pessimo gusto ci sono cose..personaggi..che lei neanche sospetta…”

Scrupoloso si aspettava con ansia che il Grintolin come minimo lo arrestasse per reticenza….ma ci rimase male..

Già perché il rozzo Commissario sembrò ammansirsi..Guardò fisso il prof negli occhi rombando: ”Per ora..solo per ora caro prof. spero non mi deluda…se no” e fece udire un tintinnio di manette….

De Vol non diede a vedere nessuna reazione, anche se..insomma..se la stava facendo sotto…

Così cominciò: ”Come la vedo io il punto centrale è il rapimento della Maga tre palle….Un vero rapimento..?! E perché?! E se lei fosse stata d’accordo?! E quegli uomini incappucciati che l’hanno presa…ha fatto resistenza?! Si dovrebbe chiarirlo riascoltando la vecchia bitorzoluta..”

Il Commissario proseguì: ”E quelle tombe scoperchiate..?! E il foulard della maga trovato proprio lì? Ce l’avesse messo lei per darci..non so ..un segnale…”

Tutti tacquero….il silenzio si fece opprimente…Ognuno dei tre rimuginava pensieri e faceva ipotesi ..sembrava sentir confricare le rispettive meningi..su Topolino l’avrebbero descritto con un fumetto: ”Mumble, mumble…” tipo ispettore Basettoni.. (Luca)

Grintolin era perplesso, il suo istinto gli suggeriva di avere fiducia in De Vol ma non riusciva a capire a cosa si riferisse il professore nel suo alludere a….quando Scrupoloso per la furia di entrare quasi non bussò e ansimando lo inondò di parole, fogli e documenti.

-Antonioooo, ma che modi! Lo sai che…

-Commissario, commissario, lo vede, lo vede, qui c’è tutto…si capisce tutto…ecco…ecco…

-Calmati e spiegami

-Ecco commissario, mi sono permesso di indagare meglio sul professor Luc De Vol, non mi fidavo molto quindi…

-Ok, ok prosegui…

-Una mia carissima amica, collega che lavora per i servizi segreti,mi ha rivelato in maniera del tutto confidenziale che il De Vol non è per loro un nome nuovo  ma anzi, nel passato hanno avuto bisogno della sua collaborazione per diversi casi. Le ho chiesto anche se aveva sentito parlare della signora La Maga Tre Palle. Mi ha risposto top segret ed ha cambiato discorso.

-Bravo Antonio, scrupoloso come sempre…però bisogna saperne di più. Controlliamo meglio nell’abitazione della Maga e parla di nuovo e questa volta personalmente con la Signora La Megera Bitorsoluta.

-Provvederò Commissario.

Entrare nella  villetta della Maga per l’ispettore Scrupoloso fu come entrare in un labirinto, c’erano file di libri accatastati che per prendere l’ultimo si doveva essere esperti di scalate, interi scaffali pieni di alambicchi e ampolle che sembravano muri di cristallo, al centro un grande calderone che tanto ricordava riti magici.  Nonostante  i brividi di paura l’ispettore  coraggiosamente ma con cautela si avvicinò al grande calderone. Tirò però un sospiro di sollievo quando scoprì che era solo un braciere per scaldare la stanza, c’erano infatti ancora piccoli pezzi di legna bruciata e della cenere, nulla di più, solo uno strano anello semicarbonizzato e qualche documento semidistrutto, nulla di più. Nulla di più? Pensò lo Scrupoloso,  ma girandosi di scatto fece cadere un tavolino pieno di fogli, notò tra questi degli strani simboli e delle sigle che non conosceva, gli stessi simboli che erano ben evidenti nell’anello e nei fogli anneriti che erano dentro il braciere. Li raccolse, li imbustò meticolosamente per portarli dal Commissario e nel frattempo si diresse presso l’abitazione della signora Bitorsoluta per interrogarla di nuovo. (Carla)

Il prof De Vol era triste. Tristezza…almeno lui la chiamava così..Non gli capitava  spesso..ma quando succedeva..un vero disastro  ..

Stormi di pipistrelli neri..in una notte nera…sullo sfondo di nere montagne coperte  di boschi neri…come quelli della sua Transilvania… con le sue leggende ..nere anche loro..che poi tanto leggende non erano..

