I legni torti – di Nadia Peruzzi

La casetta al limitare del bosco sapeva di buono. Il profumo del marzapane mischiato a quello della cioccolata e dello sciroppo di fragole ,si sentiva già da dentro il bosco.
Chiunque ci passasse accanto non riusciva a trattenersi e piluccava qui e là le cose che gli piacevano di piu’.
La vecchietta che la abitava,non ci faceva caso .Era contenta anzi che grandi e piccini godessero di tutte quelle leccornie. Tanto più che ogni pezzo che veniva portato via e mangiato, nella notte seguente, si ricostituiva tale e quale a come era prima.
Tutto, attorno a quella casa, profumava di magia .Anche il modo in cui era spuntata dal nulla in una sola notte.
Il taglialegna del paese vicino se l’era trovata davanti mentre se ne andava al lavoro. Era sicurissimo. La sera prima non c’era nulla e ora invece eccola qui questa casetta dai mille colori, dal tetto di soffice pan di Spagna e dalle finestre e dal portone di cioccolato, con caramelle colorate a segnare il vialetto di ingresso e fiori a tutte le finestre di confetti bianchi e rossi .
La vecchietta che lo aveva salutato era come la sua casa. Dolce, amorevole e gentile. Aveva lo sguardo buono di chi vive in mezzo a prelibatezze e sa trarne beneficio.
Da quel momento il via vai dal paese non si era mai fermato. Grandi e piccini facevano a gara a chi arrivava per primo a casa della vecchia signora dai capelli bianchi e dagli occhi azzurri come solo un cielo d’estate sa essere.
Per passare davanti a quella casa c’era addirittura chi allungava la strada per andare al lavoro o a scuola. C’era anche chi ci passava per puro diletto. Senza averne necessità e tutto per poter staccare il suo pezzetto di felicità quotidiana. Spesso succhiare una mentina o una caramella alla fragola apriva le porte del paradiso ,e li di paradiso ce n’era in grande quantità.
Quella casa era diventata in poco tempo un punto di riferimento per tutto il villaggio. Distribuire piacevolezze e benessere per tutti non è cosa da poco, pensò un giorno il Sindaco ! Fu così che si decise in Consiglio comunale di attribuire alla casetta dei dolciumi il valore di “bene comune”. La targa che fu conferita, fu posta in bella vista vicino al vialetto di accesso alla casa in modo che chiunque passasse da lì comprendesse il gran valore che la casetta e la vecchia signora dai capelli candidi avevano assunto per quella piccola comunità.
Tutto cominciò appena dopo la decisione assunta dal Consiglio Comunale.
Prima furono semplici dispetti. Poi scherzi pesanti. In seguito veri e propri atti di vandalismo. Sassi contro le finestre. Un piccolo incendio che fece fondere tutto il portone di cioccolato. Un gatto morto sul sentiero di accesso alla casa e altro ancora che ad un certo punto la signora decise di denunciare ai gendarmi.
Questi cominciarono a darsi il cambio per controllare quello che avveniva nei pressi di quella casina deliziosa. Volevano scovare i colpevoli ma in prima battuta non riuscirono a scoprire nessuno .I malestri continuarono e si fecero sempre più pesanti .La vecchina cominciò a sentirsi impaurita e si decise a comprare un cane di grande stazza perché facesse la guardia .
Per un po’ la presenza del cane sembrò aver determinato un cambiamento. La vita era ricominciata a scorrere senza problemi .I bambini si fermavano gioiosi e a prendersi il loro pezzetto di cioccolato, mentre mamme e nonne sempre più spesso accettavano l’invito di quella simpatica vecchietta per il tè delle 5.
Accadde tutto in una notte di tempesta.
Si sentì un colpo secco come un tuono. Invece era la porta sul retro che era stata spaccata lasciando entrare una folata di vento gelido e due energumeni incappucciati. La vecchietta se li trovò davanti mentre rientrava in salotto dopo aver chiuso una delle finestre che sbatteva nella stanza accanto. Si mise a tremare mentre la strattonavano e spintonavano verso la sedia a cui la legarono stretta stretta con delle fascette che facevano un male terribile. Sembravano due ossessi mentre si aggiravano per la casa.
Il più alto ogni tanto la colpiva urlandole contro: ”Dimmi vecchiaccia dove tieni il tuo tesoro? Perché un tesoro devi averlo tu se hai una casa così confortevole e bella! Dimmelo, forza! Ci siamo solo noi. Nessuno può salvarti, il cane lo abbiamo addormentato e noi abbiamo tutto il tempo che ci vuole per farti parlare!”
