Sara – di Vanna Bigazzi

“Come va Sara ?”
“Adesso un po’meglio ma sono stata male, anche dentro.”
“Come mai?”
“Mi sono sentita più sola e più triste del solito…neanche la mamma in questo periodo era presente, a causa di una cugina ricoverata. Ho pensato tanto, non potendo fare altro… ho pensato a quando ero piccola e trascorrevo le estati con i nonni, in campagna.”
“Stanno in campagna i tuoi nonni?”
“No, ma passavano le estati là, nel Mugello, in una casa vicina a quella di una famiglia contadina.”
“Ti divertivi in mezzo agli animali?”
“Si, mi sembrava di essere un’altra, più vera, più dentro la vita, più normale.”
“Cosa ti piaceva?”
“Il risveglio al mattino, prestissimo, al canto del gallo, gli odori buoni che entravano dalle persiane socchiuse: un’aria densa e fresca di erba,di stalla, di latte. Non so, un misto di profumi che mi faceva gioire. Ero contenta allora, di una contentezza che poi non ho più provato.”
“Ed i tuoi, venivano a trovarti?”
“Si, alcune volte ma sinceramente non mi importava molto di loro, ero contenta così, con i miei nonni, con la loro cagnetta Diana, molto brava nella caccia alla lepre, ma soprattutto perché potevo andare dalla Gina, la moglie di Pippo, il contadino che abitava poco distante da noi, nella colonica. La Gina mi piaceva tanto: aveva molte rughe nel volto ancora giovane, la pelle scura per il sole nei campi, occhi comprensivi ma soprattutto un sorriso molto dolce e sincero. Quando mi vedeva arrivare ed affacciarmi alla porta della sua casa, quasi sempre aperta, mi chiamava, mi invitava ad entrare e senza chiedermi niente, estraeva dalla madia un grosso filone di pane profumato, ne tagliava una fetta e mi preparava la merenda, quasi sempre pane, olio e sale oppure pane vino e zucchero. Mangiavo e la guardavo, lei silenziosa mi accarezzava i capelli.”
“Hai visuto bei momenti…”
“Si, non mi mancava nulla allora…”
“E poi?”
“Al rientro in città, tutto tornava ad essere vuoto, mi mancava il sorriso della Gina e a quei silenzi si sostituivano i chiacchiericci e gli schiamazzi delle amiche della mamma: donne che parlavano tanto senza dire niente, non come la Gina che nel suo silenzio mi parlava d’amore.”