
Velluto e macramè – di M.Laura Tripodi
Di lei non v’era traccia, ma era sicuro che fosse lì. Non sapeva come, ma percepiva la sua presenza.
Sentì un movimento quasi impercettibile alle sue spalle. Con il battito del cuore accelerato si voltò di scatto, certo che l’avrebbe vista, ma lei non c’era. Solo, la chioma dell’albero si era appena mossa e le foglie avevano intonato una canzone.
Sentì prepotente il bisogno di accostarsi a quel tronco rugoso, di toccarlo, di farsi raccontare le storie di tutte le mani che l’avevano sfiorato, di tutto quel tempo che aveva vissuto, di tutte le cose che aveva visto.
Desiderò fortemente entrare in lui, assorbirne la linfa e godere della sua maestosa immobilità.
Chiuse gli occhi e le sue braccia diventarono rami e le sue gambe radici.
Sullo sterrato riecheggiarono passi, come se milioni di sassolini avessero cadenzato il ritmo di una clessidra.
Ma non tenne conto di quella presenza.
Nel suo cuore si era timidamente affacciato il ricordo di un corpetto di macramè sopra una lunga gonna di velluto bianco. Era un pensiero latente che si insinuava nelle sue notti e lo teneva in uno stato di costante dormiveglia.
Non riusciva a levarsela dalla testa.
L’immagine fluttuava dalla prima volta che l’aveva vista passeggiare lungo il mercato a quel giorno che, nascosto dietro una colonna, l’aveva salutata silenziosamente mentre appariva sul sagrato della chiesa con il suo bel vestito bianco di velluto e macramè.
Non riusciva a liberarsi dell’attrazione che quegli occhi nocciola riuscivano ancora ad avere su di lui.
Non fa male la solitudine se non si conosce altro modo di stare al mondo. Ma lui aveva conosciuto la felicità e l’aveva persa.
In mille modi aveva provato a distruggere l’immagine di lei. Se l’era imposta brutta, sudicia e con addosso l’odore sgradevole del sudore. Ma poi, lei tornava in tutto il suo splendore, riempiendogli la testa e svuotandogli il cuore.
In lui si stava consumando la lotta fra la razionalità e l’istinto.
I rami tornarono braccia e le radici si rifecero gambe.
Sullo sterrato riecheggiarono i suoi passi che tornavano verso casa.
Bello ancor più a rileggerselo a casa e con calma.
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una vera storia nuova nata magicamente da un intreccio
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Magia, magia, magia…
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Grazie. Siete delle magnifiche supporter!
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“Le braccia come rami e le gambe come radici” mi hanno veramente conquistato. Brava!
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