Era tutto lì – di Carmela De Pilla

Chissà perché quella mattina Maria si era alzata all’alba.
Nella notte si era girata e rigirata mille volte senza nessun motivo apparente poi, stanca, alle sei decise di alzarsi.
Aprì appena lo scuro della finestra e intravide il bagliore del sole che indisturbato dava vita a un nuovo giorno, aveva un vestito dai colori tenui in quell’alba rassicurante, Maria ne provò un’attrazione speciale e pian piano ritrovò la pace.
Senza uno scopo preciso andò nello studio, si guardò intorno, ma cosa ci faceva in mezzo alla stanza alle sei del mattino? Lo scoprì quando rovistando fra i cassetti della libreria si ritrovò tra le mani una vecchia scatola di latta un po’ arrugginita e imbrunita dal tempo con l’immagine di una bella bambina che mangiava un biscotto.
Si ritrovò sul tappeto a gambe incrociate e come ipnotizzata guardò il contenuto, c’erano pezzetti di un puzzle che lei conosceva bene, alcuni erano sgualciti o sfocati altri ingialliti e sbiaditi, ma erano vivi, frammenti di un passato ancora confuso, caotico, a volte doloroso altre volte raggiante, erano lì, alla rinfusa, li guardò con occhi innamorati e annusò l’odore del tempo imprigionato in quella vecchia scatola.
Era forte il bisogno di rovistare in quel passato, le piaceva rimettere ordine agli eventi, in fondo quei ricordi che negli anni si erano un po’scoloriti raccontavano la sua storia e ogni volta le ritornavano alla mente con prepotenza.
Il sole era già alto, fece capolino dalla finestra semiaperta quasi volesse sbirciare tra i ricordi di Maria, ma lei ne era molto gelosa e accostò la finestra per piombare nella penombra della stanza.
Era tutto lì.
La foto dei suoi genitori ancora giovani desiderosi di una vita migliore, quella della sua prima comunione, sembrava già una ragazza in quel vestito da sposa prestato da una sua cugina e adattato a lei per l’occasione, percepiva ancora la stessa sensazione di imbarazzo, quasi di vergogna mentre camminava per le strade festose del paese.
E cosa dire dei due braccialetti che ricordavano la nascita delle sue splendide figlie? L’avevano aiutata a crescere, ad amare…
C’era anche la foto di suo fratello che ancora giovane aveva deciso di abbandonare la vita pensando forse di ritrovare la pace nell’oblio della morte.
E poi quel quadernino rosso.
Aveva l’abitudine di pressare tra le pagine dei libri i fiori, quelli che le avevano lasciato un’impronta dentro e li incollava in quel vecchio quaderno, per ognuno un pensiero dell’anima.
Il rosso del papavero, il viola della pansè, il rosa della peonia, il rosso della rosa…petali come ali di farfalle volavano tra le pagine e si mescolavano ai suoni e agli odori delle parole, i colori avevano perso i toni intensi di un tempo, ma imprigionavano nei petali le antiche emozioni e lei si incantava nel frugare con un po’ di malinconia nel suo passato.
Era tutto lì.
In ogni cosa c’erano i colori della sua vita.




