Bilancio di Cecilia – di Cecilia Trinci

Mi è capitato di leggere questa frase di Oscar Wilde: “Il guardare una cosa è ben diverso dal vederla. Non si vede una cosa finché non se ne vede la bellezza”.
Mi è piaciuta e l’ho copiata. A mano, con la mia calligrafia stronca e indecifrabile, piccola e grande secondo l’umore, su un foglio che tengo a portata di mano a fianco del computer, dove annoto un po’ di tutto quello che mi capita, dagli indirizzi della spesa a domicilio, alle poesie che qualcuno segnala, ai siti che potrebbero tornare comodi e ai numeri di telefono di cui dimentico di scrivere i proprietari. La potreste trovare lì, scritta in un inchiostro marrone, con frasi spezzate e abbreviate, subito sotto la trascrizione di un vocale w.a. che mi interessa. Accanto c’è il mio registratore digitale. Ora fermo in questi giorni di clausura, ma di solito mio compagno di avventura perché mi aiuta a fermare quello che accade, gli incontri e le parole che ci siamo detti. Parole che volano, restano in sospensione appena un po’ e poi spariscono leggere, dimenticate, pronte per ripartire per una prossima volta perché loro, le parole, sono sempre le stesse in fondo ma si moltiplicano in infinite combinazioni e intonazioni multicolori, per costruire immagini sempre diverse. Conservo. Questa è la mia prima parola. Conservo per non perdere, per non disperdere. Quanti sogni sono andati persi perché non li abbiamo scritti la mattina, quante indicazioni preziose abbiamo dissipato nell’oblio del quotidiano. Quanti incontri importanti, quante risate sulle panchine o al tavolo di un bar, quante parole d’amore sono rimaste un poco sospese nell’aria intorno a noi e poi si sono smaterializzate? Fanno così anche i virus. Partono da una bocca all’altra, restano un po’ sospese e poi spariscono……ci abbiamo mai pensato? I virus fanno come le parole, lo dice anche Burioni!
Conservo e raramente riascolto. Ma qualche volta l’ho fatto. Non sapete come la voce conserva i sentimenti. Quante volte, in casi di piccoli conflitti ho riascoltato le parole per capire. Rivelazioni. La durezza su una frase, la troppa velocità delle risposte, il parlarsi sopra senza ascoltare un punto di vista diverso, un portare avanti un’idea che dal vivo non avevo capito, un’esperienza passata che fa sentire la sua ferita apparentemente a sproposito …..quante rivelazioni inedite in quelle parole digitali. E c’è un ritmo in quella sequenza di parole, un ritmo personale. Non è solo dalla voce che vi riconosco, ma anche dal ritmo, da come a volte vi controllate e a volte no, dalle vibrazioni. Ci sono vibrazioni fisiche, percepite dal vivo e percezioni sublimi, percepite dalla voce. Ci sono colori, nella voce e sono quelli che vogliamo dare all’anima nel momento esatto in cui dona se stessa. Non ho più bisogno, ormai, di riascoltarvi, ho un buon allenamento anche in diretta.
Ma torniamo alla frase iniziale che mi ha colpito. “Non si vede davvero finché non si vede la bellezza che c’è in ogni cosa”. Oscar Wilde parla di cose, ma per me il concetto vale per tutto. Soprattutto per le persone. Non esiste nessuno che non abbia bellezza. Vi ricordate? Così avevamo iniziato quest’anno: “In tutto c’è stata bellezza”. Era questo che volevo raccontare, come in tutte le cose c’è una nota di bellezza così anche in tutte le persone. E nelle scritture. Il “non diario” anche. Voleva far osservare il bello che c’è nelle piccole cose.
Poi questo VIRUS ha dato la botta finale: ce lo ha fatto davvero capire quanta bellezza c’è nelle piccole cose. Come dice Rossella noi anticipiamo sempre le mode. Anche questa dell’apprezzare le piccole bellissime cose di ogni giorno l’avevamo azzeccata! Il caffè al bar, le strette di mano, gli abbracci, le giratine inutili senza meta, il sole quando ci pare, l’erba sotto i piedi……Qualcuno si lamentava perché non poteva andare alle Canarie e ora chissà che darebbe per una giratina al mercato di Sesto! Come tutto si è rimesso al suo posto!
Ma io avevo pensato tutto questo. Già in estate mi metto a pensare cosa farò alle Matite, raccolgo, leggo, cerco. E quest’anno volevo non essere solo io il polo centrale, volevo spiazzare, cambiare…ho pensato a chi poteva aiutarmi, a chi avrebbe capito, a chi era abbastanza capace per stupire, meravigliare, affascinare, ho chiesto, convinto, proposto…..Ho amici speciali, mi rendo conto. Ho trovato altro entusiasmo e insieme abbiamo creato le “Contaminazioni” che hanno spiazzato qualcuno, lasciato perplesso qualcun altro.
Però vi siete fidati e avete fatto bene. Perché pensavo che partendo dalle P A R O L E che sono il nostro tesoro e il nostro bagaglio nella borsa da Mary Poppins che mi porto dietro, potevamo volare più alto.
Lasciare il nostro salotto comodo e conosciuto e andarcene in giro per parole altre. Parole che volano come farfalle, parole solide come quelle della letteratura intelligentemente mediata. …PAROLE.
Ho costruito un programma quest’anno. Un programma vuol dire avere in mente un cammino senza sapere cosa accadrà veramente. Un programma è una scommessa di fiducia, basata sul noto e sull’ignoto, e avere fiducia che l’imprevisto sarà affrontato, sarà piegato con le nostre capacità e la nostra inventiva.
Così è stato. Nonostante tutto abbiamo fatto tutto il cammino.
Compreso questo imprevisto doloroso che ci ha dato l’opportunità di mostrare di che pasta siamo fatti tutti noi. Ci disperiamo, piangiamo, ci manchiamo, ma siamo ancora qua, scriviamo e ci pensiamo.
E progettiamo un futuro che non tarderà ad arrivare.
Sì parole…e tu le sai usare sempre a proposito donando a tutti noi bellezza…grazie
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Cecilia le tue parole mi hanno commossa. E mi hanno indotto a rivedere quello che ti avevo inviato ieri come mio bilancio in una ottica diversa. Il bello del gruppo è questo si è frammenti ma nel gruppo e nello scambio si ritrova il filo di cui si era perso il punto di origine.Ritrovarlo mi fa concludere come fai tu quanta anticipazione c’è stata .Involontaria certo chi poteva prevedere il macigno che cì è arrivato addosso.Bilancio su ricerca della bellezza …positivo e lo leggiamo nei racconti e nei lavori di tutti ..
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Grazie per l’ascolto attento, come quello di una madre, delle nostre parole, delle vibrazioni delle nostre voci, ci fai sentire importanti e amate.
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Si, mi sono fidata…ed ho raccontato di me senza picchetti, spesso non ho capito le parole più difficili, ne son stata però affascinata, catapultata in mondi non miei, ma affascinanti…abbiamo camminato insieme…ed insieme stiamo arrivando…scaglionate un pò distanti, ma unite/i
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Bella la descrizione che fai di una parte di te.Mi ha rassicurata li tuo modo di gestire i gruppi,mi sono sentita libera di essere come sono.
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