Si affacciò alla finestra della camera..e anche quel bosco che sembrava incombere sull’abitato…un’ombra scura..più scura della notte…con i suoi inviolabili e misteriosi recessi..Cosa ci si nascondeva?!Perchè era lì che avevano portato la bella Maga..Se era sempre viva..

Si stese sul letto …la Bella Maga..lì l’avevano soprannominata la Maga Tre Palle..

Ma lui la conosceva bene..l’aveva incontrata molti anni prima..all’Università di Timisoara…stava cercando un lavoro..qualunque lavoro…E lui l’aveva accolta volentieri,c’era un posto libero di dattilografa .Le fece dare quel posto..forse perché anche lei era Italiana, come sua madre..

Aveva un passato burrascoso..lo si intuiva più dai suoi silenzi che dal suo dire..aveva fatto mille mestieri..forse anche quello di prostituta ..non se ne sarebbe meravigliato..

Però era sveglia,intelligente,intuitiva…capiva anche senza bisogno di spiegazioni..E fu così che un giorno le aveva parlato del suo “vero” lavoro..e l’aveva fatta assumere dai servizi dell’UE come suo contatto nei paesi operativi..

Ed era stato proprio lui a mandarla in quel paesetto sperduto  ,sovvenzionandola  con pingui bonifici..,anche se col lavoretto che si era scelto non ne avrebbe avuto bisogno .Un lavoro adattissimo a lei e che oltre a fornirle un’ottima copertura le dava il modo di avere un mucchio di informazioni da quei gonzi dei suoi clienti..

E ora lei era chissà dove..,forse non era neppure viva..Aveva visto qualcosa ..o qualcuno che non avrebbe dovuto?!Ma un’agente così smaliziata non poteva essersi fatta scoprire così..

Era tutta colpa sua..non se ne dava pace..il senso di colpa lo stava tormentando ..Doveva ritrovarla,viva o morta..ad ogni costo..

Forse aveva fatto male a non dire al Commissario tutto quello che sapeva..nascondere informazioni alla Polizia era un reato..ma era troppo pericoloso..se in quella storia c’entravano quelli che sospettava..c’era pericolo anche a respirare..

Però doveva fare qualcosa..impossibile stare a guardare Grintolin e i suoi brancolare nel buio..lo doveva alla sua protetta e al suo ego professionale..nonchè al suo senso di giustizia..

Ma per un ‘impresa tanto rischiosa avrebbe dovuto consultare il capo delle operazioni dei servizi della UE…proprio quello che lo aveva incaricato delle indagini su quello strano traffico di uranio che spariva e poi ricompariva in Iran…e su quel traffico di valuta,ancora più sinistro,con la vicina Svizzera..E tutti i rapporti si focalizzavano su quel paesino..Perchè?!La risposta era facile..proprio il suo assoluto anonimato l’aveva protetto finora.nonchè l’estrema vicinanza col confine Svizzero…e l’incredibile superstizione dei suoi abitanti..

Le conosceva bene quelle superstizioni..quante volte sua madre ,che era nata in un posto non lontano da lì ,l’aveva tenuto sveglio nel raccontargliele,mentre lui spalancava gli occhi terrorizzato e affascinato nello stesso tempo…

La telefonata del Commissario fu una scossa elettrica che lo fece ripiombare di colpo nella realtà…La solita vociaccia:”Professore ..venga subito al Commissariato…ci sono novità e ci serve lei..ma subito,capitoooo?!”E aveva riattaccato, come al solito..

Il Commissario non poteva saperlo,ma se non gliel’avesse chiesto ,ci sarebbe andato lui dalla polizia..Senza nemmeno accorgersene aveva deciso di dire tutto quello che sapeva..oddio..non proprio “tutto”..c’erano dei nomi impronunciabili..solo quello che serviva per ritrovare la sua agente..il resto sarebbe venuto da sé.

Al Commissariato ci arrivò di corsa,infilandosi nell’ufficio dove Grintolin e lo Scrofoloso lo stavano aspettando.

Sui loro volti si manifestava uno strano miscuglio di espressioni..stupore,ansia..e anche..come dire..disperazione?!

Ma il Commissario non lo fece quasi entrare perché sbattè subito sul tavolo un fascio di carte insieme a ..qualcosa..un anello?!

