Ricordi – di Patrizia Fusi

Ricordi della mia prima Comunione: in quel periodo la mia famiglia era in difficoltà economiche a causa della precaria salute del babbo, che dalla prigionia dopo la guerra era ritornato con una bronchite cronica.
Facendo lui il muratore nella stagione invernale si ammalava per lunghi periodi e quindi anche la mamma lavorava in casa, aveva imparato a ricamare a telaio, ma i soldi scarseggiavano lo stesso.
La mamma ebbe in prestito da una conoscente il vestito per la mia comunione, si fece portare dalla merciaia una coroncina di roselline da mettermi in testa, dove applicò del tulle che lei mi sistemò, tutto molto semplice in confronto a come erano i vestiti di allora, le bambine sembravano piccole spose.
Il pranzo fu fatto in casa solo con la famiglia.
Percepivo con quanta difficoltà il babbo e la mamma vivevano questa situazione, quasi di vergogna per non potermi dare un vestito nuovo, per non potere fare il rinfresco con i parenti.
Sentivo la loro amarezza, ma la cosa che mi fece più male, fu quello che una mia amica mi disse. Si ebbe un litigio, non ricordo per cosa, lei con rabbia per ferirmi mi disse che il vestito con cui sarei passata a comunione non era il mio e mi era stato imprestato.
Io credevo fosse un segreto.
Ci rimasi tanto male, sentii dentro di me tutta l’amarezza dei miei genitori, mi rimase dentro tanta rabbia.
Del giorno della mia prima comunione non ricordo quasi niente solo la sera, di quando ci fecero tornare in chiesa.
Eravamo in fila indiana, davanti a me una bambina in una nuvola di tulle, io dietro con le mani giunte presi fra le dita il velo di questa innocente bambina e iniziai a rompere il velo fino a quando rimanemmo in fila, scaricai tutta la mia rabbia su quella nuvola di tulle.
Ricordo ancora bene il punto della chiesa dove ho fatto quella birbonata.
Brava Patrizia..e…una birbonata quando ci vuole ci vuole !!
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Le umiliazioni dei bambini spesso si trasformano in cattiveria. Credo che ognuno di noi da piccolo abbia sperimentato questa esperienza. Ma non era proprio cattiveria. Forse solo un po’ di dolore.
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