Come se fossimo fisicamente insieme ecco le nostre sensazioni relative alla scintilla “Cambiamento”. Grazie a tutti voi che avete l’obiettivo di un cambiamento partecipato e condiviso. A voi che date il senso dell’UNITA’ un grazie dal più profondo del cuore.
Cecilia

La parola di oggi: cambiamento – di Chiara Bonechi
Cambiamento è una parola grande, talmente grande che mi perdo a pensarla.
Mi guardo allo specchio, ogni giorno uguale all’altro, stessi occhi, stesso naso, stesse labbra ma i giorni si susseguono e il cambiamento si insinua silenziosamente, impercettibilmente sul volto.
E ti ritrovi cambiata.
Si insinua nella mente e nel cuore vivendo, quando gioie e dolori, serenità e preoccupazioni ti fanno diventare quello che sei.
“Non voglio cambiare, voglio continuare a fare come prima, stavo bene prima!”
E invece eccomi qua, da giorni in casa, con mio marito e mia figlia tornata dalla zona rossa, in isolamento fiduciario per fare la nostra parte nel frenare l’epidemia.
E’ bello ritrovarsi insieme, condividere ogni attimo, non siamo da soli ad affrontare l’emergenza, ci teniamo compagnia, abbiamo chi ci lascia pane, latte e acqua, il congelatore è pieno, le provviste non mancano.
Ma i giorni passano ed ecco che il cambiamento si fa sentire.
In tre sempre presenti, sempre insieme, nessuno che si muove per lavoro, per sport o per la spesa, non eravamo più abituati. Ognuno cerca i suoi spazi ma non ce ne sono abbastanza per tutti contemporaneamente, ognuno deve rinunciare a qualcosa, tocca a tutti.
E allora si prova a cambiare, anche in casa, certe nostre abitudini e provando mi accorgo che si può.
Non so da quanto tempo non andavo allo scaffale dei giochi da tavolo dei miei figli e ritrovo le scacchiere, le carte, le tombole. Non ho mai giocato a scacchi, nel pomeriggio mio marito mi insegnerà, è un’occasione per imparare, da non perdere.
Intanto attendiamo impegnati a vincere una partita importante, è in gioco la salute pubblica in questo momento, poi di nuovo un cambiamento.
Cambiamento – di Rossella Gallori
…MA LO HAI SENTITO CHE TOSSE C’HA PIERO?!?!
ME LO SUSSURRA BERCIANDO, PINA DAL TERRAZZO.
AVRÀ RIPRESO LA BRONCHITE, FARÀ LA FINE DELLA SIGNORA BERTI CHE SON 15 GIORNI CHE NON APRE LE FINESTRE.
Rifletto e mi pongo la domanda: ma come fa una che non ha sentito la sirena dell’ autoambulanza, al nostro portone, né ha visto le fiamme alte del colorificio a pochi metri da noi, ad aver sentito tossire Piero…ad aver visto finestre chiuse, così lontane da lei così miope ed anche qualcosa di più ?!?!
Sono i misteri semplici ed innocenti del posto dove abito, il vecchio parroco lo diceva sempre, tra il serio ed il faceto: Rovezzano ha tutti i difetti del paese ed i non pregi della città. Concordo, concordavo…poi arriva un inizio di marzo anomalo, con uno tsunami, che non mi fa cadere, ma traballare, traballare si, ed ho bisogno di appoggiarmi…a qualcosa a qualcuno, ecco arrivare lento il mio cambiamento, il mio modo diverso di guardar cose e persone…
E tutto cambia nel mio breve camminare, vivere, respirare, guardare la gente…le cose…
Suona la campana di San Michele e quello che prima mi sembrava fastidioso, diventa atteso ed indispensabile, e mi giro verso la chiesetta che poco frequento e sembra dirmi : oh se hai bisogno ci sono, sono ancora aperta, non so per quanto ma ci sono…male male preghi sul sagrato.
