Leggere il futuro

Trasparenze – di Gabriella Crisafulli

Indovina indovino

tu che leggi nel destino

come sarà 

il tempo che verrà?

Bello, brutto

o metà e metà?

Scruta – di grazia –

la sfera appannata

dimmi 

– ti prego – 

cosa ci condurrà 

nella terra incantata?

Guardò il gran saggio

il profondo raggio

che penetrava

la palla oscura

e scoprì la ricetta

per combattere la paura

” Viaggiare nel tempo

nel sole, nel vento

poi tessere 

e annodare

solo parole

sane”

Morire per rinascere

Una nuova Genesi – di Laura Galgani

Essere Umano del XXI secolo, stai per vivere una nuova Genesi. La Terra, ora così silenziosa e affranta, fra qualche tempo – poco, tanto, chissà – verrà riconsegnata nelle tue mani come fosse l’alba del primo giorno. Ti rendi conto della bellezza di questo momento? Mentre combatti per sconfiggere un virus letale e misterioso, la Natura si sta riprendendo dalle sanguinose e infinite ferite che le hai inferto. L’inquinamento diminuisce, l’aria si fa leggera, si producono meno rifiuti, gli animali fanno capolino e dimenticano la paura dell’Uomo. Ora è lui, ad aver paura! Si rifugia nella sua tana, e trema.

Questo è il momento di chiederti che cosa vuoi fare, quando potrai di nuovo uscire, tornare al lavoro, ricominciare a produrre, viaggiare, festeggiare, consumare… fermati a pensare: vuoi che sia tutto come “prima”? Ascolta, in questo momento di sospensione, la voce della Terra: chiede rispetto, equilibrio, pazienza, pace, ma anche creatività, nuove idee, tecnologia al servizio dell’ambiente, invenzioni e soprattutto un nuovo sguardo che la accarezzi con Amore, invece che un pugnale con cui ferirla come prima.

Non fare che tutta la sofferenza di questa stagione sia passata invano. Fermati ad ascoltare, a guardare, a pensare. E’ tutto nuovo. Per l’ultima volta. Non lo sarà mai più.

La notte dei bambini

Che mi racconti nonna, stasera? – di Chiara Bonechi

Il letto di mia nonna Eleonora era altissimo o a me bambina sembrava così.

Mi piaceva dormire con lei.

Con un balzo saltavo sopra e mi mettevo sotto le coperte, guardavo mia nonna che si sistemava per la notte: si scioglieva la crocchia che portava annodata sulla nuca e i capelli fini, dal colore un po’ spento, le cadevano sulle spalle, poi si toglieva gli abiti e indossava la camicia lunga fino alla caviglia.

Il letto era alto per lei piccoletta e poco agile, mi divertivo a guardarla nello sforzo di salire e spesso non ci riusciva.

“Dammi una mano!” diceva.

Io mi rivedo inginocchiata sul materasso e piegata su di lei, le nostre mani che si afferrano, si stringono e io tiro con forza finché anche lei è con me nel letto.

“Che mi racconti nonna stasera?”

E lei cominciava.

Le parole uscivano dalla sua bocca fluide e intense, i suoi racconti mi portavano attimo per attimo in un immaginario che scorreva nella mia mente come un film, era bravissima mia nonna a raccontare.   E se qualche volta prendeva il libro delle fiabe e cominciava a leggere non era per me la stessa emozione.

“Nonna, raccontamelo a bocca!” le chiedevo e capitava che lei chiudendo il libro proseguisse e lentamente si addormentasse biascicando parole senza più senso.

Quanti scossoni alle sue braccia grassottelle per risvegliarla e farla proseguire!

Qualche tempo fa, riordinando un mobile libreria in casa di mia mamma, ho ritrovato un libro che mi ha fatto sobbalzare: “CUORE”.

Credevo di averlo smarrito come quello di Pinocchio e invece era lì, sotto a spartiti di musica e ad altri libri impolverati.

La copertina di cartone rigido, la costola di tela, edizione Garzanti.

Sullo sfondo azzurro in evidenza il volto di un bambino con un grande cappello bianco, stringe sotto braccio uno zaino e sorride. Tengo il libro per qualche secondo appoggiato al petto come in un abbraccio, poi scosto la copertina e leggo la prima pagina: anno 1958, edizione per il cinquantesimo della morte di Edmondo De Amicis.

Rivedo quel volume sul comodino accanto al lettone di mia nonna e ripenso a quella data.

Avevo quattro anni quando le storie uscivano da questo libro attraverso la sua voce e io palpitavo di commozione per la “Piccola vedetta lombarda”, “Il piccolo scrivano fiorentino”,”Il tamburino sardo”, “Dagli Appennini alle Ande”. Mi capitava di piangere per quei bambini, protagonisti buoni, onesti, generosi che si sacrificavano per gli altri.

Anche piangere era bello allora.                                                                                                                                                                    

Quarto incontro virtuale: chiusura

Chiudere.

Usiamo in molti contesti questa parola, che può sembrare dura:

Hai chiuso la porta?

Sto chiuso in casa da giorni!

Con te…… chiuso!

No, guarda, non credevo ma è proprio chiuso a tutto, a qualsiasi novità!

Chiuso per ferie

Non pensavo fosse tanto chiuso di mente!

Oppure può essere parola meno dura:

Chiudi il barattolo altrimenti evapora tutto!

Chiudi la mente all’ansia!

Chiudi tutto e scappa!!

Oppure può essere un concetto riferito a un luogo, a una situazione.

Come nel libro Almarina, di Valeria Parrella

In cui si parla di una storia che si svolge in un carcere, luogo chiuso per definizione e in cui scoppia una bellissima relazione tra due donne e la ricerca di se stessi.

La domanda di oggi è:

“PUO’ UNA PRIGIONE RENDERE LIBERO CHI VI ENTRA?”