Volare non è facile eppure non impossibile – di Vanna Bigazzi

Bellissime queste “scintille” del secondo incontro con Cecilia, mi hanno veramente ispirato tanto, eccone il prodotto:
-Chi avremmo voluto diventare da grandi? Siamo riusciti a rispettare i nostri desideri, il nostro primo impulso?- Posso raccontare la mia esperienza che ancor oggi mi sorprende. Soffrendo da piccola delle discussioni familiari legate a divergenze fra i miei, in particolare riguardanti mia sorella, mi ponevo il problema di cosa potessi fare io, da grande, per alleggerire, se non proprio risolvere, certe tensioni. Quando le persone mi chiedevano cosa avrei voluto fare, ricordo che davo delle risposte che lasciavano un po’ perplessi gli interroganti o comunque non producevano in loro espressioni gioiose, di approvazione come in genere accade ed è giusto che accada. La mia risposta era questa: – vorrei aiutare le persone a capirsi fra loro, quando non ci riescono…- Gli interlocutori, dopo qualche secondo di riflessione, comunque accennavano un sorriso compiacente e con gli occhi che vagavano leggermente, senza focalizzare, non immediatamente abbozzavano un sorriso e, piegando leggermente la testa da un lato dicevano:- Ah, bene, hai visto… brava… ma si capiva che non avevano ben chiaro il concetto. Avrebbero preferito sentirsi rispondere:- il Dottore- oppure – l’infermiera o la mamma…- ma la risposta era diversa. Specifico che sono nata nel 1946 e all’epoca, per lo meno nei ceti medio-bassi, la Psicologia non era conosciuta, le faccende riguardanti i rapporti ed i problemi interpersonali, si discutevano con amici, confidenti, a volte parenti stretti ma non si andavano a raccontare i propri fatti in giro… Ripensando oggi a questi aneddoti, dico a me stessa-Forse io ho realizzato le mie aspirazioni, forse, come dice Cecilia, sarò riuscita, almeno in parte, ad “aprire le finestre agli altri, per dare un po’ di conforto…” Si vede quindi che nonostante i dissensi familiari, i miei interessi infantili non sono stati “bloccati” ma in qualche modo, non ricordo come e quando, saranno stati invece “innaffiati”. Certo è che sono stata sempre molto incoraggiata dai miei. Forse non mi sono state “tagliate le ali” ed è stata instillata in me, quella fede che mi ha permesso di “volare,” sia pur, devo dire, con sforzo personale elevato. Anche a me è piaciuta tanto la favola di Peter Pan, una delle mie fiabe preferite, specialmente quando ero un po’ più grandicella. Mi catturava e credo non potesse essere diversamente, il motivo dei bambini sperduti, rifugiati nell’Isola che non c’è. “ Peter Pan si era perso da piccolo, allontanandosi dai genitori e non voleva crescere, sicuro di stare bene come stava.” I bambini che non vogliono crescere sono coloro che non sono certi delle loro capacità di “volare.” “Avere fede vuol dire avere le ali, ogni bambino ha un’ isola che non c’è e ognuna è differente.” Solo i “non amati” hanno una grande difficoltà ad arrivarci, se mai ci arrivano. Questo tema mi ha molto colpita fin da piccola, che pur essendo stata una bambina amata, rimanevo impressionata dai racconti di mia madre sofferente per l’allontanamento dalla famiglia, in età infantile-adolescenziale, poiché mandata in collegio dopo la nascita del fratellino. Esercitando la mia professione, ho avuto casi di bambini e ragazzi con la “sindrome d’abbandono” e sinceramente questi sono i casi che più mi hanno pervaso. I motivi del loro grave disagio sono elencati in questa poesia che ho scritto non solo con la mente, come potrebbe sembrare in quanto abbastanza concettuosa, ma anche, direi molto, con il cuore:
MALAMATI,
COME CANCELLATI,
INVISIBILI
NON CI RICONOSCIAMO,
SENTIAMO
NELLA MUTA MORTE
IL GRIDO DELLA VITA,
L’UMANITA’ NEGATA,
LA VOCE:
“ANCH’IO SONO UNA CREATURA.”
Questi motivi ci sono tutti nel bambino abbandonato. Potrei enumerarli uno per uno ed analizzare questi sintomi, ci sarebbe tanto da dire… ma questo non è il momento giusto. Mi basta comunque enunciarli in modo tale che possano dar adito a riflessione, perché veramente lo meritano.
Attenta analisi di ” un ieri ” ed ” un oggi”
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