Esco, sperando di incontrare anche per un ciao, tutto bene, i bimbi? Si grazie tutto ok! E …son contenta, di questi incontri, che una volta definivo banali, non avevo voglia di guardar negli occhi la gente, ora inforco occhiali da lontano per coglier meglio le espressioni, le cose.
E per miracolo dopo più di quaranta anni, mi sento cittadina di un posto dove non sono nata, ma che mi appartiene, con un parco bello, verde ed accogliente, una piazzetta con un monumento ai caduti, dove un bersagliere sembra correre più verso il barretto di Roberto, più che verso la vittoria l’ ho sempre definito “spennacchiato” ora mi sembra fiero, utile ai miei occhi.
E quell’Arno minaccioso, che ora diventa rifugio, libertà…
..no non sono cambiata io, magari, sarebbe un miracolo, abbandonare paure, brutti ricordi, lutti e questo difendermi sempre, faticoso ed inutile, perseguitata da fantasmi dei quali a volte non ricordo neppure il nome,no non sono cambiata purtroppo,
ma guardo in modo diverso ciò che ho sempre visto e non ho mai guardato…e camminando scopro affetti veri, cuori semplici, e scorgo i loro sorrisi il loro porgersi a me.
La posta, la farmacia, la bottega che profuma di mortadella, il tabaccaio, l’edicola…
Una realtà che mi andava stretta ed ora mi va giusta quasi mi avanza…come casa mia, con il telefono che squilla spesso, ed è molto meglio del silenzio forzato, perché io senza parole mi sento più sola.
Cambio posto sul divano, guardo quei soprammobili inadatti al poco spazio che ho : un giorno” fo “un pulito e butto via tutto….l’ ho sempre pensato….ma oggi, oggi no! Riguardo il cerbiatto di ceramica, che tutti trovano orribile e lo trovo quasi bello, lo scopro polveroso ed un po’ me ne vergogno, lo spolvero con quasi affetto ed egoisticamente penso a me ed al mio modo diverso di guardar le cose…tutte le cose.
Cambiamento – di Carmela De Pilla
Certe immagini, certe parole vissute rimangono con te per sempre, ti accompagnano e ti cullano soprattutto nei momenti difficili, sostenendone tutto il peso.
Mi piace ricordare mia madre e mio padre vissuti in un tempo e in un luogo in cui tutto era difficile, perfino il respiro rimaneva contagiato dal peso della vita.
Ma riuscivano a resistere a tutte le intemperie, il vento li travolgeva, li buttava per terra e loro…loro si rialzavano e ricominciavano a camminare.
Non erano i soli, tutti portavano sulle spalle il proprio fardello, ma riuscivano a riprendere il cammino a volte con sofferenza e rabbia, ma spesso con un sorriso .
- Che dobbiamo fare, è la vita.
E continuavano.
Lo chiamavano destino, fato, rassegnazione, cambiamento, adattamento.
E continuavano.
Oggi la chiamano “ resilienza “, che parola importante,mette quasi soggezione! Ma che vorrà dire?
“ Capacità della materia che riesce ad adattarsi ai cambiamenti…in psicologia, capacità dell’individuo di adattarsi in maniera positiva ad una condizione negativa e traumatica.” Così cita il vocabolario.
Ma pensa un po’, i nostri genitori erano resilienti senza nemmeno saperlo!
Certo, lo facevano per necessità, ma si adattavano ai cambiamenti con naturalezza, con quella flessibilità che permette di resistere, di continuare a camminare.
Ecco, mi viene in mente questo pensando a ciò che sta succedendo oggi.
#iorestoacasa si estende a tutta Italia.
Così dice l’ultimo decreto.
Sembrava un’influenza un po’ più grave e invece la velocità con cui il virus contagia migliaia di persone ora è davvero preoccupante, i numeri ci raccontano una situazione che fa paura e allora è necessario cambiare, modificare le nostre abitudini.
Cambiare completamente rotta.
Non soltanto per il coronavirus, ma per la vita, non si può più aspettare, bisogna cambiare ora.
Cambiare per rimettere a posto i sentimenti, le relazioni, gli affetti.