“Non c’è nulla in casa di valore materiale. Nè oro, né monete, né gioielli. L’unico tesoro è questa stessa casa. E’ fatta di dolcezze proprio per diffondere dolcezza. Ed è dotata della magica capacità di ricostruirsi e di rinnovarsi ogni volta in modo che tutti ne possano godere”, disse la vecchina con un filo di voce,venato di terrore.
Non la fecero finire. Una serie di schiaffoni la colpirono fino a farla sanguinare. Il più piccolo dei due ,intanto continuava a mettere a soqquadro tutto. Era una vera furia.
Cercarono in tutti i modi di farla parlare. Anche con quella forma di tortura che avevano visto in uno dei giochi elettronici che erano soliti fare, il waterbording.
Lacera in viso, scarmigliata, con gli abiti strappati la vecchina non proferiva più parola. Sembrava morta.
Fu solo per caso se non accadde l’irreparabile .
Proprio in quella notte di tempesta, la regina Grimilde stava facendo rientro al suo castello. Lungo la strada il suo convoglio era stato attaccato dalla perfida banda dei 7 Nani che imperversava in quelle zone.
Il corteo reale aveva retto bene all’assalto e aveva respinto quei briganti, ma giunto in prossimità della casetta dalle mille dolcezze aveva avuto bisogno di effettuare una sosta per verificare di non aver subito alcun danno.
Fu così che ci si accorse che qualcosa non andava in casa di quella vecchietta. Troppi rumori, troppi colpi, troppe urla che bucavano il silenzio della notte.
La regina ordinò ai soldati di andare a vedere cosa stesse succedendo. Quando videro la vecchietta accasciata su una sedia e quei guerrieri Ninja che si muovevano come due furie, chiesero di poter fare irruzione.
Grimilde ordinò l’assalto.Tutto si risolse in poco tempo. I soldati uscirono portandosi dietro i due incappucciati, mentre due dame di compagnia si prendevano cura della vecchietta.
Quando i cappucci furono tolti furono grida di stupore, misto a dolore e meraviglia.
Erano poco più che bambini. Erano Hansel e Gretel, i figli del taglialegna.
Riuscirono pian piano a farli confessare. Ma per saperne di più dovettero chiamare il padre.
Erano cresciuti, disse, con una madre malvagia che aveva angariato anche lui facendogli passare una vita di inferno. I due piccoli insieme al latte materno avevano succhiato cattiveria, invidia ,egoismo e tutto quanto di pernicioso potesse entrare nell’animo umano.
Tutto questo era rimasto anche dopo che la moglie era morta e anzi si era riacceso e accentuato ,ancor più ,dopo che lui aveva deciso di risposarsi con quella santa donna di Raperonzolo.
Quando erano iniziati i primi atti di sadismo sugli animali di casa, lui e la moglie avevano deciso di mandarli in una Clinica per vedere se fosse possibile rieducarli e curarli in modo da liberarli dai fantasmi che la madre biologica aveva incistato nei loro cuori e nelle loro menti.
La vecchina stesa sulla lettiga dell’ambulanza che la portava in ospedale colse una gran parte di questo colloquio. Buona com’era con un filo di voce si rivolse alla regina con una preghiera.” Facciamo insieme un ultimo tentativo. Appena torno dall’ospedale con l’aiuto dello psicologo di corte ,il Dr.Busillis, vorrei occuparmi di questi due bambini. Nel frattempo li terrete a corte mettendoli a fare lavori socialmente utili “.
“Hanno tutta la vita davanti”, disse ancora, ”un tentativo va fatto. E’ doveroso”.
Il falegname aveva le lacrime agli occhi. I due malvagi un ghigno che per un attimo fu illuminato da qualcosa di diverso dalla cattiveria più nera.
La Regina una espressione allo stesso tempo stupefatta e preoccupata visto che stava a lei decidere il resto di questa storia.
Decise dopo un attimo di esitazione, che si, forse valeva la pena di provarci. Mai darsi per vinti senza nemmeno osare anche ciò che a prima vista può sembrare impossibile.
Alzo’ la sua mano regale, carezzò il volto tumefatto della nonnina e le disse:
“ Si proviamoci insieme a raddrizzare questi due legni torti.”!