La foto 2 di Stefania

Dove sarai da grande – di Stefania Bonanni

Poi, capita che il destino ti crolla addosso in un minuto, anzi in un  minuto e venti secondi. Mentre si avvia a finire una domenica come tutte, cominciata con la Messa in cattedrale, continuata con un pranzo in famiglia che non accennava a terminare e si strascicava per tutto il pomeriggio, tra racconti, biscotti, vin Santo.

Dopo quel pomeriggio, non c’e’ stato niente da festeggiare, per moltissimo tempo.

I discorsi sulla partenza, vecchi di sempre, cominciati da bambini. Qui non dicevano “cosa farai da grande”, dicevano “dove sarai da grande”. Ci tratteneva il paese, la piazza, la Chiesa. Sembrava di risentire le risate per le pallonate, dietro ogni angolo, che ci potessero ancora essere chicchi di riso cascati dai nostri abiti di sposi, tra le pietre davanti alla cattedrale.

Ci trattenevano i parenti, la sicurezza di aiuto e conforto, vi tratteneva l’imbarazzo dell’essere guardati come attrazioni turistiche, come ci guardavano i passeggeri di quei treni che passavano così veloci che ci sembrava non ci riguardassero.

Oggi non passa il treno.

Fa freddo, ma noi per fortuna abbiamo maglie e coperte sulle spalle. Per fortuna c’e’ il sole. I binari sono liberi, sembra l’unica strada sicura.

Andiamo, non resta che andare. Non voglio sapere di Maria, di Vincenzo, di Pasquale, di Don Antonio.

Andiamo, c’e’ il sole. Non cascano pietre, sui binari.

Andiamo, ci sara’ una stazione, laggiu’. Passera’ un treno, prima o poi.

Andiamo, senza fretta. Stiamo vicini. Se saremo stanchi, ci fermeremo.

Finche’ verra’ la notte, saremo sicuri che tornera’ il sole.

Da altre parti, qualcuno deciderà la data del suo matrimonio.