Cambiare per ridare alla terra ciò che le spetta di diritto.
Cambiare per ridare valore alla vita, non al denaro.
CAMBIAMENTO – di Sandra Conticini
I cambiamenti positivi mi destabilizzano, figuriamoci quelli negativi!
E’ difficile che vada a cercare i cambiamenti positivi, mentre quelli negativi arrivano da sé in un momento e, con loro, il cambiamento al quale ti devi adeguare.
La routine mi da sicurezza, forse a causa dell’educazione e del modo di vivere della mia famiglia. Non sono una persona che sogna, mi accontenterei di pace, serenità e leggerezza, ma sembrano tre cose troppo ambiziose e difficili da avere. Comunque, con il passare del tempo, riesco a sentirmi un po più tranquilla e far finta di non vedere certi problemi che sono meno importanti. Prima, invece, tutto aveva la stessa importanza, credo perchè mi dovevo riabituare ad una vita molto diversa da come l’avevo impostata.
Anche nel mondo esterno ci sono cambiamenti di tutti i tipi che mettono molta ansia. Quello che prima sembrava positivo ora si ritorce contro. Negli anni 60 nacque la plastica. Che bella invenzione, si diceva. Ora i mari, sono sommersi da buste, bottiglie, i pesci muoiono, ma anche le montagne non scherzano, si trova plastica dappertutto, grazie alla maleducazione del genere umano.
Il clima sta cambiando grazie al buco nell’ozono e la natura sbaglia le stagioni perchè le temperature aumentano, le piogge sono troppe o troppo poche. Il freddo non viene e quando viene è tardi e brucia i raccolti. Ora anche i virus mutano, i nostri fisici non hanno anticorpi e quindi ci mettono in ginocchio, fisicamente, psicologicamente ed economicamente.
Per tutti questi cambiamenti, ed anche altri, ci mettono a dura prova e dobbiamo tirare fuori il nostro coraggio, e la voglia di vivere non deve mancare per continuare ad andare avanti.
Cambiamento – di Patrizia Fusi
Lavorare da casa per me e un ritorno al passato, a vent’anni già lo facevo, non mi piaceva perché la casa mi distraeva e avevo meno contatti con le persone.
Oggi pomeriggio sono virtualmente con tutti voi e cerco di scrivere.
Mi sono lasciata prendere però da alcune distrazioni casalinghe: ho teso i panni.
La lavatrice è in funzione: il rumore di sottofondo ha sostituito il rumore di fogli girati, il leggero fruscio delle penne che scorrono sui fogli bianchi riempendoli di storie interessanti. Immagino i vostri volti.
Come si cambia per necessità e per ricominciare, giocare con le parole scrivendo le mie emozioni col sottofondo della canzone di Fiorella Mannoia, mi si riempiono gli occhi di lacrime per l’incertezza del domani per tutti noi a livello di nazione e individuale delle famiglie. Sono e saranno momenti duri. E’ come tornare bambini e dovere rimparare a camminare, credo e spero che dopo nulla sarà come prima, spero che tutti insieme ce la faremo.
La matita della vita – di Anna Meli
Anche oggi, come ogni mattina mi sono alzata e ho spalancato la finestra. Il solito bel panorama che si stende sulla campagna, si è presentato ai miei occhi. Ho respirato profondamente l’aria frizzante. Giornata meravigliosa! Il sole abbracciava tutto, mentre le prime api selvatiche succhiavano nettare dai fiori rosa del susino-ciliegio e la tartaruga, uscita dal letargo invernale, muoveva la sua testa da serpente alla ricerca di qualche erbetta.
Tutto veramente bello! Tutto uguale!…No! Tutto cambia come le stagioni, come il tempo, come la vita; a volte con un progredire lento ma continuo, a volte improvvisamente. Fin dal primo vagito e come se una matita tracciasse una linea progressiva, inframmezzata da eventi lieti, difficoltà, paure, esperienze varie che finiscono per essere la storia di ognuno di noi, fatta di continui cambiamenti fisici e psicologici.
