Colori di Natale – di Cecilia Trinci

Per tutto il mese di dicembre, negli ultimi anni e quasi per attirarci, la loro casa sembrava assomigliare alla casetta di Hansel e Gretel e si riempiva di soffi di vainiglia e zucchero a velo, con sottofondo di mele, arance e canditi. La cucina si apriva su cesti di limoni, ciambelloni che cuocevano in forno vaporizzando odor di burro fuso e cannella. Su tavoli e tavolini del soggiorno sacchetti di biscottini profumati, mandarini di varie qualità, pandori e panettoni pronti ad essere tagliati e torroni morbidi e lunghi, ricoperti di cioccolato e cestini pieni di torroncini calabresi rivestiti di carta colorata argentata. Guardarli faceva Natale.
Ma la cosa che più di tutto in me accendeva la sensazione della festa era la frutta secca. Senza nocciole, mandorle, noci, prugne, albicocche e fichi secchi, ben vestite nei cestini con tanto di attrezzatura per schiacciare e romper gusci non poteva essere Natale.
Qualche addobbo c’era, ma credo di non ricordare quali fossero. Se c’erano lucine qua e là o se la luce soffusa era sempre la stessa, quella del suo grande acquario dove nuotavano pesciolini tropicali colorati che già da solo creava calore intorno. Attirava lo sguardo con le piante che fluttuavano, con i riflessi sull’acqua che gorgogliava per pulirsi dalle impurità e che ricordava in lontananza il rumore del mare, come una conchiglia messa all’orecchio. Che delusione inaccettabile fu sapere, già da piccola, che quel rumore nella grande conchiglia non era l’oceano prigioniero.
Tutto quel ben di Dio saziava solo a vederlo e se con le parole si faceva notare l’esagerazione e l’abbondanza, dentro, in un punto nascosto si provava il piacere della festa, la promessa che il giorno di Natale e i giorni seguenti avremmo avuto occasione e pretesto per ritrovarci, per mangiare, per giocare a carte: un pokerino amichevole o un Mercante in fiera. Ridendo, ricordando e…. masticando il blu e l’arancio, il marrone e il giallo, il bianco e il cioccolato.
Forse il vero nostro “pranzo di Natale” era su quel tavolino verde da gioco, sbucciando mandarini, assaggiando un torroncino, masticando un candito, una prugna, sgusciando una noce, litigandosi bonariamente lo schiaccianoci che, chissà perché, è sempre unico e non ne esistono in serviti da sei, come le tazze, convinti che il suo ripetersi non sarebbe mai finito.
…stare insieme…a qualcuno, a qualcosa…respirando vaniglia
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Tutto il piacere delle piccole BUONE cose che fanno grande il ricordo di momenti veri INSIEME
Grazie
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