Che mi racconti nonna, stasera? – di Chiara Bonechi

Il letto di mia nonna Eleonora era altissimo o a me bambina sembrava così.
Mi piaceva dormire con lei.
Con un balzo saltavo sopra e mi mettevo sotto le coperte, guardavo mia nonna che si sistemava per la notte: si scioglieva la crocchia che portava annodata sulla nuca e i capelli fini, dal colore un po’ spento, le cadevano sulle spalle, poi si toglieva gli abiti e indossava la camicia lunga fino alla caviglia.
Il letto era alto per lei piccoletta e poco agile, mi divertivo a guardarla nello sforzo di salire e spesso non ci riusciva.
“Dammi una mano!” diceva.
Io mi rivedo inginocchiata sul materasso e piegata su di lei, le nostre mani che si afferrano, si stringono e io tiro con forza finché anche lei è con me nel letto.
“Che mi racconti nonna stasera?”
E lei cominciava.
Le parole uscivano dalla sua bocca fluide e intense, i suoi racconti mi portavano attimo per attimo in un immaginario che scorreva nella mia mente come un film, era bravissima mia nonna a raccontare. E se qualche volta prendeva il libro delle fiabe e cominciava a leggere non era per me la stessa emozione.
“Nonna, raccontamelo a bocca!” le chiedevo e capitava che lei chiudendo il libro proseguisse e lentamente si addormentasse biascicando parole senza più senso.
Quanti scossoni alle sue braccia grassottelle per risvegliarla e farla proseguire!
Qualche tempo fa, riordinando un mobile libreria in casa di mia mamma, ho ritrovato un libro che mi ha fatto sobbalzare: “CUORE”.

Credevo di averlo smarrito come quello di Pinocchio e invece era lì, sotto a spartiti di musica e ad altri libri impolverati.
La copertina di cartone rigido, la costola di tela, edizione Garzanti.
Sullo sfondo azzurro in evidenza il volto di un bambino con un grande cappello bianco, stringe sotto braccio uno zaino e sorride. Tengo il libro per qualche secondo appoggiato al petto come in un abbraccio, poi scosto la copertina e leggo la prima pagina: anno 1958, edizione per il cinquantesimo della morte di Edmondo De Amicis.
Rivedo quel volume sul comodino accanto al lettone di mia nonna e ripenso a quella data.
Avevo quattro anni quando le storie uscivano da questo libro attraverso la sua voce e io palpitavo di commozione per la “Piccola vedetta lombarda”, “Il piccolo scrivano fiorentino”,”Il tamburino sardo”, “Dagli Appennini alle Ande”. Mi capitava di piangere per quei bambini, protagonisti buoni, onesti, generosi che si sacrificavano per gli altri.
Anche piangere era bello allora.
Sembra…che anche le lacrime abbiano, un’epoca, una storia, le tue son dolci, sanno di miele buono…
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Che bello! Che tenerezza! E che nostalgia per qualcosa che non ho mai avuto.
Non aver conosciuto nessuno dei miei nonni è qualcosa che mi manca più adesso di quando ero piccola……
Bel racconto. Sa di infanzia profumata
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Oggi questi racconti non vanno più, infatti se ne vedono i risultati.
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Ricordi belli e emozionanti grazie
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