La notte di Natale si avvicina….

Ogni anno, in questo periodo, torno a leggervi dagli anni passati.

Ecco qualche altra proposta:

La nonna e la nonnonna – di Rossella Gallori

18 dicembre 2015

Normalmente, cioè nei casi più fortunati, si nasce con un budget ben definito: babbo, mamma, nonni, nonne e,  nei casi più fortunati, forse una sorella o un fratello.

Quindi io appena fui in grado di capire feci l’appello: babbo: siiiii, mamma: si, fratelli: due…. e nonni? Solo una nonna, era chiaro che già in partenza mi mancava qualcosa.

Come fosse la mia nonna paterna è cosa risaputa: “l’Assuntina è tremenda”, lo dicevano tutti, e anche  se, con il senno di poi, potrei   arrivare a capire il perché, scusatemi, ma ancora oggi non riesco a perdonarla.

Quindi lei non era come io volevo? Bene, sarei andata in giro a cercare altre nonne, non mi arrendevo facilmente allora.

Non ne volevo una speciale, nemmeno tanto appiccicosa,  non importava che avesse il grembiule di mussola bianco con il sangallo giro giro e nemmeno uno a quadretti bianchi e rossi con lo sbieco, no non era necessario, mi poteva andar bene anche una con la gabbanella o una vestaglia di terital sopra il vestito buono. Pensa e ripensa fu così che apparve “la sora Eva”.

C’era sempre stata davanti a casa mia in via Cesare Guasti, ma all’inizio ero troppo piccola per le mie fughe verso “la fioraia”.

Corti riccioli biondo-argento, occhi azzurri chiarissimi, carnagione rosea, pelle d’angelo,  una voce tranquilla, rassicurante, aveva un difetto di pronuncia del quale non mi accorsi mai, quasi mai.

“La sora Eva che c’ha  la lisca”,  gracidava la ragazzetta del piano di sopra ; io non capivo, eppure quel  “Rosciella” doveva darmi qualche indizio.

Scendevo di casa alle otto per andare a scuola ed il solo vedere il bandone alzato mi sembrava di buon auspicio; se poi lei c’era, meglio ancora, mi mandava un bacio e diceva: a stasera, vieni presto……. Poi spiegava al cliente della prima ora : “Scusi sa, saluto la mi’ bambina”.  Ho capito un po’ tardi che forse mi chiamava “la su bambina” per evitare un po’ di “s”,  ma ho pensato da quasi subito che fosse solo affetto…. Già perché “la sora Eva” mi voleva bene.

Mangiavo in fretta, spesso la mamma non c’era nemmeno, cucinava mio fratello Gianni, la nonna pregava e forse campava di rosari. Il menu era ripetitivo, proponeva solo quello che piaceva a lui: riso, fagioli,  salsicce, riso e fagioli. Ma io buttavo tutto giù, avevo il mio appuntamento……ore 16, dovevo essere lì a bottega e sapevo cosa mi aspettava, una carezza e un gelatino da 30  d’estate ed un ditale di farina di castagne d’inverno, buono dolce e caldo cotto nella cenere del veggio…..poi si parlava tra noi “ da donne grandi”, non mi faceva mai sentire in più; ero il suo aiuto, il suo conforto, diceva lei, anche se un figlio ce lo aveva, forse 10-12 anni più di me ma non veniva mai a negozio; cagionevole di salute, secchione e molto signorino, preferiva la calma di casa sua  all’umido del negozio della mamma. Capitava ogni tanto, mi ignorava,  forse un po’ geloso di quell’estranea così amata, grassottella e rompiscatole. Una volta l’ho sentito dire: ma non ce l’ha una casa questa?……beh si io una casa ce l’avevo ma aveva un soprammobile ingombrante: la mia nonna.

Si rideva io e “la sora Eva” mentre si facevano i cuscini per i morti……” Rosciellina di che colore lo fo ?” . “Bianco o rosso”  rispondevo quasi sempre. ”Allegro, meglio allegro”.  Ho sospettato che “la soraEva“ si scrivesse tutto attaccato, era più solenne anche se improbabile!

A volte la nonna mi puniva non facendomi uscire ed impedendomi di fuggire: allora la guardavo dalla finestra la mia “non nonna” e dall’altra parte della strada vedevo le sue mani gesticolare in un veloce alfabeto muto: non piangere, a domani, sillabava.

Quante cose avrei da dire di lei ora che ho tolto il coperchio al barattolo chiamato infanzia! Come quando si chiuse all’improvviso per andare in centro. Si prese il “2”, me lo ricordo bene, e via da Zanobetti  a comprare un vestito per lei; aveva un marito geloso “la sora Eva”,  il “sor Sergio” che da bravo maschio padrone la preferiva struffellata e con la vestagliuccia. Ma come rimase a bocca aperta quando la vide con lo chemisier pervinca, le calze fini e le scarpe con il tacco….. come era bella….!  “Oh con chi l’hai comprato” tuonò appena la guardò meglio. “Sono andata con la mi’ bambina”………

PS: Vedi nonna (quella vera) so che sarebbe l’ora di perdonarti ma non lo faccio e non ti chiedo nemmeno scusa, non volevo  grembiulini, torte e baci, volevo solo una carezza e tre parole : “la mi’ bambina”……..

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

2 pensieri riguardo “La notte di Natale si avvicina….”

  1. Non tutti sanno ne tantomeno tutti capiscono che basta davvero poco per far felice una bambina, una persona, un animale anche solo una carezza. Struggente il tuo racconto mi ha commosso ieri e mi commuove ancora oggi. Bello

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  2. Troppo bello Rossella!…racconti le cose in un modo speciale… racconti i sentimenti …profondi e leggeri come farfalle
    Grazie

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