Parole per un girotondo

Un bel girotondo – di Laura Galgani

(…) Le parole che vorrei mettere in circolazione, per farle risuonare prima intorno a me, e poi, come in un gioco del domino a pedine invisibili, fino in Nuova Zelanda, per vederle tornare indietro, ancora più cariche di significato sono: rispetto, per ogni creatura esistente, fino ai fiori, alle piante, alle pietre. Pazienza, da esercitare ogni giorno, con sé stessi, con gli altri, con la Natura. Prendersi cura, di qualsiasi espressione della vita. Contemplare, perché la bellezza, se vogliamo, è a portata di mano, di sguardo, di tocco. Silenzio, ché la parola può essere tagliente, o di fuoco, e distruttiva. Umiltà, perché siamo fragili, e piccoli, e soli, e impauriti, e abbiamo davvero tanto, tanto bisogno, l’uno dell’altro.

Un anno fa

Il miraggio della normalità – di Cecilia Trinci

Chi l’avrebbe detto un anno fa!

Un anno fa andavamo a piedi per le vie secondarie dell’Antella, si cercavano fiori, si chiacchierava, si ascoltavano racconti e storie. Erano giornate calde, con tanto sole e non eravamo mai sazi di piacevolezze.

Un anno fa eravamo stati alla Chiesa di S.Quirico a Ruballa, si scoprivano tesori artistici, artigianato di qualità, il museo del legno. Tutto a pochi passi dalla piazza di Antella. Camminando facevamo progetti per le passeggiate seguenti.

Ci sentivamo normali. Eravamo normali.

Quanto mi pare lontana e preziosa oggi quella normalità. Quel sedersi sul muretto della chiesa, guardare l’infinito dietro le nuvole di Antella e sentirsi in pace, appagati. Le voci indisciplinate nella chiesa, le foto e le telefonate al cellulare, i pettegolezzi fuori campo, la fila per toccare gli armesi per il legno. E poi quel salutarsi, promettendosi una merenda in allegria su quel sagrato potente, ai primi caldi della primavera.

Quanto vorrei, oggi, tornare lì e guardare l’infinito dietro le nuvole di Antella e sentirvi parlare e ridere e scherzare, quanto vorrei scendere da lassù con la notte invernale che incombe e i piedi leggermente stanchi affrettati dentro le scarpe e il cuore pieno di vento e di parole.

Le “Parole del Piccolo Mondo” – M.L.

Gli autori di questa sezione hanno collaborato al progetto di scrittura creativa “La Matita per scrivere il cielo” come ospiti esterni, regalandoci immagini e ricordi di quello che loro stessi hanno definito “Il Piccolo Mondo”, cioè il mondo antico della vita quotidiana, che risalta vivida e appassionata.

La musica  della speranza –  di M.L.

C’è sempre stato il mare nella mia vita e la musica.

Sono di La Spezia, lì andavo a scuola……ma  non c’era l’Università; per frequentarla dovevo andare a Genova tutti i giorni e prendevo il treno. Vedevo il mare per tutto il viaggio.

Studiavo, leggevo, in treno. Dopo i primi viaggi di curiosità sul paesaggio poi prendevo quel tempo come solo mio per leggere tanto…..vedevo quel tempo in treno come spazio di conoscenza. Ma per tutto quel periodo  vedevo sempre il mare.

Il mare lo associo al  porto di La Spezia. E’ un rumore di lavoro. Bellissimo da visitare quando fanno andare (perché non sempre è possibile accedere  al porto) e si può vedere come lavorano. Bello per chi ama l’avventura. Il lavoro è importante per una città modesta come La Spezia. Il porto è un rumore di speranza. E’ la vita di quella città. La vita di quella città è basata sul porto e su quel rumore. Il lavoro sul mare. La vita economica è quella. Consola quel  rumore di lavoro.  

Il silenzio lo associo al buio alla guerra,  a qualcosa che non si esprime, non vuole apparire, un vuoto che non vuole essere vicino agli altri, partecipare. E’ qualcosa che si chiude, si nasconde, è terribile. Il buio è impossibilità di comunicare. E’ Il tempo di guerra quando   voleva dire morte.

Avevo dieci anni durante la guerra, poi la guerra è durata e quindi avevo anche  più di dieci anni. Era invisibile la guerra ma la sentivo vicina anche per quello che non c’era, che era latente.

Posso associare questo ricordo di bambina al timore di non riuscire a capire cosa c’era in quel buio. La paura di non essere capace di decifrare cosa mi stava intorno.

Poi la vita è passata, sono successe tante cose, ma sono rimasta sempre così, innamorata del mare e della musica, sono una persona che ascolta con piacere, anche le vite degli altri.

Paura e basta

Paura – di Gabriella Crisafulli

Scivola, scivola, scivola

giù giù

fino al fondo

più fondo

dell’abisso

il timore che si fa paura

Avrà il dominio

sullo sciame sismico

di gorghi notturni

mentre risuonano

i terrori

nascosti

Avrà il dominio

sul mare

sul vento

nel freddo delle onde

tra mille maledizioni

di guizzi improvvisi