Fin da piccola ho sempre mal sopportato le imposizioni anche se erano giuste. Ci voleva solo la santa pazienza di mio padre per farmele capire ed accettare. E poi… poi mio padre venuto a mancare improvvisamente in giovane età e, se fino ad allora, avevo vissuto serena ed appagata, questo cambiamento fu per me traumatico. Andai avanti, male per un periodo, poi la vita riprese i suoi spazi e il suo camminare. La matita continuò a tracciare la sua linea incontrando nel percorso eventi diversi, belli e meno belli a volte tragici, sempre però condivisi in famiglia e anche da amici e conoscenti.
Sono arrivata ad oggi ormai anziana e anche un po’ stanca, ma non ho perso la voglia di reagire. La notizia di questo virus infernale sta cambiando le mie abitudini più belle. Dovrei stare chiusa in casa, non prendermi cura dei miei amati nipoti, non fare la vita di sempre! Capisco tutto, ma non ce la faccio proprio a stare in clausura!
Ieri, imponendomi le regole che continuamente i media ci trasmettono, sono uscita per una passeggiata e ho incontrato alcuni amici e siamo stati bene insieme. Abbiamo incontrato tante altre persone. Le stradine che portano in aperta campagna erano invase da gruppi colorati e chiacchierini, osservanti delle regole sulla distanza. Mi sono sentita sollevata.
Tornata a casa al tramonto, non ho acceso la TV e mi sono riposata pensando che tutto passa, tutto cambia e si evolve. Passerà anche il virus che non riuscirà ad annullare la voglia di stare insieme e vivere in armonia.
Cambiamento – di Nadia Peruzzi
LA FORMICA E LA CICALA AI TEMPI DEL CORONA VIRUS. (UN CAMBIAMENTO E’ POSSIBILE, ANZI SALUTARE!)
Ce la ricordiamo tutti la storia della formica operosa e della cicala svogliata e gaudente fino a oltre il limite della irresponsabilità.
Ci hanno imbastito sopra nei secoli dei secoli codici di comportamento, moniti, indicazioni da seguire.
Fino da bambini siamo stati istruiti a vedere tutto e solo il bello nella formica irreggimentata, infaticabile, stakanovista, esatta metafora di una catena di montaggio assoluta e impareggiabile.
In fondo non è così che man mano e in varia forma hanno agito per condizionare anche gli esseri umani, sempre più ridotti a ingranaggio di un sistema che corre corre corre e mette da parte gli interrogativi complicati come: “per fare che” , ”a vantaggio di chi”, ”con quali costi individuali e collettivi”?
La cicala da sempre additata come esempio negativo. Una che se ne strabatte della fila indiana fitta fitta orientata verso quell’unico obbiettivo accumulare accumulare accumulare . Lavoro , lavoro , lavoro in nome di un programma genetico privo di una reale volontà al di là del dinamismo finalizzato alla fatica materiale.
Te la immagini da sola , la cicala, in panciolle mentre laggiù in basso le formichine si muovono all’unisono e a testa bassa e con un passo marziale da sturmtruppen schematiche, senza guizzi di volontà individuale.
L’avessero, come potrebbero pensarsi solo e unicamente in funzione del lavoro? Vero che c’e’ l’inverno, vero che si deve stivare il più possibile per la sopravvivenza in vista dei tempi morti o bui.
Ma vivere un po’ nel frattempo , non sarebbe cosa buona?
E le formiche , pur se intruppate a centinaia siamo sicuri che nel loro intimo non provino anche loro la loro dose di solitudine, talora peggiore di quella della cicala che canta da sola? Sentirsi soli in mezzo a centinaia sa di esclusione da un gruppo , quasi confina con l’eresia il fatto di provare sentimenti che rischiano di ostacolare il ritmo a cui ciascun pezzo della catena accumula le scorte per l’inverno che arriverà!
In questo eccesso operoso e senza limiti i tempi non rischiano di tingersi di buio anche prima che l’inverno faccia capolino?
