La capannuccia sperduta – di Gabriella Crisafulli
foto di Gabriella Crisafulli

Non ricordava nulla di quella partenza.
Com’erano arrivate alla stazione? In carrozza o in automobile?
Chi le aveva accompagnate: zii, amici, nonni?
E il viaggio, com’era stato il viaggio? Ventiquattro ore in treno, da Palermo a Como, forse se le sarebbe dovute ricordare, anche se aveva solo quattro anni.
Come si erano sentite lei, sua madre e la sorellina, mentre andavano verso il nuovo mondo?
Per quanto si sforzasse non emergeva nulla dalla sua memoria se non l’odore di fuliggine che ristagnava nel vagone e il tatto del tessuto dei sedili in velluto a coste …
Non rammentava niente nemmeno dell’arrivo.
Eppure passare dal sole caldo del Golfo degli aranci alla neve che cadeva a fiocchi era una gran differenza.
Ricordava solo la stanza di una caserma che sarebbe stata cucina, pranzo e salotto della sua famiglia … e quel tavolino davanti ad un armadio di fureria su cui era poggiata una capannuccia.
Lì c’erano Maria, Giuseppe, il bambino, il bue, l’asinello e, all’ingresso, a destra una palma, a sinistra un cactus. In fondo, accanto alla greppia, un carillon che emanava un suono dolcissimo.
Questo era quello che il suo papà di 32 anni aveva preparato per accoglierle al loro arrivo nella nuova vita, lontani da sguardi indiscreti e giudizi su sua sorella.
Questo era quello che del presepe le era rimasto dentro e così, anni dopo, all’arrivo a Napoli, poco dopo la nascita della prima figlia, lei e il marito avevano acquistato le statuine monocromatiche in terracotta.
E Maria, Giuseppe, il bambino, il bue e l’asinello erano il presepe di una nuova famiglia.
Solo dopo qualche anno sarebbero arrivati i Re Magi, coloratissimi, in porcellana.
Poi il mondo si era fermato e c’erano stati gli anni del silenzio, del vuoto e del freddo.
Ma erano venute a trovarla le nipotine e avevano fatto di nuovo il presepe.
Dalla gelida assenza era ritornato nella sua casa però con qualche personaggio in più: due palme, un muro, una pecora, un cammello, un angiolino e quattro nonni.
L’angiolino era stato messo accucciato sopra il bambinello a coprirlo e proteggerlo e i quattro nonni a cavalcioni degli animali radunati attorno alla sacra famiglia.
Il gruppo si era così allargato, c’erano altri affetti, altri pensieri cresciuti a molti anni di distanza da quella capannuccia sperduta davanti ad un armadio di fureria.
Quante bambine strapazzate dalle circostanze appaiono nei vostri scritti! Eppure, come Gabriella dolcemente racconta, la vera natura comprensiva, amorosa dei piccoli figli resiste. E rinasce, anche a distanza di tempo…
"Mi piace""Mi piace"
Proprio come i sentimenti che smuove il Natale: tenero, indulgente, pieno di dolore, ma anche d’amore. Forse non c’è amore, senza dolore. Forse non ci sono ne’amore, ne’ dolore, senza lo sguardo tenero dei bambini di Natale.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Un magico caleidoscopio di sentimenti…poi il mondo si era fermato….. ma il cuore batte ed un carillon suona ancora.
"Mi piace""Mi piace"
Bellissimo commento!
"Mi piace""Mi piace"