Il cambiamento che non c’è – di Chiara Bonechi

Stamani ho aperto la finestra della cucina, era presto e ancora si intravedeva nel cielo uno spicchio di luna, quasi trasparente.
Mi sono appoggiata al davanzale con le braccia che reggevano il mio viso piegato all’insù, cercavo, ancora un po’ assonnata, di rilassarmi guardando fuori.
Quella luna dai toni pallidi in un cielo senza colore che solo in lontananza si stava colorando della luce del giorno, mi metteva un senso di tranquillità ed ho dimenticato che anche oggi sarebbe stato diverso.
Respiro profondamente, ho voglia del caffè ma prima di staccarmi dal davanzale lo vedo: qualcosa di bianco, screziato di un pallido rosa, tinge il tronco scuro del susino nel campo di fronte. Osservo meglio ed ho la certezza che sta fiorendo, quasi non ci speravo, quest’anno era in ritardo, credevo fosse seccato.
In questo tempo segnato dal virus, dove la parola cambiamento si associa spesso alla fatica di adattarsi ad un nuovo vivere, quel fiore che si è schiuso sul ramo del susino è segno di un cambiamento che non c’è perché il ciclo delle stagioni non si ferma per il virus, dopo l’inverno arriva sempre la primavera e io amo la primavera.
La natura è indipendente e grandiosa: fa come le pare
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Semplicità e dolore. Una timida ma solida speranza nello sguardo
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Bello,guardare la natura che ci circonda ci da forza.
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