Il tempo di dare una sbirciatina al cielo per vedere che colore abbia e che forma prendano le nuvole mentre si rincorrono spinte dal vento vogliamo considerarlo un disvalore?
Un libro? Come lo collochiamo un libro in tutto questo?
Se faccio andare l’immaginazione e tornando alla nostra storia , nel mondo delle formiche lo spazio per un libro non c’è. Nemmeno quello di osservare la bellezza dei fiori che nascono nei prati che ribollono già di primavera.
La cicala ce la vedo invece con un libro in mano! In fondo è un’artista del bel canto estivo. E’ vero che è un po’ strafottente , ma un’artista prima o poi con un libro i conti ce li fa .
Non può eccedere nei suoi atteggiamenti tuttavia, altrimenti la stagione cattiva rischia di trovarla impreparata.
Nemmeno la formica dovrebbe farlo però.
Rischia di non vivere o vivere male, persa in quell’esercito in fila indiana che lavora lavora lavora solo in vista di accumulare per l’inverno.
A differenza di quando ero bambina , penso che la cicala in fondo abbia le sue ottime ragioni .
Se ci fosse una linea di comunicazione fra formiche e cicale potrebbero giocarsela con una trattativa pacifica in cui le une imparano un po’ dalle altre e contaminandosi potrebbero decidere di smussare schemi e rigidità inveterate e ataviche per scegliere la via del giusto mezzo .
Cambiare per migliorarsi può risultare benefico per le une e per le altre e nel cambiamento la formica potrebbe pure decidersi ad aiutare la cicala in una solidarietà che nella storia originale non si trova.
Non hai lavorato e hai cantato : muori e che me ne frega !!
Cosa c’entra il coronavirus in tutto questo?
C’entra eccome.
Si continua a girare come trottole senza sapere di portarselo dentro , secondo i codici informativi del mondo in cui viviamo e le ore del giorno rischiano di mancare.
Il dinamismo in eccesso come unica spinta per progredire diventato agente di contagio , di quale portata reale ancora non è dato sapere.
Ci sentiamo tutti un po’ costretti nelle regole di comportamento che dicono siano utili a isolare e circoscrivere l’effetto moltiplicatore del virus.
Costretti al cambiamento anche se non l’avevamo preventivato, messo nel conto, figurarsi poi per un evento simile.
Cambiare per proteggersi e proteggere gli altri.
Ne potrebbe venir fuori anche qualcosa di buono una volta che ciascuno ripensa sé stesso in funzione degli altri . Che poi sono tutti quelli con cui entra o può entrare in contatto.
Lo smarrimento e il timore che ciascuno di noi prova, anche se cerchiamo di tenerli nei cassetti di fondo della nostra coscienza, potrebbero lentamente tornare a farsi meno pesanti.
Possiamo uscire da tutto questo uguali a prima o diversi.
Se passata la nuttata e la tempesta ci ritrovassimo di nuovo dentro alla corsa e alla competizione sfrenata che non lascia tempo se non per un ego ipertrofico che ragiona solo in termini di vittoria e sconfitta, e come unica misura di sé nel mondo la corsa per la corsa , ne usciremmo male e con la testa girata all’indietro .
I segnali del precipizio collettivo ci sono anche oltre il virus attuale che ci mette in ansia e ci fa penare.
Cambiare riscoprendo la lentezza , la gioia di non dipendere del correre delle lancette dell’orologio, la libertà ritrovata dalla dittatura dello smartphone che canalizza tutta l’attenzione che in altri tempi avremmo dedicato ad altro e ad altri, è qualcosa che sarebbe salutare riuscire a mettere in pratica .
Il cambiare per non morire questa volta rischia di essere non più solo una frase che si adopera come metafora della necessità di non sclerotizzarsi dentro un bozzolo , per quanto rassicurante e protettivo lo si possa considerare.
Cambiare per non morire è più che altro una necessità per tutti. Sarà opportuno coglierla questa volta , prima che finisca il tempo per poterlo fare!