L’alba del grifone – di Cecilia Trinci
(stare al gioco)

Aveva fatto fatica a farsi accettare dal gruppo. Una ragazza, secondo gli altri tre, non può sopportare tutta quella fatica, ore e ore all’aperto, portando macchinari pesanti, senza soste, senza cibo a orari fissi….alla fine sarebbe stata un peso, prima o poi. Ma Elena aveva talmente insistito che alla fine era riuscita a partire con loro. E’ vero, doveva ammettere che non era stata proprio una passeggiata e quel bosco era talmente pieno di rovi come mai aveva visto. Sanguinava, qua e là. Ma stava zitta. Cercava solo di non perdere il contatto con Edoardo. Edo, come tutti lo chiamavano era instancabile, sembrava un camoscio su quelle salite sassose, e sembrava che lo zaino enorme che non posava mai fosse leggerissimo. Eppure Edo era l’unico che le rivolgeva quelle pochissime parole che ogni tanto pronunciava.
“Hai sete?” le disse mentre il sole era già sparito sulla baia
Lei si limitò a scuotere il capo anche se avrebbe desiderato ardentemente almeno un caffè lungo e dolcissimo. La gamba dove i pantaloni si erano strappati sanguinava ma di certo non si sarebbe fermata.
Il gruppo era diretto sulla cima, senza eccezioni.
Yuri era il primo della fila. Sembrava fosse in preda a una visione, a una passione accecante, non si sapeva per cosa, ancora non aveva neppure spiegato il suo progetto tutto intero, a tratti spariva dalla vista, nel buio che ormai aveva ingoiato la collina. Simone lo seguiva, più lento, massiccio, osservava tutta la scena ogni volta che cambiava o che la luce si faceva diversa. Scriveva veloce su un blocchetto a brevi tratti indecifrabili, senza paura di rimanere indietro si prendeva il tempo necessario per osservare, per imprimere nella memoria tutto quello che vedeva, oppure per controllare il percorso su una mappa accartocciata che teneva in tasca. Aveva al collo la macchina fotografica e un grosso binocolo che ogni tanto si portava agli occhi puntando sempre giù, in basso, verso il mare. Finchè ci fu luce. Poi di colpo il buio li avvolse e il gruppo dovette fermarsi.
Edo propose una sosta per dormire.
Yuri scalpitava, cominciò ad accusare il gruppo di aver camminato troppo lentamente. Così non avrebbero rispettato la tabella di marcia. Dovevano arrivare in cima prima che il sole fosse troppo alto per cogliere quell’unico esemplare di grifone albino così raro.
Edo promise che il giorno dopo, all’alba, avrebbero recuperato.
Simone, intanto, senza ascoltarli, aveva scelto il luogo migliore per accamparsi. C’erano delle piccole vallette nel terreno che li avrebbero riparati. Yuri si calmò quando Simone aveva già steso i sacchi a pelo e recuperato i viveri dallo zaino. Li distribuì, in parti uguali. Raccolse legna per fare un piccolo fuoco. Non faceva freddo, ma la luce del falò li avrebbe rincuorati. E così fu.
Scelsero ognuno la propria valletta per dormire, nel proprio sacco a pelo.
Forse fu un caso che Edo scelse quella più vicina a Elena, lasciandola all’interno tra lui e un grosso masso che sputava ancora il calore del sole.
Nessuno dormì all’inizio. Le stelle erano troppo vicine e brillavano così tanto da togliere il fiato.
La stanchezza poi piano piano chiuse gli occhi a tutti quasi contemporaneamente. Le parole si spensero sulla brace ancora rossa: calcoli, chilometri, immagini assolutamente inedite da riprendere. Ce l’avrebbero fatta. Yuri non avrebbe mai accettato di tornare a valle senza le foto del grifone.
Appena il cielo schiarì in un azzurro appena appena pallido, le ombre si rimisero in cammino, senza essersi del tutto ripresi dalla fatica del giorno prima.
