Ti racconto una storia – Aromi in giardino

Aromi in giardino – di Mimma Caravaggi

Esco di casa e mi addentro in giardino umido per la pioggia. Chiamo il mio cane per farlo rientrare, ma non mi ascolta. Ho fretta perché ho messo il mangiare sul fuoco e spiedini sulla griglia nel vecchio focolare annerito dalle fiamme. L’odore si sparge per la casa prorompente, buono, appetitoso. Il cane mi scodinzola intorno in attesa di un bocconcino. Sono indaffarata e accaldata tra cucina e focolare perché ho messo molta roba sul fuoco perché cuocia lentamente, il sugo con i suoi aromi deve sobbollire lentamente affinché il polpettone e soprattutto le patate che lo accompagnano incamerino tutto il profumo e il sapore delle spezie. Sul focolare gli spiedini vanno controllati per non sbruciacchiarli e unti con rametti di rosmarino e salvia perché anche loro si insaporiscano. Ho i miei vicini a pranzo e non vorrei sfigurare. Lui è un omino allampanato e ingobbito e lei è una bella Signora ma sempre stanca, annuvolata e arrabbiata con il marito, ma eccellente in cucina, bravissima. Povera me che figuraccia farò? Eppure l’odore che aleggia nelle stanze  sembra catturare le narici . Certo se avessi preparato il fagiano sarebbe stato meglio che un umile polpettone, ma avrei dovuto pensarci ieri, metterlo in fusione con tutti gli odori possibili compreso il mirto e la cedrina, aceto, olio, sale, pepe e un pò d’acqua e poi girato più volte per accalappiare bene e più intensamente i sapori delle varie spezie e poi messo a cuocere in tegame piano piano lentamente. Sarebbe stato una squisitezza. Ormai è tardi cosa ci penso a fare? Vuol dire che preparerò in quattro e quattr’otto  il riso con la salsa al limone, il mio cavallo di battaglia soprattutto quando ho fretta e voglio fare una buona figura. E’ veramente un buon piatto. Arrivano gli ospiti e li accolgo in salotto dove dal focolare si sprigionano effluvi profumati e appetitosi ed anche la coda di Napo esulta e scodinzola in attesa dei nostri resti.

Ti racconto una storia – Tre amici al bar

Tre amici al bar – di Carla Faggi

Erano amici da sempre, nati e cresciuti in quel dell’Antella, paesino alla periferia di Firenze conosciuto per un famoso cimitero monumentale.

Li chiamavano tutti “i tre grazietti “ Graziano, Grazietto e Grazie al…circolo del prete. Quest’ultimo perché bazzicava sempre nei dintorni del circolino ricreativo MCL.

Da adulti e pensionati passavano quasi tutti i pomeriggi alla casa del popolo a farsi un cicchetto o una partitina a briscola.

Graziano ormai rinsecchito e ingobbito ricorda e racconta sempre di quando da giovanotto, bello come il sole com’era, conquistava tutte le ragazzotte dell’Antella ed inevitabilmente si inimicava tutte le potenziali suocere. La prima fidanzatina la mollò subito dopo il primo invito a cena, la suocera gli aveva fatto una frittata di cipolla che “l’era più nera e puzzolente del nero focolare in do l’era stata cucinata”. Le polpettine piccanti poi gli avevano quasi ustionato la bocca.

Pensò: “tale madre tale figlia! E gli è meglio di no!”

E così fu costretto ad assaggiare tutte le pietanze di tutte le potenziali suocere dell’Antella.

Finacché esaurito il tempo disponibile gli toccò sposare quella matrona della Gemma, pessima cuoca, pessima amante, sempre accigliata e annuvolata, testarda come un mulo e sempre a lamentarsi di lui con le altre matrone del paese.

Grazietto invece, mite e di poche parole, d’altronde era Graziano che riempiva tutti i vuoti chiacchierando sempre, parlava solo di un amore lontano, aveva conosciuto tanti anni fa alla fiera dell’Antella una ragazza di Scandicci. Lo avevano colpito la grazia con cui indossava quella mantella a righe ocra e rosa, il sorriso contagioso ed il portamento regale.

Lui  “a Scandicci all’indirizzo che lei gli aveva dato e gl’andò per fare entratura. Ma un c’era nessuno!”

Suonò il campanello ma nisba, nessuna risposta. Si fece coraggio e dal cancello aperto entrò nel giardino e proseguì fino nel retro della casa. “Un c’era anima viva!” Dalla finestra spalancata  si vedeva una stanza tutta sottosopra e si udiva lo squillo inascoltato di un telefono.

O mamma mia, ci saranno i ladri, pensò e se la dette a gambe!

E un ci ritornò più a Scandicci, forse si vergognava un po’, e della sua bella un seppe più nulla.

Grazieal invece un raccontava mai nulla, una bevutina, una fumatina e la partitina a briscola che vinceva sempre perchè un si perdeva mai nei discorsi. Gli stava cò sua amici al circolo, loro chiacchieravano, lui vinceva a carte, icchè voleva di più dalla vita!