De Vol si avvicinò per guardare meglio..mentre il la solita voce roboante diceva:”Professore,guardi bene..soprattutto quest’anello..si concentri su questo simbolo..è stato trovato nello studio della Maga,e sospettiamo appartenesse ad uno dei rapitori…l’ha mai visto prima..e non ci nasconda nulla..capitooo?!”

Il professore guardò il sigillo..poi il Commissario..poi ancora il sigillo…e impallidì..Aveva visto giusto,allora..

Si mise comodo sulla sedia, allungando le gambe “Caro Grintolin..faccia venire subito quella bella dottoressa..”

“La Van Big..?!”

“Sì..proprio lei…forse ci potrà dare una mano..quando sarà arrivata le dirò tutto quello che so….e che Dio ci aiuti..” (Luca)

Dopo poco, sollecita e prestante, giunse Vann Big- Cos’altro c’è di nuovo…- rifletteva. Appena entrata catturò gli sguardi dei tre uomini, per quanto preoccupati e desiderosi di un suo parere. Grintolin con fare saccente espose la questione, con occhiate di diffidenza nei confronti del Professore

-Vede Dottoressa, queste iniziali? Secondo noi il nostro scienziato ne sa qualcosa…

Luc de Vol capì che era arrivato il momento di raccontare tutto, si fece coraggio e le parole fluirono irrefrenabili sul grande mistero. I due Poliziotti e la Psicologa rimasero di stucco ma le tensioni contro Luc de Vol si andavano allentando pian piano, via via che  procedeva nel suo racconto. Come poter fronteggiare quella madornale situazione? Rimasero tutti, a lungo, pensosi.

-Ci vorrebbe un evento  shock- propose Vann Big

-Un evento che spaventi questi delinquenti, sempre che sia possibile spaventarli! In questo modo si fermerebbero, quanto meno si frenerebbero e potremmo indurli anche a rivelare che fine abbia fatto la Maga!- Esclamò Luc de Vol che continuava a sentirsi estremamente colpevole nei confronti di quella, in fondo amica, che aveva aiutata ed ingaggiata fin dai tempi della loro gioventù.

-Dal momento che il bosco, pare sia, il loro punto focale che tiene lontane le persone del paese, superstiziose come sono, dovremmo agire lì- continuò il Professore. Vann Big venne come rapita da un’illuminazione folgorante.

-Li batteremo con le loro stesse armi, quelle della paura…- Ai tre si spalancarono occhi ed orecchie.

-Dovremmo inscenare una tremenda, allucinante cavalcata infernale, con fuochi, fiamme e demoni assatanati che cavalcano, corrono, danzano, imprecano, bestemmiano, sfrondando alberi con sciabole e creando, al loro passaggio, fossi e terra bruciata…-

-Entusiasmante questa ipotesi!- Urlò Grintolin che sembrava anch’egli indemoniato per l’eccitazione. Lo Scrupoloso Antonio già si prefigurava la bella Vann Big, come un’amazzone sul suo cavallo nero scalpitante che, armata di una potente frusta, flagellava diavoli e animali cornuti senza pietà. Luc de Vol invece faceva lavorare la ragione e pensava all’effetto e all’esito che tale messinscena  avrebbe potuto realmente produrre. Le iniziali sull’anello vennero decifrate poi dal Professore: NYM stava per ‘ndrangheta, YAKUZA, mafia, terribile sigla.

-Ma dove siamo capitati- sibilò Grintolin scoraggiato, non potremo farcela contro queste forze del male; Scrupoloso, vai in paese e inizia a diffondere, con la dovuta astuzia che tu possiedi, la voce di una probabile cavalcata infernale nel bosco, in modo che giunga alle orecchie dei malviventi. Dovremmo però agire con sollecitudine, non dobbiamo permettere loro di organizzarsi. Vanno trovate persone all’uopo, via sbrighiamoci, non c’è tempo da perdere…  (Vanna)    

Così si realizzò

lo strabiliante piano.

Cavalieri oscuri e amazzoni,

con false armi in mano,

metteano in scena un sogno

che pari non avrà.

Il bosco ardea di fiamme,

tizzoni incandescenti,

uscivan fuori diavoli

con corna e aguzzi denti.

