Io quando ero grande – di M.Laura Tripodi

Io…io…io…
Alzava le piccole spalle inspirando quanta più aria poteva, fra un io e l’altro, concentratissimo a cercare parole per il suo racconto.
Gli occhioni azzurri di Lorenzo guardavano fisso davanti a sé, come frugando l’aria, come se le parole avessero potuto comparire come d’incanto. Poco importa se ancora non sapeva leggere.
Poi, con un’inspirazione più profonda delle altre ha esordito: io, quando ero grande…… e poi la narrazione di un sogno raccapezzato nell’innocenza dei suoi quattro anni.
Mi commuovo sempre quando ci ripenso.
Io quando ero grande avevo un nomignolo: Mariuccia. Qualche volta Mariuccina.
Mi ci sono voluti tanti anni per prendere consapevolezza di quanto quel nome mi suonasse dispregiativo, Mariuccia, come cosuccia, come robuccia, come bambinuccia. Mariuccina, oltre che dispregiativo mi metteva di fronte al fatto che io ero la più piccola di tutti. Non solo dei miei fratelli, ma anche dopo, a scuola, quando nella fila indiana ero sempre in cima e, in tutta la mia carriera scolastica, anche se breve, non sono mai riuscita ad occupare un secondo banco.
Eppure Mariuccia era un vezzeggiativo e Mariuccina era un rafforzativo del vezzeggiativo. Nell’intenzione di chi lo pronunciava.
Ma io, quando ero grande, avrei voluto che mi chiamassero con il mio vero nome.
Anzi, avrei voluto che mi chiamassero.
Punto.
Questa era la mia percezione di quando ero grande. Di piccolo c’era la mia età anagrafica, tangibile, e la mia piccola statura, tangibile anch’essa, ma mancava la piccolezza che spetta di diritto all’infanzia.
Io, quando ero grande, non mi rendevo conto di quello che avevo dentro perché mancava il tempo, non c’era modo, non esisteva il diritto alla fantasia. La maggior parte delle famiglie aveva altro a cui pensare e probabilmente ero in ottima compagnia. Ma io, questo, non potevo saperlo.
Adesso che sono piccola ho scoperto che posso fare un sacco di cose. Di alcune sono capace, di altre meno, ma non mi manca mai la voglia di vivere, di sperimentare, di guardare lontano, anche se la strada già fatta è molta di più di quella ancora da fare.
Perché c’è un modo di essere piccoli anche quando si è adulti. Molto più ricco del sentirsi grandi quando si è bambini.
Molto vero quel che scrivi.
Grazie
"Mi piace""Mi piace"
Bello,mi fai riflettere su quello che hai scritto.
"Mi piace""Mi piace"
Tosta anche da piccina, cresciuta tosta e di grandi capacita’ come le tante piccole grandi Donne nella storia.
"Mi piace""Mi piace"
Tutto serve per crescere…e crescere non vuol dire diventare alti, sarebbe troppo facile…banale…a presto Maria Laura…
"Mi piace""Mi piace"