Intrecci

Racconto mediterraneo – di Luca Di Volo

Il sole feriva il bosco delle vecchie querce da sughero, trapassava il fogliame dei vecchi tronchi con pozze di luce e macchie nere come le cortecce delle piante secolari. Un luogo santificato da tante religioni, Fenici, Romani, Druidi, e infine i cristiani di S.Efisio, protettore dell’antica Sardinia.

Forse per questa storia magica era divenuto il ritrovo di un piccolo nucleo di briganti e fuorilegge… almeno secondo la legge dei “continentali”. Lo usavano per tenere i contatti con la gente del popolo, che li aiutava e proteggeva.

Quel mezzogiorno, col sole giallo della prima estate, uno di questi briganti ..lo chiameremo Elio, si era recato al solito posto aspettando vivande, munizione e, soprattutto, notizie dal mondo “di fuori”. Avrebbe dovuto venire la vecchia Artemisia, sempre vestita di nero totale…ma quel lampo rosso fuoco intravisto tra i cespugli del pendio gli fece intuire che forse la messaggera era un’altra.. Si sedette col fucile in grembo e fu quasi spaventato colto di sorpresa dallo svolazzio di uno scialle rosso sangue che comparve sbucando dal nulla. Ma più bello di quel pizzo era colei che lo indossava…occhi di giaietto, capelli corvini, labbra di carminio…La guardò meglio, la conosceva , da lontano, sapeva che era la moglie di un suo compare fuorilegge anche lui. E fu per questo motivo che ,finito il primo impeto passionale, il suo contegno divenne più freddo che poté, per lui non doveva essere nemmeno più una donna, anche se in fondo all’oscuro della sua coscienza c’era stata una grossa onda d’urto.

Si salutarono dopo pochi minuti con deferenza e distacco, ma, nel voltarsi con una mossa serpentina un pezzetto dello scialle le rimase impigliato in un cespuglio..lui fece per trattenerla ma lei, agile come gazzella, era già lontana lungo le balze della collina…Non rimase che raccogliere quel lungo filo rimasto appeso ai rami… di lei gli rimaneva solo quello…

Era un lungo filo, che li teneva uniti ma distanti. Lui sapeva di lei da suo marito e nelle lunghe notti davanti al fuoco aveva capito che quel volto così bello aveva su quell’uomo un ben diverso effetto che su di lui. Ne sembrava quasi annoiato.

Ridette uno sguardo a quel filo rosso sangue e ci vide una sorta di traccia del destino: dove l’avrebbe portato quel filo lo attraeva e che sentiva in tensione verso una donna appena intravista?

Da quel momento volle andare sempre lui nel boschetto a tenere i contatti.

La terza volta lei ritornò. Lui aveva un mazzetto di fiori purpurei , glieli porse con gesto timido per il timore di offenderla, ma lei mostrò di gradirlo, spalancando quegli occhioni su cui il sole trasse profondi lampi neri.

Quel bosco esercitava un richiamo assordante che lo portava a ritornare, era una cosa scontata, nessuna domanda e nessuna risposta era possibile.

Divennero amanti, e, come tutti gli amanti, si trovarono un rifugio. Gli era sempre piaciuta quella casa sulla collina, un po’ nascosta tra i tigli. Si scopriva spesso incantato a vederla arrivare dalla finestra del salotto quando arrivava la sera.

Ma arrivò il colpo di mannaia, la tragedia…mentre all’imbrunire era al solito posto ad aspettarla, la vide giungere trafelata..un colpo secco e il suo corpo ruzzolò all’indietro.

Una spiata, un ‘imboscata dei gendarmi..non la vide più.

Ma tutte le sere , quando il sole traeva barbagli dalle foglie delle sughere ,tornava lì, aspettava le stelle, convinto che lei fosse una di loro..e i pensieri erano lenti, molto lenti, non facevano rumore, solo a tratti quando diventavano forti e determinati sembravano sfondare le orecchie. Ma era solo un attimo, poi di nuovo il silenzio.