Ma animi incendiati cercavano costanti,

le carezze del fuoco,

le passioni degli amanti:

Antonio innamorato inseguiva la sua bella

e il cuor dello scienziato piangeva la sua stella:

“La Maga, ahimè smarrita,

ancor la devo amare!”

Nei vortici del vento non smette di sperare.

Così, cari lettori, il giallo non finì,

rimane a voi il piacere, sognar le conclusioni,

ognuno a sua maniera,

come il suo cuor comanda,

cerchi una soluzione

alla fatal leggenda.

Il gusto della gelosia

GELOSIA…DALL’ANTIPASTO AL DOLCE  – di Mirella Calvelli          

foto di Mirella Calvelli

Una volta stabilito che la gelosia si veste di giallo, dovrei trovare ingredienti gialli che si vestono di gelosia. Analizzando impropriamente il sentimento, la sensazione, la malattia, l’ossessione della gelosia e dell’essere geloso che se la perpetua, potremmo dire che la gelosia sta bene a tavola.

Si, con i piedi sotto un tavolo che ammiccano e incontrano altri piedi di commensali.

Parlottano fra loro, si fanno confidenze o “cappottini scannerizzati” , suscitando velate o palesi emozioni che rischiano a volta di ferire o mettere in ridicolo gli altri.

Ma in cucina è diverso, si può comunicare con un linguaggio personalissimo, coperto da ingredienti, modalità di esecuzione e presentazione finale o diversamente esposto in bellavista a far mostra di sé esprimendo tutto il suo gusto.

Ingredienti gialli ce ne sono a bizzeffe, potrei addirittura fare una lista in ordine alfabetico. Ma a che servirebbe? Forse a farci entrare con il cuore, gli occhi, il tatto, il gusto, l’odorato e l’udito…6 sensi gelosi dei propri piatti.

Come una collana tutta gialla, da infilare con perline di misure diverse, forme e intensità di colore.

Quindi vi racconterò di qualche ingrediente, fortemente giallo, di qualche altro che giallo non è, ma una volta trasformato lo diventerà e di chi non appartiene a questo colore, ma prepotentemente se ne investirà per creare l’alchimia del piatto.

La cucina è alchimia sapiente (e non) è la tavolozza di un pittore che pittore non è , è l’orchestra di chi musicista non è …quindi lentamente, quasi strascicando entro in cucina, mi lego il grembiule in vita, raduno i capelli sotto il cappello e voilà!! alzo tutti gli interruttori, attivo cappe, accendo fornelli, programmo forni e abbattitori, silenzio i frigoriferi e si parte.

Inforco gli occhiali, gialli per l’appunto, faccio due o tre piegamenti al bancone mentre mi concentro sul menù.

 Quello appunto sulla gelosia.

Accendo la radio, che mellifluamente sonacchia un motivetto retrò. Ma non è importante ciò che suona è riuscire a coprire un po’ di quei rumori ripetitivi e ingombranti che turbano l’orecchio spostandogli l’attenzione da ciò che deve fare.

Un foglio di carta e scrivo …Antipasto, salto e scrivo 1°, 2°, contorno e dessert. Ispirazione pari a zero.

Poi una lucina flebile della planetaria, comunica il suo ciclo terminato di lavaggio. E allora l’illuminazione parziale…Farina, sale e crock tuorli a tuffo in quel mare bianco. Lentamente gira il braccio a S producendo il rumore di una vecchia bici rugginosa.

La farina candida , ma grossolana, assorbe e abbraccia il giallo dell’uovo, se ne impossessa come in un ballo sensuale, lo priva della sua identità facendone un unico elemento con se stessa. Sarà questa la gelosia?

Dopo il vortice estenuante e ripetitivo la grossa palla , viene bagnata leggermente con puro succo di limone e scorze dello stesso. Riparte la danza, stavolta più lenta, accompagnata da un altro braccio che dal basso la allunga, per schiacciarla e annodarla su se stessa. Potrebbe essere un Tango…della gelosia?

Finalmente riposa, avvolta nella pellicola, in una boule in fondo al frigo.

Avrete capito che si tratta di pasta, anzi di ravioli a forma di cuore ingannatore, con un interno soffice di ricotta, robiola e ancora zesta e succo di limone. La parte acidula si mescolerà alla sofficità e gentilezza dei due formaggi… Ora tutto riposa.

