Il solito posto della tua vita che io non so – di Mimma Caravaggi

Un biglietto, solo un biglietto un unico insulso post-it con due parole “torno domenica sera” e questo è quanto! Dove te ne vai PG ? Tutte le volte che qualcosa non va nella maniera che desidera, si allontana, scappa invece di prendersi le sue responsabilità, accettare le avversità, far fronte alle difficoltà, scappa, fugge via per 2, 3 giorni  ma quando torna sembra un’altra persona. Tranquillo pronto ad ascoltare ciò che hai da dire, ascolta sorridente le mie filippiche, mi guarda e inizia a parlare come un fiume in piena . Lo ascolto, che altro fare?  E’ così che mi piace, quando si apre e tu riesci a capire cosa pensa. La tua rabbia si scioglie come burro e sei li incantata ad ascoltarlo. E’ bello vederlo così. E’ così che avrei voluto un figlio, mio figlio. Purtroppo mi è stato negato. PG invece è arrivato imprevisto, come un ciclone è entrato dalla porta e si è posizionato nella stanza degli ospiti. E’ il figlio adottivo di Alberto che la cara “mammina” ha buttato fuori di casa senza un indumento nulla se non quello che aveva addosso. Alberto ed io stavamo partendo per Giannutri per una breve vacanza e abbiamo dovuto portarlo con noi per non lasciarlo in strada. Povero PG, adottato, bistrattato, buttato fuori di casa e sempre senza una lira. Lo credo che  poi ha bisogno di un posto tutto suo dove andare a riflettere e coordinare tutti i suoi  pensieri e, a volte, fare il ribelle incosciente, come quando prese le chiavi della macchina di Alberto per farsi vedere a scuola con l’Alfa Integrale. Una bravata che riuscii a nascondere solo dopo una ramanzina coi fiocchi  e una grossa promessa. Ma quando si isola vorrei essere lì con lui coccolarlo fargli sentire che gli sono vicina come una mamma vera dovrebbe fare, ma lui vuole restare solo nel suo angolo preferito che non conosco e che a volte non accetto. Devo pensarci sopra molto per capire che è un suo diritto, è una sua scelta e va rispettata. E’ stato con noi per quasi due anni prima che sua madre lo riaccettasse a casa dove è tornato di corsa perché le mancavano sua madre e sua sorella. Io porto con me questo ricordo che mi ha dato tanta ansia ma anche gioia e divertimento perché PG è molto simpatico e noi due, a dispetto dei genitori, stavamo bene insieme e ridevamo spesso. Ricordo che mangiava solo un gran piatto di pastasciutta con un etto di parmigiano e nient’altro ma era un bel ragazzone alto e non certo deperito. Un bel giorno ha litigato di brutto con Alberto e sono quasi 10 anni che non lo rivedo e mi manca molto, come il suo sorriso, la sua allegria, le chiacchiere e anche quando se ne andava nel “solito posto della sua vita che io non so”. Ogni tanto ho sue notizie dalla sorella che ci frequenta normalmente tra un viaggio e un altro.

Incontro virtuale – 15 dicembre 2020

con Cecilia Trinci

Intense emozioni condivise ieri in entrambi i gruppi.

Abbiamo parlato di oggetti speciali, portati da ognuno, come il particolare metro di legno di Rossella, strumento di una vita di lavoro tra stoffe e personaggi, o la bambola preferita carica di sentimenti di una Sandra bambina o la strana caffettiera ad alcol del padre di Gabriella usata per i campi militari…abbiamo parlato di scritture come quelle di Nadia sulla difficoltà e le mille sfaccettature del clima natalizio e di Frida Kahlo amata con entusiasmo da Stefania e anche le parole amare lette da Rossella sul dolore che si prova quando si crede di non essere più amate e “Il complesso di Cenerentola”, storico testo sessantottino di Carla che riassume molte criticità femminili e un tenerissimo quaderno delle poesie di una Lucia sedicenne a lungo conservato e ritrovato ora, come lo scrigno della zia di Anna contenente lettere d’amore antiche scritte a mano….. E poi quadri come il Klimt (Speranza 2) di Laura con il suo messaggio di colori e soprattutto di RINASCITA, di foto di grandi sorrisi spensierati di Luca con un amico di 30 anni fa che non c’è più, di persone come l’illustratore Ugo Fontana di Simone, grande maestro di tecnica e di vita. … E poi parole come MISERIA di Patrizia, a cui lei pensa quando rivede i Natali lontani nel tempo, e TRISTEZZA di questo periodo solitario di MIMMA e CONGIUNZIONE di Vanna, grande parola evocatrice di collegamenti e “UNIONE”…. Immancabili i cibi del cuore come il “miele di fichi” di Carmela, proveniente dalla Puglia amata e dalle mani di tante donne laboriose…… Si sono evocati alcuni Natali speciali come quello del ’67 di Mirella, in cui la mamma era all’ospedale per un parto sfortunato, il ricordo di quel Natale da sola, con una certa zia, ma anche la gioia del ritrovare la mamma a feste finite, o quello di Tina quando per un’unica volta il babbo fece i tortellini con il matterello di famiglia sotto l’albero fatto di frasche attaccate su un manico di scopa, o il presepio multiplo e felicissimo, costruito confusamente a più mani nel giardino di Anna, da tutti i compagni di scuola del nipotino. E l’Albero di Natale eterno di Stefania che i nipotini agghindano la mattina e la sera disfanno, ogni giorno, in un interminabile festoso addobbo quotidiano. E infine la promessa di un disegno di Lucia che rappresenti gli alberi di Natale semplici di decenni fa, che erano cipressi o ginepri, trovati nel bosco e quasi mai abeti, carichi di stagnola o caramelle, al massimo candeline di cera, come il suo, tornato alla mente, addobbato con un lungo unico filo di caramelle legate insieme. ……..

Legate insieme……un po’ come tutti noi.

Buon Natale ragazze e ragazzi!