Cacciucco alla livornese

Rosso profumo di buono – di Gigliola Franceschini

Foto di akiragiulia da Pixabay

Non e’ un primo e neppure un secondo, e’ un piatto unico buono non solo come cibo ma anche come un colorato mezzo per stare in compagnia, vivere allegramente qualche momento di convivialita’; e’ il re della nostra cucina labronica: sua maesta’ il cacciucco. Ma non uno qualsiasi, quello che faceva mia nonna, insuperabile, un rito da rispettare. La mattina prestissimo arrivava Beppe in bicicletta con due grandi ceste, una davanti e una dietro, si appoggiava al muretto dell’orto e chiamava col suo vocione di baritono stonato. Mia nonna usciva per scegliere tutto quello che le serviva; il pesce doveva essere di varie qualita’, piu’ pregiato ed anche povero. Non doveva mancare niente, neppure i pesciolini spinosi, quelli che  valgono poco ma sono indispensabili per la buona riuscita del piatto. Poi incominciava il lungo cammino verso quella delizia. Nonna non voleva gente intorno quando cucinava, tollerava la mia presenza perche’ ero la nipote di casa, a patto che stessi buona e non facessi confondere. Il cacciucco veniva fatto ogni tanto ed aveva molti estimatori oltre la famiglia, infatti c’era sempre qualche infiltrato e a volte piu’ di uno. Io guardavo ammirata la bravura di quelle piccole mani che sapevano fare di tutto, specialmente in cucina, non chiedevo niente e cercavo di imparare. Chissa’ perche’, pensavo, nonna metteva un peperoncino intero infilato con uno spaghino, nel sugo bollente e ad un certo punto lo toglieva. Seppi in seguito il perche’,  bastava l’ombra del pizzichino. Il tutto cuoceva in un grande tegame di alluminio, molto capiente perche’ il cacciucco era sempre tanto, profumato, di un rosso intenso, una delizia. Non sono mai riuscita a ripetere quel ben di Dio, nonostante avessi visto i vari passaggi, mancava sempre qualcosa. Forse nonna aveva un piccolo segreto ma non ho mai appurato se fosse vero.

Ora e’ quasi impossibile fare questo piatto, non si trovano tutti i pesci necessari, mancano i pescetti da poco ma tanto saporiti e manca tanto altro. Manca nonna col suo mestolone che faceva le porzioni per tutti, senza parsimonia. Mancano le persone intorno al grande tavolo di marmo della cucina, manca il vino aspretto della nostra campagna, dopo che le vigne hanno ceduto al cemento. E manca Biagio, il gattone rosso che in quei giorni particolari, si sdraiava sulla soglia della cucina e aspettava paziente e sornione il suo turno per mangiare gli scarti e bisognava tenerlo d’occhio perche’ , ladro com’era,  avrebbe fatto in un baleno a prendersi i bocconi migliori. Ci dobbiamo accontentare di discrete zuppe di pesce, sbiadite, come sono, niente da paragonare al profumo di quella zuppiera enorme che portava il mare in tutta la casa.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

5 pensieri riguardo “Cacciucco alla livornese”

  1. Mi hai fatto amare il pesce, eppure lo detesto, sarei voluta venire a pranzo, magari macchiarmi di sugo, bere un bicchiere di vino con te, con i tuoi …manca tutto amica mia, ora che sembra non mancar nulla..

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  2. un bel tocco di atmosfere della costa col suo piatto forte.I segreti delle nonne e il loro nn voler persone attorno mi ha fatto venire in mente mia nonna quando faceva le frittelle..Faceva lo stesso.Unica eccezione accettare la,mia presenza..quando mio padre è mia madre si alzavano era già tutto pronto .
    sembra di sentire il profumo del cacciucco di tua nonna.

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