Si passa a pensare e a dialogare con un secondo. Mare o terra? Visto che il primo accoglie sia l’uno che l’altro. La scelta cade sul mare.

Com’è profondo il mare, com’è profondo il mare…canta la radio…scelta azzeccata!!

Il frigo del pesce offre un’infinità di molluschi e mitili. Sotto ghiaccio triturato appaiono due grosse chele di una margherita , abbracciate a quelle lunghe e imbrigliate di una fredda aragosta.

 Nell’apposito contenitore di polistirolo, sempre ammantate dalla coperta di ghiaccio, due enormi calamari distendono i tentacoli, mostrandosi di un colore pallido simile ad un’alba rosata e striata  di luglio all’esterno e di un candore accecante all’interno.

Una volta pulito lo farcirò con pane, mollica di pane, uova, parmigiano, prezzemolo e due acciughine, ma proprio due acciughine del Cantabrico…una finezza. Tutto triturato, con delicatezza ad imbottire la lunga pancia snella che si trasforma in una palla bislunga con i tentacolini sprezzanti. Una tasca di nylon la porterà in cottura in olio cottura a bassa temperatura, rinfrescata da un po’ di limone fresco e qualche buccia aromatizzante.

Sigillata in quel sacco tombale, sottovuoto, immerso nella pentola di acqua, regolata dal timer a 65° (bassa temperatura) per 20 minuti.

Il contorno scelto sono passatina di ceci aromatizzata al rosmarino, pomodorini confit e patate novelle al forno.

Tutti gli ingredienti si schierano pronti per accompagnare il nostro calamaro gourmet. Un po’ più di tempo ce lo richiedono i piccoli ciliegini, aperti, messi in forno con zucchero di canna e cottura bassa, lenta e lunga. Che ci permette di passare al dessert. Con un occhio e un orecchio al forno che caramella dolcemente i nostri pomodorini confit.

Il dessert deve essere importante per un sentimento così conosciuto, partecipato, rispettato e maledetto come la gelosia.

Quindi come già annunciato, una meringa spaziale, un insieme di cerchi impilati, soffocati da spuntoni di panna montata soffice e candida. Al suo centro ciliege al rum con schegge frastagliate di cioccolato fondente al 90%.

Sembra facile, ma non lo è. In pasticceria una delle cose più difficili sono proprio le meringhe per struttura, cottura e colore.

Il suo bianco immortale , aromatizzato con poche gocce di limone le rende lucide e ammortizza il suo sapore che diversamente sarebbe stucchevole.

 La sua preparazione, un rito. La planetaria ripulita con poche gocce di aceto bianco, permette agli albumi di elevarsi fino al bordo del suo contenitore, soffici , impalpabili, scivolano senza lasciare traccia nella sac a poche,

 La manualità di realizzare i famosi cerchi perfetti senza rialzamenti. Adagiate su carta da forno, vengono gestite in cottura a bassa temperatura per molte ore, l’ultima fase anche con il forno leggermente aperto.

Il risultato: bianche immacolate, croccanti, brillanti e con il retro gusto acido del limone a scarnire il palato da tanto zucchero.

Sapori controversi, ammantati dalla panna che racchiude le piccole ciliegie di Vignola che hanno perso un po’ di quel colore rosso gagliardo, inghiottite dal colore ambrato del rum che le ha scurite, rendendole più mature e più nobili. Si nascondono al centro dei tre dischi di meringa, semi coperte dalle scaglie di cioccolato che essendo amaro, contrasta insieme alle piccole ciliegie all’invasione di zucchero soffice e croccante del resto del dessert.

Dovevamo dare una nota di giallo in tanto pallore, ci siamo riusciti nei contrasti nascosti, ma l’evidenza, come in gelosia molte volte appare tangibile, violenta e sfacciata.

Allora alcune scaglie d’oro edibili, leggiadramente posate su un lato, con qualche filo di caramello cristallizzato e un piccolo alcachengi semi aperto, come un cappellino con il suo ornamento laterale.

