Il paesaggio al tempo del coronavirus – di Elisabetta Brunelleschi

Dal 9 marzo non ho più varcato i confini del territorio comunale.
Sto tenendo lontano un nemico invisibile, che non so come e quando potrebbe attaccarmi e allora rispetto le regole che ci sono state date: esco di casa solo per la spesa. E mi sento anche in colpa perché il mio uscire quotidiano per il pane, il giornale o gli ortolani pare sia troppo! C’è chi mi rimprovera.
Ma per tutto il resto della giornata me ne sto nelle mie quattro mura e fuggo la smania impiegando il tempo con le più inconsuete attività.
Ricordo il percorso per la spesa di mercoledì 11 marzo, mi guardavo attorno attonita e incredula: paese deserto, molti negozi già chiusi, persone ben distanziate in coda per il fornaio, la cartoleria, l’edicola, pareva di entrare in un sogno.
Ora che siamo al 24 marzo, so con certezza che non era un sogno, è tutto vero, tragicamente vero!
Da questo forzato isolamento non posso sfuggire e in tutti i modi devo ricercare il sentimento che mi permette di accettare questi momenti, perché le giornate sono lunghe e non facili da riempire.
Intorno c’è silenzio e tranquillità. L’aria è chiara e trasparente. Qualcosa di buono lo sto trovando.
Trascorro il mio tempo senza scadenze di orari, parcheggi, appuntamenti, documenti in scadenza…, La famiglia, per quanto minima, è presente e vicina. Controllo la casa, mi diletto con la cucina, scrivo per passatempo.
Ai pochi parenti rimasti mi legano telefonate quasi giornaliere, arricchite da messaggi e invii di foto. Lo stesso con gli amici, con cui ci subissiamo a vicenda dei più incredibili whatsapp, dal serio al faceto, ma è l’unico modo per sentirci uniti.
Dobbiamo ammettere che i moderni mezzi di comunicazione sono una gran cosa. Per questo dovremmo farne un uso corretto e misurato.
Certamente i social non sono la realtà. Mi chiedo a volte cosa sarà rivedersi e parlare da vicino con gli odori, i suoni, gli abiti, i movimenti. Viso a viso senza lo schermo di un telefono o di un computer. La realtà del reale contrapposta a quella virtuale.
Ricominceremo, non so quando, ma dovremo ricominciare.
I pochi passi che faccio intorno a casa mi hanno permesso di vedere cose mai osservate: alberi, arbusti, uccelli svolazzanti, fiori appena sbocciati. È stato proprio da questo vedere che mi sono inventata un passatempo, elencare le specie arboree e erbacee presenti in un raggio di 100\150 metri dalla mia abitazione. È stupefacente la ricchezza della flora che ci circonda. In un paese che ormai è periferia della città, esiste una biodiversità vegetale pochissimo valorizzata e dai più sconosciuta! Collegata a questa vi è senz’altro la biodiversità animale. Penso soprattutto agli invertebrati (insetti, aracnidi, molluschi terrestri e vermi di ogni specie) che si aggirano sopra e sotto questo verde mondo. Potrà essere la prossima osservazione.
Mi chiedo spesso chi potrà trarre vantaggi da questo mese di forzato isolamento. I soliti sciacalli della finanza e del commercio avranno già i loro frutti e di alcuni ne verranno a sapere solo i posteri.
Sicuramente stanno guadagnando le farmacie, i produttori e commercianti di generi alimentari e gestori di luce, gas e acqua. Almeno una volta in farmacia siamo passati tutti. I supermercati super richiesti. Non c’è amico o conoscente che non si sia cimentato in ricette aumentando il consumo di energia per far funzionare fornelli, forni, lavastoviglie ecc. Chi mai in tempi di “libertà” si era dedicato così tanto alla cucina? Attenzione mi aspetto lamentele anche su questo!
Ma alla fine, noi, comuni e normali mortali, come ne usciremo? Molti, genitori, nonni, fratelli …, non ne usciranno, sono morti, muoiono e moriranno. Di quelli che resteranno vivi, in tanti, lo spero, alcuni ne usciranno più poveri, altri rimarranno quelli sono. Ma non è facile fare previsioni, nemmeno gli scienziati possono dirci qualcosa di certo.
Una cosa è certa, questo stare chiusi in casa che ci impedisce l’uso pluri-quotidiano dei mezzi a motore insieme al silenzio sta portando un deciso abbassamento dei livelli di inquinamento. Finalmente si respira …. Aria tersa, niente odori di gas di scarico, niente invisibili rilasci di pneumatici, parcheggi incredibilmente vuoti, … il prezzo della benzina forse calerà?
Mi immagino i boschi non più calpestati, nessuno, o pochissimi, all’assalto degli asparagi che in marzo iniziano a spuntare, chino a raccogliere il fiorellino, a rovistare nell’humus per l’ultimo fungo di stagione. I boschi e i campi si rigenerano.
E gli animali? Liberi di muoversi senza lo spavento del nemico a due zampe che in un attimo può incombere; cinghiali, caprioli, le vituperate volpi, le lepri, i tassi, gli istrici e ancora tanti altri come i relitti che con la primavera si stanno risvegliando.
Quelli che per noi sono giorni di timore per la natura si trasformano in intervallo di pace.
E allora?
Noi costretti in casa da oscuro morbo, recuperiamo ciò che vi può essere di semplice e genuino, abbiamo più tempo per i passatempi preferiti e svolgiamo attività che in tempi di libera uscita avremmo messo da una parte. Senza dimenticare, però, che il fuori ci sta aspettando.
E allora, quando potrò andare dove voglio, mi vorrò sentire come nella poesia di Ungaretti:
E subito
riprende il viaggio
come dopo il naufragio
un superstite lupo di mare.
Per poi tornare a casa e star bene:
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.
Io sto dalla parte degli asparagi…
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Vedo nell’ottica di un insegnamento per i bambini andare a scoprire le specie vegetali e animali che caratterizzano l’ambiente attorno a noi..come primo passaggio per acquisire amore e rispetto per il bello con cui la natura ci sorprende sempre !
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