Elena avrebbe voluto un pettine, una doccia calda, ma si strinse nel giubbotto e cominciò a camminare spedita. Edo la precedeva e dietro saliva Simone, con i suoi passi decisi, le lunghe falcate.
Yuri era sempre avanti a tutti, nervoso, con la macchina pronta a scattare.
“Attenti ragazzi siamo in vista del grifone, non fatevelo scappare e fate piano, non respirate neppure!!!
Ho promesso la foto, deve essere mia”!
I passi procedevano verso il cielo sempre più chiaro, le ali di corvi veleggiavano sulle loro teste chine, squarci di voragini si aprivano improvvise tra le loro scarpe.
Il sole saliva, Yuri si stringeva in un ghigno stanco, incapunito e brusco. Senza preavviso ordinò a Elena di aspettarli lì. Loro avrebbero proseguito più spediti e al ritorno l’avrebbero ripresa nel gruppo. Era troppo lenta e ritardava l’andatura. Senza aspettare repliche Yuri sparì verso la vetta, seguito dai passi sornioni di Simone. Edoardo finse di sistemarsi lo zaino, di allacciarsi le scarpe, si fermò poco più avanti, a fotografare il mare che si apriva in una vasta baia sorridente di luce.
Elena si fermò, smarrita più che incredula e si sentì perduta. Tutta quella fatica inutile e l’abbandono dei suoi compagni sul traguardo. Accarezzò la macchina fotografica appesa al collo più che altro per avere compagnia e si guardò intorno, verso le rocce rosate.
Fu da lì che partì il volo. Un volo improvviso, radente, esplosivo, ali ferme sostenute dal vento della vetta, becco in avanti a ferire l’aria, a puntare un traguardo. Un giovane grifone albino potente, immenso, attraversò l’aria sopra la testa di lei. Sembrò che si fermasse un attimo, sembrò che si mettesse in posa per la foto unica, stupenda che Elena riuscì a rubare alle sue ali tese. Sembrò fermarsi……ma forse era solo il vento che trattenne un attimo il grifone, prima che sparisse giù, nel dirupo, verso il mare blu.
Leggendoti, si nota la tua assidua frequentazione, con successo, a vari corsi di scrittura, cogliendene il succo, l’ intento, ogni piccola sfumatura, oltre ad un buon istinto letterario disponi di termini chiari e coinvolgenti❣😉
Un volo improvviso , radente, esplosivo… immagine solo questo basterebbe per farmi sognare
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Il volo improvviso del grifone..solo per lei e il suo scatto. Ci vedo un inizio e una forma di rivalsa!
Tutto bello !
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Scritto con arte , la lettura scivola leggera sulle ali di un giovane grifone albino
Grazie
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Copio con gratitudine il commento personale di Gigliola Franceschini
Non riesco a scrivere un commento dopo il tuo racconto sul grifone. Finalmente uno scritto dove I personaggi dominano e coinvolgono, un’ emozione crescente. Puoi veramente insegnarci qualcosa di bello!
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Bello e coinvolgente il grifone albino rispecchia molto i miei pensieri. Grazie 💕😍👏👏👏
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personaggi descritti molto bene, complimenti, pare di vederli nei loro atteggiamenti, si intuisce chi sono e la loro differente personalità , mi pare di averli visti più che letti. Ricomplimenti!
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La Poesia mi fa sognare:
“I passi procedevano verso il cielo,
sempre più chiare
le ali dei corvi veleggiavano
sulle loro teste chine,
squarci di voragini si aprivano,
improvvise tra le loro scarpe”.
Se non è poesia questa…
Il racconto è anche un omaggio alla donna spesso svalutata ma in questo caso
forte e premiata dalla fortuna.
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Ho vissuto anch’io le stesse emozioni di quei personaggi, c’ero anch’io…bello e avvincente
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