Torniamo all’antipasto, che è il primo ad essere gustato e l’ultimo ad essere preparato, poiché in una boule con ghiaccio finissimo adageremo un riccio e due ostriche, che assaporeremo ripulendo nuovamente con il limone e ingentilendo ancora di più questa overture con un calice di bollicine…giallo pallido , ma giallo. Seguiremo con altro signoril guscio, la capasanta gratinata, gialla nel suo colore, leggermente coricata nella sua conchiglia coperta da un leggero strato di pangrattato al lime. Toccherà in forno per pochi istanti, ma dovrà contrastare il freddo e acuto sapore dei suoi predecessori. Vi avvolgerà il palato con il suo sapore tiepido e morbido rinfrescato dalle note del lime.

 E ora..siamo pronti …presentazione:

Antipasto:

-Ostriche di Normandia nature

-Ricci di Mazara del Vallo nature

-Capesante gratinate al lime

Accompagnate da un calice di bollicine e da limone fresco a spicchio.

Servite su piatto giallo limone a forma ovale con ghiaccio e limone le cruditè su cespuglio di alghe la capasanta.

-Ravioli  a forma di cuore di pasta stesi a mano aromatizzati al limone con burro al dragoncello, limone, zesta e granella di pistacchio

Serviti su piatto giallo rotondo, posti a corolla e bagnati dalla sua crema , granella di pistacchio di Bronte e zesta sopra i ravioli e ai lati del piatto

-Calamaro ripieno cotto a bassa temperatura accompagnato da pomodorini confit e patate novelle in forno aromatizzate al rosmarino su passatina di ceci e curcuma

Serviti in piatto giallo lungo rettangolare adagiati sopra la passatina a baffo e guarniti lateralmente dalle patate novelle e dai pomodorini confit

Dessert:

-Meringhe spaziali in foglia oro.

Servito in piatto giallo a forma romboidale  al centro su una leggera spolverata di zucchero a velo e da una striatura di cioccolato fondente a reggere la corona dei tre dischetti di meringa.

Analisi: tanti ingredienti gialli, predomina il limone che riesce ad incuriosire ed inasprire, come la gelosia.

Le cruditè dall’intenso sapore del mare, tormentano il palato e lo esaltano. Pacato lavoro di sgrassamento il calice di bollicine.

Dopo questa aggressione violenta e nobile. La gentilezza e i profumi  del raviolo a limone, agguantano il palato con  i due formaggi soffici e miti. La cremina giallognola del burro francese con dragoncello, scrocchiano sotto i denti grazie alla granella di pistacchio di bronte. Tonalità dal giallo pallido con leggere sfumature verdastre.

Un momento di tregua con i ravioli, annunciano sapori decisi e strutturati, esaltati da cotture lente e innovative del calamaro . Contiene sapori conosciuti all’interno, rispettando la sua natura  marina grazie ad una cottura a bassa temperatura, addolciti dai pomodorini confit caramellati con lo zucchero di canna. Questi  spiccano per il loro colore,  impasta invece la bocca la patata novella e stride la passatina di ceci con la nota alta della curcuma. Si presenta in colori fra il giallo pallido della cottura del calamaro, la curcuma spezia e colora i ceci, la patata novella dal giallo paglerino . I  pomodorini si insinuano  fra dolce e salato come la gelosia mai ben definita e cammuffata da una serie di atteggiamenti e toni che vengono a volte erroneamente chiamati amore, come il rosso dei pomodorini confit appunto.

Si conclude con il dessert quasi a volersi riappacificare dopo la dimostrazione di tanti contrasti. Continua mutando da un sapore all’altro ma sempre su tono dolce, fatta eccezione per una punta amara del cioccolato e del rum.

Bellezza all’esterno, tecnica e ricercatezza per nascondere qualcosa di pungente e ricettivo, come l’iceberg della gelosia, così l’iceberg della meringa, ebbene si ….vi fregherà!!

