I BAMBINI CHE SIAMO STATI – di Sandra Conticini

Non sono stata una bambina tranquilla, ero un pò bizzosa e rompiscatole, come diceva il babbo ero una “riffaiola”, fin da piccola volevo fare quello che volevo.
Una volta sparii per un pomeriggio intero, ero andata nei campi a cogliere la camomilla pensando di fare una cosa utile, invece, quando tornai a casa trovai la mamma disperata perchè non sapeva dove andare a cercarmi così mi presi anche qualche schiaffo.
Ricordo un’estate particolarmente dura. Normalmente con altre tre o quattro amiche andavamo a casa di un’altra perchè lei, avendo dei fratelli più piccoli e i genitori che lavoravano, non poteva uscire. Così si stava in giardino a chiaccherare e ridere, ma un pomeriggio arrivammo lì e la sua mamma iniziò a brontolare e a mandarci via perchè avevano preso la tigna ed il medico li voleva mandare in ospedale e mettere tutti in quarantena. Noi avevamo notato che da qualche giorno delle bolle strane, ma dicevano che erano zanzare. Anche io avevo una bolla in un braccio che la sera specialmente mi pizzicava e la mamma più di una volta mi aveva detto che mi voleva portare dal medico, ma per me i dottori potevano morire… non ne volevo sapere. Come facevamo a dirlo ai nostri genitori? Ci potevano andare via tutti i capelli e poi la quarantena e la tigna…che vergogna, eppure eravamo pulite…. Quando dissi alla mamma cosa poteva essere la mia bolla iniziò la sua filastrocca..è te l’avevo detto che dovevi venire dal dottore…. la tigna?in quarantena noooo!!! Ohh non lo diciamo per carità..è una vergogna… La mattina successiva mi portò da un dermatologo che mi prescrisse un unguento da mettere mattina e sera e fasciato con una stoffa di cotone. Così passai tutto il resto dell’estate con questa fascia al braccio, ma potevo uscire tranquillamente, invece una mia amica, che aveva le braccia piene di bolle dovette stare in casa e, se usciva, aveva le maniche lunghe e la sua mamma a forza di pezzetti di cotone diceva che aveva finito due o tre lenzuola del corredo buono.
Certo i tempi cambiano ma, alla parola quarantena, isolamento, ancora oggi prende il panico, la paura di perdere la nostra libertà a cui siamo abituati, muoversi come, dove vogliamo e con i mezzi che cosa ci sono più congeniale e, non riuscendo a mantenere la calma, rendiamo tutto più complicato e difficile per noi e per gli altri.
Bello,quarantena diversa.
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