Volevo essere un sasso, ma volevo anche volare – di Stefania Bonanni

“Addolorata, indispettita, decisi che non avrei più studiato. Smisi di fare i compiti, non aprii il libro, e l’inverno passò mentre provavo a diventare sempre più estranea a me stessa.Cancellai certe abitudini che mi aveva imposto lui: leggere il giornale, guardare il telegiornale. Passai dal colore bianco o rosa al nero, neri gli occhi, nere le labbra, nero ogni capo d’abbigliamento. Fui svagata, sorda ai rimproveri degli insegnanti, indifferente ai piagnistei di mia madre. Invece di studiare, divorai romanzi, guardai film in tv, mi assordai con la musica. Soprattutto, restai in silenzio, poche parole e basta. Già normalmente non avevo amici, a parte antiche consuetudini. Ma anche loro furono ingoiare dalle tragedie. Restai del tutto sola, con la mia voce che girava a vuoto nella testa. Ridevo tra me e me, mi facevo smorfie. Passavo molto tempo per i sentieri che una volta avevo percorso con mia madre. Mi piaceva precipitare intontita nel tempo felice di una volta. Del resto, ero vecchia.”
Ho letto e riletto questa pagina molte volte, vorrei la conosceste. A qualunque età, qualunque sia il dramma, questi sentimenti penso siano universali, o perlomeno, sono quelli che mi hanno attraversato. Obiettivo, cambiare. A momenti desiderando diventare un sasso, in altri cercando di imparare ad andare avanti senza pensare, in altri cercando nel tempo passato un segnale di forza, di coraggio, e magari non trovarlo. Altri sono inspiegabilmente giorni leggeri, con il riso pronto ad apparire, anche senza senso, ed allora va tutto bene. Si può cambiare, si può non riuscire a cambiare, siamo disposti a tutto per continuare.
Capisco la tua lingua, il tuo essere Stefania da sempre e per sempre, con la forza che dai, a chi legge ed ha voglia di esserci. Bellissimo
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