Giallo margherita

Le margherite gialle – di Gigliola Franceschini

   Quando tornava Giugno e il sole cominciava a far sentire il calore dell’ estate, tutte insieme esplodevano, nel loro giallo dorato, le margherite gialle. Dopo aver tenuto per lungo tempo i petali racchiusi nei grossi bottoni verdi, all’improvviso si aprivano tutte insieme  e riempivano di luce il giardino. Al mattino si spalancavano le finestre e la visione di quel mare di fiori, appariva sempre come un piccolo miracolo. Le margheritone gialle di mamma che curava e ne aveva invaso le aiuole, preferendole alle calle, alle violacciocche, alle fresie, alle bocche di leone che impallidivano vicino a quelle corolle dominatrici. La casa era la prima a venire dal mare, accoglieva cosi’ il maestrale ristoratore dei pomeriggi assolati e faceva muovere come un’onda colorata le grandi corolle che si piegavano qua e la’. Neppure il libeccio le domava del tutto, le piegava ma loro erano forti, rialzavano gli steli robusti e continuavano a vivere. Non venivano mai colte, mamma ne era gelosa. Qualche volta ne chiedevano alcune ma lei le dava solo se le persone erano interessate a piantarle. Allora le tirava fuori con le radici e un po’ di terra e le regalava, penso a malincuore. Un familiare o un amico, non l’ho mai  saputo, ne colse un mazzo e le porto’  dal paese alla citta’ dove avevamo preparato l’ultimo abbraccio.  Presero il posto di in fascio di rose che mi era sembrato bellissimo ma  le margherite gialle erano un’altra cosa. Portarono una carezza tenera che non era dolore ma tristezza consolatrice. Rimasero un giorno a farle compagnia, ruvidi fiori forti e spezzati. Nel tempo il giardino sfiori’ e le margherite si persero a poco a poco. Forse non si sentirono amate, forse era terminato il loro ciclo vitale; e’ rimasto nella memoria il loro colore un po’ sfacciato, l’ allegria di un giardino di campagna pieno di tanti piccoli soli.

Luce gialla

Luce gialla – di Maura Corazzi

Foto di Tomislav Jakupec da Pixabay

Dopo un buio generale, non manca mai lei: alle 6 mi arriva spedita negli occhi interrompendo una nuotata con il mio uomo nelle acque della Corsica,una cena al chiaro di luna gialla sempre con lui…. Si, interrompendo un bel sogno, i miei sogni ….. è quella luce gialla sparata negli occhi tutte le mattine da troppi anni; senza chiedere perché l’orologio scorre e le cose vanno fatte!

Un giallo che sveglia, un giallo che irriterebbe anche i piu pazienti e calmi.

Avendoci litigato dal mattino, per l’intera giornata  evito di richiamarla sopra di me!

Dalle finistre in certi momenti intravedo un sole che ha una logica “ci indica un nuovo giorno” di speranza e di nuovi incontri, nuove emozioni!

Ma il mio giallo preferito è anche profumo, immagino di camminare in una piantagione di cedri e respirare il loro profumo; dopo, sedermi e, sola o in compagnia, bermi una cedrata ghiacciata, il suo sapore particolare che risveglia il palato fa dimenticare la fretta con il suo giallo avvolgente. Un giallo donna! un profumo donna!

Giallo acuto

Suono giallo di tromba – di Laura Galgani


“Il colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde”
“Lo Spirituale nell’arte”, Vasilij Kandinskij

Note altissime e squillanti di tromba venivano dalla finestra di fronte. Lei si reggeva l’addome insanguinato con una mano e cercava di reagire ma quello squillo ripetuto, spietato e acuto si faceva lama affilata per la sua testa e non riusciva a pensare. Apriva la bocca nello sforzo di chiamare aiuto ma era inutile; quel suono sovrastava implacabile la sua voce. La ferita sanguinava e il suo abito elegante, di viscosa a grandi fiori gialli, ormai era lacero e rovinato. Sentiva che le forze la stavano abbandonando. In un attimo rivide la scena: il suo compagno che avanzava verso di lei a grandi passi, gli occhi dilatati, la bocca serrata, la sua mano destra, grande, curata, alzata sopra di lei che con violenza la colpiva sul volto e la faceva cadere giù, di schianto. La tromba aveva iniziato in quell’attimo a squillare e dalle finestre aperte del villino di fronte lame gialle sonore la ferivano ritmicamente, come gli schiaffi che la colpivano nel salotto di casa sua. Vedeva tutto giallo intorno a sé; le pareti, il divano, i cuscini a fiori, il tappeto, tutto roteava sintetizzando i colori in un vortice di giallo accecante. “Mi credevi scemo? L’ho capito che te la fai con un altro! Hai finito di fare la signora alle mie spalle! O te ne volevi andare? Ma dove vai, tu, senza di me? Non sei niente, senza di me, hai capito?” E mentre cercavi di risollevarti da terra per raggiungere la porta e scappare senza cercare di dare spiegazioni inutili, lui aveva già afferrato un tagliacarte dalla scrivania e ti si avventava di nuovo addosso, questa volta per colpirti senza pietà. La follia cieca del delirio gli tingeva gli occhi di giallo sporco, rigato di sangue. Sarebbe stato l’ultimo ricordo di lui, che dopo averti colpita al ventre ti aveva lasciata lì, per terra, sul bel tappeto persiano comprato insieme in Turchia in un giorno di sole abbagliante, ed era uscito sbattendo la porta. Il tuo ultimo sguardo fu per l’albero in giardino che con le sue foglie ingiallite annunciava l’estate come te morente contro il cielo al tramonto. Il ritorno alla terra, tu e le foglie.
 

Incontro virtuale – 26 gennaio 2021

con Cecilia Trinci

Una cascata di giallo energizzante si è abbattuta sul nostro incontro di ieri accendendo nuovi orizzonti e nuove pagine da riempire.

Il giallo dei tulipani in mazzi conditi di gelosia, il giallo imperiale e il giallo oro della regalità, il giallo dello zafferano che stuzzica gusto e colore in certi piatti.

Il giallo della svolta, dell’ottimismo e della creatività. Il giallo che c’è nella fiamma del camino, insieme al rosso.

Il giallo smunto della malattia, dell’epatite, delle allergie.

Ma anche il giallo dei paesaggi: il giallo Sicilia, il giallo Maremma, il giallo Salento, il giallo Deserto, il giallo “femminile” delle terre di Asciano e quindi il giallo di certe nostalgie collegate.

La nostalgia ha un odore giallo, di cui ci parla Gabriella mentre per Carla i paesaggi possono essere maschili o femminili e ci racconta il suo pensiero a riguardo.

Il giallo della luce, del sole, di certi fiori: i primi fiori che spuntano sono gialli: mimosa, tromboncini, crochi, primule……

Il giallo delle note acute, stridule, della cattiveria, o il giallo dell’energia, della volontà, della creazione. E della tenerezza dei pulcini, dei piccoli…..come il giallo di certi corredini per neonati, preparati quando ancora non se ne conosceva il sesso.

Il giallo si può pensare anche se non c’è“, dice Stefania e dice anche “il giallo è il tempo che passa”, come nelle pagine ingiallite, nelle foglie che cadono.

Per molti il giallo è il colore del grano e di certe giornate gialle passate in campagna, tra la paglia, i covoni a cupola, le pannocchie con cui fare pupazzi, barbe e baffi finti per giocare, come dice Simone.

Giallo è l‘estate, le stoppie su cui qualcuno sapeva camminare scalzo e libero.

Gialla è la polenta, girata nel paiolo sul fuoco del camino, la povertà, l’essenzialità della terra, secondo M.Laura.

E’ il miele, sono i dolci gialli di uova, i cenci per fare festa insieme, la capacità di fondersi, di unirsi, di abbracciarsi, come dice Anna.

Giallo è un colore base in pittura, con cui si può alleggerire, formare altre sfumature,è l’ombra che fa la luce” come dice Tina, è il girasole, è il giallo di certi quadri preferiti, il ricordo di Van Gogh e Gaugin per Luca.

Giallo è attenzione, pericolo: non attraversare la linea gialla….e gli animali feroci sono gialli!

E la “stella di David”, usata come marchio perverso, è gialla, nel ricordo di infinita malvagità della persecuzione nazista, come ci ricorda Rossella e come oggi, che è il Giorno della Memoria, vale la pena ripetere.

Il giallo è la paura e la mano stretta di un bimbo per non perdersi in un grande campo di mais, affascinante ma pauroso!

E’ la vibrazione acuta, la tensione che ci fa stare in ansia di Laura.

E’ una camicetta gialla per apparire giovane e reggere alla malignità, al pettegolezzo, all’essere giudicati di Vanna.

Per qualcuno è il colore del cuore, per qualcun altro uno stridente colpo di luce, per tuttti vitalità e spinta ad andare AVANTI, come per Lucia, che per salutarci indossa il suo cappottino giallo con il suo quadro giallo che tiene sopra il letto, fonte di energia e vigore.

A tutti voi un mazzo di fiori gialli di campo, simbolo non di gelosia in questo caso, ma di unione e abbraccio virtuale